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The Running Man (2025) – Grinta e raptus nella fuga carcere-televisiva – Recensione

The Running Man: un nuovo adattamento riuscito che corre più veloce del cervello dei suoi personaggi.

🎬 Trama:  “La fuga di Ben: quando correre è l’unica risposta (ma il cervello a tratti si blocca)”

In un futuro dove la realtà è più taroccata di una banconota da tre dollari con il mio volto sopra, Ben Richards (qui Glen Powell) tenta disperatamente di sopravvivere a un inferno televisivo in cui ogni giorno è il suo ultimo.

Figlio spirituale del romanzo di Stephen King (L’uomo in fuga), questo film diretto da Edgar Wright ci proietta in un mondo iper-tecnologico e crudele, dove la meritocrazia è un optional e solo la fortuna può far miracoli. Nessun tentativo poi di smerciare l’ombra dell’Arnold, che dal canto suo rimane seraficamente incorniciato sulle nuove banconote americane, giusto per ricordare chi ha tracciato il solco e chi lo ripercorre con balzi da criceto iperattivo.

“Qui c’è un solo modo per uscire da questa follia… correre veloce, e magari anche sparare un po’… o come diceva il mio vecchio amico, I’ll be back… in the rematch!”

🏅 Cosa funziona in The Running Man – “Edgar Wright corre e non inciampa: ritmo da cardiopalmo”

Edgar Wright non perde il ritmo, anzi: se la velocità fosse un personaggio, avrebbe un cameo tra le loro comparse. La regia è un tornado senza pause, dove ogni scena è tagliente, perfetta e taglia via ogni indugio inutile.

Il montaggio ricorda i suoi capolavori della Trilogia del Cornetto, con una colonna sonora che, seppur meno iconica del solito, accompagna senza mai far respirare lo spettatore. Il cast è un portento: Glen Powell regge il confronto, ma lo perde, col vecchio mito Schwarzenegger, mentre la presenza di Michael Cera, Lee Pace e Josh Brolin aggiunge quella sferzata di ironia e carisma necessaria. E guarda un po’, nessuno si sforza di emulare il “Terminator” più famoso, anzi: citano perfino Arnold con classe!

“Non è la fuga che ti salva, è quanto cazzo corri quando sai che tutto il sistema è contro di te.”

🤡 Perché non guardare The Running Man – “Intelligenza ai minimi, trama con turbo-cozza: un film dove il buon senso è off limits”

Se cercate una trama a prova di quesito di matematica avanzata, lasciate perdere: la sceneggiatura vi sfiderà a tenere il passo, ma non con la logica. Alcune svolte narrative qua e là sembrano il risultato di un brainstorming fatto durante la pausa caffè di un call center, come se il film dicesse “Vai, facciamoli correre, e se inciampano ben gli sta”.

La creduloneria dei protagonisti rasenta la stupidità strategica, e in più di un’occasione sembra che la storia si costruisca forzando la mano della realtà, per incastrare sviluppi imprevisti che ti fanno chiedere se non siano usciti dalla penna di un ladro di idee scapestrato.

“Ricorda, nel gioco della vita, non sempre sei tu a scegliere di correre… a volte sono i megafoni che ti spingono a farlo, mentre il pubblico applaude come se fosse un finale di Champions.”

💡 Conclusioni – “Il vecchio Arnold applaudirebbe… ma con qualche dubbio in corpo”

The Running Man è un ottimo esempio di come si può riciclare un classico senza scimmiottarlo e senza ridurlo a una trappola da fan nostalgici. Edgar Wright mostra il suo talento nel tenere il piede sull’acceleratore, regalando uno spettacolo adrenalinico e visivamente godibile.

Se però confidate in un intreccio robusto e personaggi cervellotici, preparatevi a un paio di sorprese di bassa leva intellettuale. A me, da vittima diretta del primo adattamento, piace vedere che qualcuno ha osato confezionare un runner più moderno, anche se a volte inciampa un po’.


🎭 Box – Due corse, due stili

I due film tratti dal romanzo di Stephen King sono un curioso confronto tra epoche, sensibilità e stili cinematografici molto diversi.

Il primo, L’implacabile (The Running Man, 1987), con Arnold Schwarzenegger, è un action-movie che vive quasi di luce riflessa dalla popolarità del suo protagonista e da un tono da videogame anni Ottanta, con scene molto spettacolarizzate e una critica sociale piuttosto minimalista. Qui la violenza e la spettacolarizzazione della morte in TV sono lo sfondo di una corsa di sopravvivenza in studio, dove tutto è un po’ programmatico e volutamente esagerato. Arnold incarna il prototipo dell’eroe muscoloso di quegli anni, con poca introspezione ma tanta determinazione muscolare.

Il secondo adattamento, The Running Man (2025) di Edgar Wright, si sposta verso un thriller d’azione più contemporaneo, con un occhio satirico più affilato e un ritmo incalzante. Qui la critica alla società distopica è più articolata, anche se non risparmia alcune forzature nella sceneggiatura che a tratti mostrano una fragilità narrativa inaspettata per un regista normalmente impeccabile. L’ambientazione si amplia rispetto al ristretto studio televisivo degli anni Ottanta e punta più sulla tecnologia e sul controllo mediatico. Il protagonista di Glen Powell è meno statuario e più umano, più una persona “reale” che deve destreggiarsi con emozioni e fragilità personali, rappresentando un’evoluzione della figura eroica nell’era moderna.

Pur partendo dallo stesso materiale d’origine, i due film incarnano essenzialmente due modi di raccontare la stessa storia: il primo un campionario di azione muscolare e spettacolo trash, il secondo una corsa serrata più sofisticata, con momenti di ironia tagliente e una riflessione sulla società che resta viva ma spesso frenata da scelte narrative forzate per tenere alta la tensione.

In sintesi, il primo è un cult nostalgico e muscolare, il secondo una rincorsa moderna che non teme confronti ma che a volte inciampa con la trama, senza mai però tradire lo spirito originale di King.

AspettoThe Running Man 1987 (Arnold Schwarzenegger)The Running Man 2025 (Edgar Wright e Glen Powell)
Durata della “corsa”Solo poche ore all’interno di uno studio televisivo30 giorni di sopravvivenza nel mondo esterno
TonoAzione campy, quasi parodia con cliché da videogioco arcadeThriller d’azione con satira contemporanea, più fedele al romanzo originale
Personaggio principaleBen Richards è un ex militare forte e silenziosoBen Richards più umano, emotivo, motivato dal salvare la figlia
AmbientazioneTV show distopico ma circoscritto allo studio con attori-battitoriMondo distopico più vasto e tecnologico, con critica sociale più articolata
TematicheSopravvivenza, ribellione contro il potereCome sopra, con più enfasi su società corrotta, controllo mediatico e inganni
Citazioni a SchwarzeneggerNon serve c’è l’originaleImplicite ma con un’ironia metatestuale (volto su dollari USA)

Il film è al cinema dal 13 Novembre con Eagle Pictures per Paramount Pictures.

Regia: Edgar Wright Con: Glen Powell, Josh Brolin, Lee Pace, Michael Cera, William H. Macy, Emilia Jones Anno: 2025 Durata: 133 min Paese: Regno Unito / Stati Uniti Distribuzione: Eagle Pictures

About Davide Belardo

Editor director, ideatore e creatore del progetto Darumaview.it da più di 20 anni vive il cinema come una malattia incurabile, videogiocatore incallito ed ex redattore della rivista cartacea Evolution Magazine, ascolta la musica del diavolo ma non beve sangue di vergine.

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