The End di Joshua Oppenheimer, in parte musical, un cast solido e set metafisico per un film che invita a pensare
Il mondo è finito, ma forse non tutto è perduto per l’umanità. In un bunker sotterraneo trasformato in una casa di lusso, Madre (Tilda Swinton), Padre (Michael Shannon) e Figlio (George MacKay) resistono all’apocalisse cercando conforto in rituali quotidiani che preservano un’illusione di normalità. L’arrivo inatteso di una ragazza proveniente dall’esterno (Moses Ingram) metterà a rischio il fragile equilibrio di questa insolita convivenza.
Joshua Oppenheimer esordisce con questo film nel cinema di finzione. Premiato e candidato per i suoi documentari, The act of killing e The look of silence, ne porta alcuni aspetti in questo film, ma poi si permette delle deviazioni artistiche notevoli.

Cosa funziona in The End
Il film inizia con ottime premesse: un musical apocalittico, ambientato in una miniera di sale (le scene sono state girate in Sicilia) con un cast di rilievo che garantisce sempre soddisfazioni. Ed infatti la famiglia senza nomi propri, formata da Madre, Tilda Swinton, ex ballerina del Bolshoi, ossessionata dalla ricerca del bello, ma con difficoltà a riconoscerlo, Padre, Michael Shannon, ex-industriale dell’energia, che nonostante viva da più di 20 anni in un bunker sotto terra non ha ancora capito il suo ruolo nel collasso dell’umanità, e Figlio, George McKay, che invece non conosce altra realtà che quella del bunker, e che del passato ha memoria attraverso i racconti degli adulti, filtrata quindi dalla loro soggettività.
Il film richiede molta attenzione, i personaggi sono complessi, lo stile che cerca Oppenheimer richiama quello di Bong Joon-Ho di Parasite, anche per la messa in scena; ma il percorso che il regista vuole fare è diverso. Non è cinico come il regista coreano, ma sembra rassegnato, i suoi personaggi non vanno avanti, si adattano alla loro realtà.

Perché non guardare The End
Nonostante le premesse interessanti, The end si ferma. “Il mondo di sopra” da cui viene la ragazza (una brava Moses Ingram, anche nelle parti cantate) non viene mai citato, non provoca curiosità, anche di quello che è successo per arrivare a quel punto non si parla mai. Il film indaga sul rimosso, su come si supera un trauma senza mai affrontarlo. Sembra quindi mancare la catarsi in questa storia, una spinta verso il futuro.
Il film è in sala il 3 luglio grazie a I Wonder Pictures.
Regia: Joshua Oppenheimer Con: Tilda Swinton, Moses Ingram, Michael Shannon, George McKay Paese: Danimarca, Irlanda Durata: 149 minuti Distribuzione: I Wonder Pictures