Diretto da Kevin Mcdonald, regista del pluripremiato “L’ultimo Re di Scozia” (2006) oltre che vincitore di un premio Oscar con il documentario “Un giorno a settembre” (2000), il film ci immerge letteralmente, come da traduzione letterale del titolo Black Sea, nelle profonde acque del mar nero alla ricerca di un improbabile tesoro nazista.
Un perfetto e sempre più stempiato Jude Law è il capitano di un antidiluviano sottomarino russo governato da una banda di emarginati dalla società in cerca di riscatto. Caratterizzato da interpretazioni fisiche e spesso fin troppo esaltate, menzione speciale la merita il folle Fraser interpretato da Ben Mendelsohn, il film è un discreto thriller di stampo claustrofobico sviluppato attraverso un incipit poco reale ma di sicuro fascino e pone l’avidità dei suoi protagonisti come il peggior nemico da cui difendersi.
Il ritmo dell’opera è sempre molto tirato e avvincente grazie ad un susseguirsi di avvenimenti, capitano veramente tutte a loro, che metteranno i nostri novelli ricercatori di tesori davanti a scelte impreviste e non sempre condivisibili. Interessante vedere in questo contesto un attore come Jude Law, da sempre protagonista di commedie romantiche o nei panni di uomini di successo, interpretare un uomo duro e allo sbando con alle spalle solo fallimenti.
Un’avventura nelle profondità marine costantemente sul filo della disperazione come una pentola a pressione sul punto di esplodere, Black Sea, è un film che si avvale del dramma dei suoi protagonisti per cuocere e portare a temperatura la tensione dello spettatore. Gli unici difetti sono ricercabili nel poco fascino dei suoi protagonisti, tolto ovviamente Jude Law, e il susseguirsi di situazioni e scelte poco reali e condivisibili.
Quando l’insuccesso e la necessità di affermazione contano più della propria vita.