Until Dawn: Fino all’Alba: Un’analisi moderatamente positiva del film “Until Dawn” attraverso gli occhi del Dottor Hill, interpretato da Peter Stormare. Il dottor Hill vi vede. E vi giudica. Ma con affetto.
Un film tratto da un videogioco tratto da un film che non esiste, ma che volevamo tutti. Tranne forse noi.
Trama (se così vogliamo chiamarla):
Clover (Ella Rubin) va alla ricerca della sorella Melanie (Maia Mitchell), scomparsa in un’area montuosa così cliché che manca solo il cartello “Benvenuti in Silent Hill”. Con un gruppo di amici scelti apposta per morire male (e in ordine alfabetico, quasi), si ritrova intrappolata in un loop temporale alla Groundhog Day, ma con più sangue e meno marmotte.
Io? Ma certo, ci sono anch’io, il vostro caro Dottor Hill (Peter Stormare). Psicologo, confidente, e occasionalmente allucinazione collettiva. Faccio capolino anche nel film – ma meno di quanto meriti, se posso permettermi.

Cosa funziona in Until Dawn: Fino all’Alba (o almeno… fibre muscolari toniche):
Peter Stormare – cioè, io. Perché una pellicola horror senza un pazzo inquietante con la faccia da psichiatra e la voce da spirito guida, che film sarebbe?
Atmosfera – Cupa, nevosa, montana. Insomma: gente che urla nel buio, e noi che ci godiamo il tutto con popcorn e ansia. Funziona.
Il loop temporale – è come un escape room con sangue: provi, muori, ripeti. È frustrante per i personaggi, divertente per noi sadici spettatori.

Perché non guardare Until Dawn: Fino all’Alba (come un adolescente che corre nei boschi senza torcia):
Dove sono i Wendigo? Seriamente. Avete preso un gioco con spiriti cannibali, e ci avete messo… beh, ansia generica. È come ordinare sushi e ricevere cracker.
Personaggi piatti come lasagne del discount – Almeno nel gioco qualcuno poteva salvarsi se facevi le scelte giuste. Qui? Tutti fotocopie di cliché horror. Manca solo quello che dice “torno subito”.
Il videogioco era meglio – Eh sì, lo dico da professionista della mente: l’interattività faceva la differenza. Qui sei solo un passeggero sul treno per “Perché stanno facendo questo?”
Differenze tra film e gioco (senza troppa bile, promesso):
🎮 Il videogioco: Tu decidi. Tu sbagli. Tu uccidi tutti per sbaglio e poi ridi istericamente.
🎬 Il film: Tu guardi. Tu speri. Tu pensi: “Ma io li avrei fatti sopravvivere meglio”.
🎮 Wendigo, folklore nativo, scelte morali, psicosi.
🎬 Una montagna, una sparizione, e un loop. Sembra più Dark su Netflix, ma con meno logica.
Conclusione del Dottor Hill (MD, PhD, e amante del dramma):
Il film non è brutto. È solo… il cugino meno brillante del videogioco. Quello che ti invita a cena e poi ti serve solo pane e acqua.
Ma ehi, almeno prova qualcosa di diverso! Ci sono idee, un po’ di cuore, e la mia faccia serissima che vi fissa nell’anima.
Voto? Una seduta su cinque. Ma con possibilità di recupero se ci mettete un sequel. Con più me.
Ci vediamo nel tuo prossimo incubo. Porta i popcorn. E il tuo inconscio represso. — Dottor Hill 🧠💀
Al cinema dal 24 Aprile con Eagle Pictures.
Regia: David F. Sandberg Con: Ella Rubin, Michael Cimino, Ji-young Yoo, Odessa A’zion, Brandon Flynn, Peter Stormare Anno: 2025 Durata: 100 min. Paese: Stati Uniti Distribuzione: Eagle Pictures