The Lodgers – Non infrangere le regole è il film horror diretto dall’irlandese Brian O’Malley che torna al genere già sperimentato con il precedente Let Us Prey: questa volta il regista preferisce far rotta verso i territori della ghost story, del tradizionale racconto gotico-decadente per immagini.
Irlanda, 1920. Due gemelli diciottenni e orfani, Rachel (Charlotte Vega) ed Edward (Bill Milner) a causa di una maledizione che grava sulla loro famiglia, sono tenuti prigionieri dalla propria casa, per espiare le colpe dei loro antenati, costretti a rispettare le rigide regole tramandate senza mai trasgredirle, pena la punizione che potrebbe provenire dall’oscura presenza che si impossessa della loro casa dopo la mezzanotte.
Mentre Edward si è rassegnato e adattato, mestamente, a questo tenore di vita, Rachel cerca in tutti i modi di lottare per scappare via, supportata dall’amore che prova verso il giovane soldato Sean (Eugen Simon): ma realizzare il proprio sogno di libertà non sarà così facile.
Cosa funziona in The Lodgers – Non infrangere le regole
Con The Lodgers il regista Brian O’Malley è riuscito a riportare in vita una particolare sfumatura del genere horror da sempre afflitto da alterne fortune: le ghost story declinate in modo più o meno gotico sono diffuse nella storia del cinema e non tutte si possono considerare ulteriormente riuscite; spesso, infatti, il rischio più grande che un regista può incontrare maneggiando questo materiale incandescente è proprio la difficoltà di incontrare il moderno gusto del pubblico.
O’Malley, ispirato da precedenti capolavori del genere horror-gotico come The Others, La Spina del Diavolo, Miriam si sveglia a Mezzanotte e The Duke of Burgundy, realizza un horror raffinato quanto atipico, adattando per il grande schermo la complessa sceneggiatura di David Turpin: complessa, proprio perché atipica, distante dai classici canoni del genere. Più vicino emotivamente al cuore nero di Crimson Peak di Guillermo del Toro, The Lodgers si allontana dalle classiche apparizioni spettrali scavando, piuttosto, nell’inquietudine dei segreti, nei lati nascosti dell’oscurità umana, tra le crepe inconfessabili del desiderio e del peccato: eccentricità e decadenza sembrano un tratto predominante della famiglia protagonista e soprattutto dei due gemelli, dotati di caratteristiche talmente inquietanti da risultare terribilmente affascinanti agli occhi degli spettatori che non possono fare a meno di seguire le vicende che scorrono sullo schermo.
I fantasmi diventano quasi un pretesto, un transfert freudiano delle colpe dei vivi; l’acqua che segna, fin dai primissimi minuti, lo scorrere del film è un altro elemento simbolico fondamentale, trasportando la vicenda in una dimensione più simbolico-metaforica che effettiva e contingente, allontanando lo spavento tradizionale in favore di un approccio più profondo, viscerale, emotivamente complesso.
Perché non guardare The Lodgers – Non infrangere le regole
Andare al cinema a vedere The Lodgers e aspettarsi un horror tradizionale può rivelarsi un errore fatale per lo spettatore: sì, il film di O’Malley è classico quanto tradizionale – e, in uno strano modo, rassicurante – nella forma e nell’estetica: vecchie case infestate (e lo sono davvero, visto che il film è girato nella casa più infestata d’Irlanda, la Loftus Hall), arredamento gotico, pallidi protagonisti dal sangue blu e dai profondi turbamenti psichici, boschi inquieti e inquietanti corvi; sono questi alcuni degli elementi che accolgono lo spettatore fin dai primi minuti, mentre una strana melodia infantile – già vista al cinema, fin dal nostrano Profondo Rosso – li avvolge progressivamente.
The Lodgers avrebbe tutto le carte in regola per conquistare il cuore di qualunque appassionato di ghost story britanniche, gotiche e decadenti, se solo non fosse supportato da una sceneggiatura lacunosa e confusa. Turpin, lo sceneggiatore, è qui alla sua prima prova sul grande schermo, e forse è proprio l’inesperienza a pesare sulla riuscita complessiva del film: il suo script è capace di creare atmosfera e di far crescere le aspettative, ma non ha la forza di portare fino in fondo gli argomenti, come se non volesse davvero scrutare nel fondo scuro dell’occhio dell’orrore. Piuttosto la sensazione che trasmette è pari a una lunga cavalcata decadente negli animi turbati dei protagonisti, adolescenti inquieti e stanchi di farsi trovare pronti ad espiare le colpe dei padri; una soluzione non troppo d’impatto per un horror che dovrebbe instillare paura cieca nello spettatore.