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The Legend of Ochi – Racconto (molto) vero di nonna Yuri – Recensione

The Legend of Ochi: Quando avevo la vostra età, figlioli, non c’erano tablet, ma bestie silenziose, stregoni permalosi e un certo Willem Dafoe che pareva non dormire mai.

Trama (come la racconta nonna Yuri):

Eh già, piccini miei. Voi adesso avete i vostri videogiochi, ma quando avevo dodici anni, l’unico joystick che conoscevo era la lingua degli Ochi – e non era manco fatta di parole. Io ero Yuri (Helena Zengel), vivevo tra i Carpazi(ma), dove le nuvole sembrano sciarpe arrotolate e gli adulti ti dicono di non chiedere troppo. Mio padre, il cacciatore, sembrava duro come la scorza di un castoro ubriaco. Ma tutto cambiò quando incontrai una creatura misteriosa, tutta peli e occhi – l’Ochi. Era ferita. Come me, forse. E allora decisi di aiutarla.

Così cominciò il mio viaggio. Montagne, nebbie, foreste, e strane visioni psichedeliche (che non erano funghi, ve lo giuro). Incontrai mostri, saggi, e quel vecchio stregone interpretato da un signore che non sbaglia un film da cinquant’anni: Willem Dafoe. Ma non lo chiamavamo così. Noi lo chiamavamo: “Quello che recita pure quando dorme”.

Cosa funziona in The Legend of Ochi (parola di nonna)

Le immagini, nipoti miei, le immagini! Ogni inquadratura pareva un dipinto fatto da una strega innamorata. Isaiah Saxon – un nome che non dimenticherete – ha girato tutto con una delicatezza da sciamano. È il suo primo film lungo, e ha la stoffa del narratore vero.

Il Willem Dafoe di Carpathia: vi ho già detto quanto è bravo? Non lo fa mai il minimo, lui. È l’incarnazione dell’”attore stacanovista”, e qui dà un’anima ruvida e struggente a Maxim, mio padre.

Creature strane Gli Ochi, praticamente mute (emettono solo suoni), poetiche. Marionette vere! Altro che pupazzi digitali. Quei cosi vi fanno piangere senza dire una parola. La A24 ha prodotto ‘sta magia, e si sente: ogni cosa respira un’aria da sogno allucinato, ma coi piedi nella terra.

Atmosfera mitologica: sì, la storia pare un racconto popolare tramandato davanti al fuoco. Ah no, aspetta… lo è davvero!

Perché non guardare The Legend of Ochi (o quasi):

Il tempo qui scorre lento, bimbi miei. A volte troppo. Lo so che voi vivete a suon di TikTok, ma qui bisogna guardare con pazienza, come quando si aspetta che il thè delle radici non sappia più di pantano.

Alcuni personaggi svaniscono come fumo. Dasha (Emily Watson), mia madre, per esempio – quella che sembrava la zia simpatica – non ha avuto lo spazio che meritava. Sarebbe potuta diventare la zia preferita di molti spettatori!

Qualche déjà vu fantasy. Non vi sembrerà tutto nuovo. Certe scene le avete viste in sogni ispirati da Miyazaki, o nei boschi dove viveva Arwen.

Conclusione (sedetevi, che chiudo):

The Legend of Ochi non è solo un film. È un ricordo. È una favola di fango e luce, di padri che non sanno parlare e figlie che ascoltano il silenzio. È un debutto pieno di promesse, dove Saxon fa danzare la cinepresa come uno sciamano che ha appena scoperto il Technicolor.

Sì, magari non tutti resisteranno al passo lento o alla trama più allusiva che diretta. Ma se aprite il cuore – e chiudete il Wi-Fi – vi giuro che vi rimarrà dentro.

Ora dormite, nipoti miei. E ricordate: se mai incontrate un Ochi… non fate troppe domande. Parlate col silenzio.

Il film sarà al cinema dall’8 maggio con I Wonder Pictures.

Regia: Isaiah Saxon Con: Finn Wolfhard, Willem Dafoe, Emily Watson, Helena Zengel, Puiu Mircea Lascus, Razvan Stoica, Carol Bors, David Andrei Baltatu, Gabriel Spahiu Anno: 2025 Durata: 96 min. – Paese: USA Distribuzione: I Wonder Pictures

About Davide Belardo

Editor director, ideatore e creatore del progetto Darumaview.it da più di 20 anni vive il cinema come una malattia incurabile, videogiocatore incallito ed ex redattore della rivista cartacea Evolution Magazine, ascolta la musica del diavolo ma non beve sangue di vergine.

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