Tutta colpa del rock: Andrea Jublin porta sul grande schermo una commedia che ci ricorda, con ironia e leggerezza, che i sogni non vanno mai abbandonati e che, se resistenti, possono avverarsi proprio quando meno te lo aspetti.
In Tutta colpa del rock Roma fa da sfondo alla storia di Bruno (Lillo Petrolo), ex chitarrista che ha visto i suoi sogni consumarsi più in fretta di un assolo venuto male. Una vita fatta di scelte sbagliate e occasioni sprecate lo porta dritto in carcere, dove sembra non esserci più nulla da fare. E invece no: dietro le sbarre, Bruno ritrova la sua vecchia compagna di viaggio, la musica.
Da lì scatta l’idea folle: mettere insieme una band con altri detenuti. Non sono musicisti, ma anime in cerca di riscatto, e il Roma Rock Contest diventa l’occasione perfetta per rimettersi in gioco. Per Bruno, però, la sfida va oltre la gara: c’è la promessa fatta a sua figlia Tina (Elisa Quaranta), quella di portarla in America per un tour rock da vivere insieme.
Tra prove improvvisate, gag esilaranti, stonature che diventano punti di forza e imprevisti da galera, Tutta colpa del rock racconta come anche nelle situazioni più dure possa nascere una seconda possibilità. Perché la musica non risolve la vita… ma la rende sicuramente più sopportabile (e rumorosa al punto giusto).

Cosa funziona in Tutta colpa del rock
La leggerezza sembra una scelta precisa. Andrea Jublin (Banana) gioca subito le sue carte migliori: narrazione lineare, personaggi facili da riconoscere e un tono sempre rassicurante. È un film che non chiede attenzione maniacale: lo puoi guardare in una serata tra amici, ridendo, parlando, mettendo in pausa senza paura di perdere il filo. Funziona come intrattenimento immediato: due ore di svago, senza troppe pretese.
Lillo conferma la sua verve da protagonista, con una comicità che mescola autoironia e tenerezza. Accanto a lui un cast variegato, da Maurizio Lastrico a Carolina Crescentini, che anima la scena con dinamiche vivaci, a volte centrando il bersaglio, altre un po’ meno. Alcuni personaggi restano macchiette, ma nel complesso l’ensemble funziona e restituisce l’idea di un gruppo che trova forza proprio nell’essere “band” anche fuori dal palco.
E poi c’è la musica: non semplice colonna sonora, ma linguaggio salvifico, collante narrativo e carburante emotivo. Il rock accompagna gag, amplifica i momenti sentimentali e trascina lo spettatore come un tormentone estivo che ti entra in testa anche se non vuoi.

Perché non guardare Tutta colpa del rock
La stessa leggerezza che lo rende godibile è anche il suo limite. La sceneggiatura non osa mai davvero: segue schemi già visti, con svolte prevedibili e personaggi che raramente escono dagli stereotipi. I temi profondi ci sarebbero, ma restano accennati. Risultato: un film che a tratti sembra un polpettone di spunti messi insieme senza un’identità precisa.
Tant’è come il cast non sia stato valorizzato: gli attori risultano spesso più bravi della scrittura stessa. Questo si nota e delude lo spettatore, perché da quei volti e da quell’autorità ci si aspetta molto di più. Il talento c’è, ma la sceneggiatura non riesce a sfruttarlo pienamente, lasciando molte potenzialità inespresse. Anche il duo di Boris, Valerio Aprea e Massimo De Lorenzo, che in passato ci aveva fatto volare, qui non regala nulla di memorabile: un’occasione sprecata che lascia l’amaro in bocca.
E poi c’è Elio. L’assenza del suo contributo musicale segna un punto debole enorme: abituati alle sue trovate geniali con Elio e le Storie Tese, capaci di trasformare persino una canzone mononota in un capolavoro, ci si aspettava molto di più. Invece il suo personaggio resta marginale e poco incisivo, quasi messo lì solo per il nome. È evidente che la parte musicale sia stata affidata a Naska, ma proprio per questo l’assenza di Elio pesa: chi lo conosce come trascinatore e re della festa resta spiazzato da un ruolo che non sfrutta minimamente la sua energia.
Tutta colpa del rock è un film che avrebbe potuto brillare di più grazie a un cast talentuoso e ad attori carismatici, ma che finisce per rimanere intrappolato in una sceneggiatura prevedibile e poco coraggiosa. Un’occasione mancata che lascia il pubblico con la sensazione di volere di più.
Conclusioni
Tutta colpa del rock non ha il sapore di un film che resterà negli annali, ma una commedia di consumo, disimpegnata e funzionale. E comunque al netto dell’amaro in bocca è ideale per chi vuole passare una serata senza pensieri, ridere di qualche gag, lasciarsi trascinare da una colonna sonora simpatica e uscire dalla sala con la sensazione di aver visto qualcosa di leggero e rassicurante. Non c’è la forza per diventare un titolo di riferimento, ma c’è abbastanza per intrattenere il pubblico in cerca di semplicità.
In sintesi: più un passatempo ben confezionato che un vero film destinato a lasciare il segno.
Tutta colpa del Rock, distribuito dalla PiperFilm è al cinema dal 28 agosto 2025 e successivamente su Netflix.
Regia: Andrea Jublin Cast: Lillo, Maurizio Lastrico, Elio, Naska, Valerio Aprea, Agnese Claisse, Massimo Cagnina, Carolina Crescentini, Massimo De Lorenzo Anno: 2025 Durata: 100 min Paese: Italia Distribuzione: PiperFilm
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