The White Lotus – Stagione 3: Paradiso in DVD, Inferno in Blu-ray: la spiritualità non ha bisogno di bit, ma noi sì.
🎬 Trama e commento al film: Il paradiso è un resort a cinque stelle con un cadavere in giardino
Benvenuti a Koh Samui, dove il nirvana costa caro e la meditazione si paga in sangue. Mike White non si è limitato a spostare l’antro di depravazione dalla Sicilia alla Thailandia: ha alzato la posta, trasformando il resort in un confessionale laico dove i peccati capitali si chiamano ansia da prestazione, crisi di mezza età e spiritualità da Instagram.
“Qui non si viene per guarire. Si viene per fingere di guarire.”
Laurie, The White Lotus
La trama? Un gruppo di americani ricchi, vuoti e profondamente disturbati si ritrova in un wellness retreat che promette illuminazione e consegna solo paranoia. Laurie (una Carrie Coon che spacca il tetto del dramma con un solo sguardo), Kate (la sempre perfida Leslie Bibb) e Jaclyn (una Michelle Monaghan che ride con gli occhi ma piange con il portafoglio) sono le tre amiche in crisi esistenziale che cercano riscatto tra yoga e cocktail. Ma il vero spettacolo è il Ratliff clan: Jason Isaacs come Timothy, un uomo al limite che guarda al suicidio come a un upgrade di carriera, e Parker Posey come Victoria, la moglie che sorride mentre il mondo brucia.
E poi c’è Walton Goggins, che con la sua aria da cowboy fuori tempo massimo sembra uscito da un film di Tarantino diretto da Bergman. Il suo Rick è un enigma avvolto in un mistero, avvolto in un poncho. E Aimee Lou Wood come Chelsea, la fidanzata ingenua che cerca la verità tra i fumi dell’incenso, è la voce della ragione in un manicomio a cinque stelle.

White non fa sconti: ogni battuta è un coltello, ogni silenzio un’accusa. La satira sociale è affilata come un katana, e il finale? Non vi dirò nulla. Ma sappiate che nessuno esce pulito. Nemmeno lo spettatore.
“Se il tuo resort ha più segreti di un save di Dark Souls, forse è ora di cambiare vacanza.”
Il Cinefilo Brusco

📺 Video: Bellezza tropicale in standard definition, come un tramonto visto da un Nokia 3310
State calmi. Respirate. E accettate l’inevitabile: non c’è Blu-ray. Solo DVD. In 1.78:1 anamorfico, con una risoluzione che fa sembrare le palme di Phuket pixelate come un meme del 2007.
Sì, lo sappiamo: la serie è girata in digitale, e sì, il transfer è pulito. Nessun artefatto degno di nota, colori naturali, niente banding da far venire il mal di testa. Ma porca miseria, guardate quelle inquadrature! Il contrasto tra il verde della giungla e il bianco del resort, le luci del tramonto su Bangkok, i dettagli dei costumi thailandesi… tutto schiacciato in una compressione che sembra fatta con un modem dial-up.
È come vedere un dipinto di Hopper stampato su un tovagliolo di carta. Tutto c’è, ma niente è come dovrebbe essere. Il paradiso è bello anche in SD, ma fa male al cuore.
🔊 Audio: L’italiano parla, l’inglese tace, il Blu-ray non esiste
Almeno l’audio italiano 5.1 è pulito. Molto pulito. I dialoghi arrivano chiari, la musica di Cristobal Tapia de Veer (quella che vi entra in testa e non esce più) è ben bilanciata, e i rumori di ambiente, il fruscio delle palme, il gorgoglio delle fontane, fanno il loro dovere.
Ma è un 5.1 da DVD, non da concerto. I bassi sono assenti, gli effetti laterali timidi, e il surround sembra un ricordo lontano. L’inglese originale? Presente, ma con lo stesso trattamento. E il francese? Boh, chissene.
Il punto non è l’audio. Il punto è che HBO, Warner, Arvitalia, chiunque sia al comando di questa nave che affonda, ha deciso che The White Lotus non merita il Blu-ray. In un’epoca in cui anche i documentari su YouTube hanno l’HDR, noi ci ritroviamo con un DVD. È un affronto. Un oltraggio. Una bestemmia.
🎁 Extra: Dietro le quinte del nirvana (ma senza nirvana)
Gli extra ci sono, almeno. E sono pure interessanti.
- Invitation on set: welcome in Thailand: 2 minuti e 18 secondi di Mike White che sorride davanti a una palma. Utile come un ombrello in un uragano, ma carino.
- Thai Tea: 3 minuti e 19 secondi di caos sul set. Finalmente vediamo qualcuno che impreca in thailandese.
- Closet tour: 3 minuti e 17 secondi di costumi. Sì, lo so, sembra un video di TikTok, ma almeno ci mostra come vestono i ricchi quando vogliono sembrare poveri.
- Analisi episodi: 8 segmenti da 2:30 a 3:30 minuti. Qui sì che si alza il livello. White spiega le scelte narrative, i riferimenti culturali, i giochi di potere. È roba da cinefili veri.
- Alla scoperta personaggi: 18 minuti di dietro le quinte con il cast. Carrie Coon che parla di solitudine, Walton Goggins che ride come un matto. Vale la pena.
Ma manca tutto il resto. Nessun commento audio, nessun documentario serio, nessuna intervista approfondita. Solo briciole. Come se ci avessero dato il menù ma non il pranzo.
🧾 Conclusione: Un capolavoro in formato ridotto
The White Lotus – Stagione 3 è televisione di altissimo livello. Una satira feroce, una scrittura impeccabile, un cast da Oscar. È cinema che si finge serie.
Ma il DVD? È un insulto. Un affronto alla bellezza delle immagini, alla potenza del suono, alla dignità del collezionista.
Se siete fan, compratelo. Perché un giorno The White Lotus potrebbe sparire da Sky/Now e prossimamente da Max (quando arriverà da noi), e allora l’unica copia sarà questa, con i suoi pixel stanchi e il suo audio da ascensore.
Ma se siete cinefili veri, se credete nel valore del mezzo fisico, allora aspettate. Aspettate che HBO si svegli e capisca che The White Lotus non è un prodotto da supermercato. È arte. E l’arte merita il Blu-ray.
Fino ad allora, tenetevi stretto questo DVD. Come un souvenir di una vacanza che non vi ha mai riposato.
📦 HBO e la satira del privilegio – Una tradizione in DVD
HBO ha costruito un impero su storie di ricchi che cadono. Da Succession a Big Little Lies, da Euphoria a The Idol, il filo rosso è uno: il potere corrompe, e il denaro non compra la felicità.
The White Lotus è il culmine di questa tradizione. Un’antologia che ogni stagione sposta il campo di battaglia: dall’ingiustizia sociale in Hawaii, al colonialismo in Sicilia, alla spiritualità mercificata in Thailandia.
È televisione che non si accontenta di intrattenere. Vuole giudicare. E condannare.
E noi, come cinefili, dobbiamo giudicare a nostra volta: non solo la serie, ma come viene trattata. E trattare un capolavoro con un DVD è come servire un Kobe beef in un fast food.