Oh, Canada – I tradimenti: Recensione del film con Richard Gere, Jacob Elordi e Uma Thurman ora al cinema.
Oggi recensiamo il nuovo opus del veterano e stimato Paul Schrader (First Reformed), presentato alla settantasettesima edizione dello scorso Festival di Cannes ove fu, secondo noi erroneamente, accolto molto freddamente, ovverosia Oh, Canada, sottotitolato I tradimenti per la distribuzione italiana. I tradimenti è peraltro l’esatto titolo italiano della novella del compianto scrittore Russell Banks (deceduto due anni or sono, dal quale Schrader già “attinse” per Affliction, ovvero ne effettuò una trasposizione, dedicandone adeso il film da noi preso in questione), a sua volta chiamato Foregone in originale.
Schrader, come sua consuetudine, nuovamente quivi ne trae, per l’occasione, l’adattata sceneggiatura in forma non poco romanzesca, in immagini riprodotta secondo il suo peculiare occhio cineastico presto riconoscibile. Seguentemente da noi illustratovi. Oh, Canada, a dispetto delle scarsamente lusinghiere critiche statunitensi ricevute e dei molti pareri negativi per di più della nostrana intellighenzia, a noi sinceramente è piaciuto non poco e, nella disamina a venire, ne esplicheremo le ragioni, eviscerandone la nostra personalissima interpretazione, tanto forse discutibile quanto figlia del nostro sguardo inalienabile.

Oh, Canada, della durata intensa ma snella di soltanto novantuno minuti, seppur paradossalmente con alcune lentezze e lungaggini digressive, a nostro avviso improprie che ne appesantiscono leggermente la narrazione, è l’ennesima pellicola schraderiana in toto, in cui l’autore della sceneggiatura di Taxi Driver e director magistrale dall’alternanza però qualitativa non poco altalenante, prosegue, di stimabile variazione tematica, la sua poetica consolidata, graniticamente rafforzando la sua etica ed estetica concettuali. Ovverosia, da tempo immemorabile, Schrader, così come tutti gli autoriali autori più amabilmente “solipsisti”, espressione ivi usata in senso non di certo spregiativo, realizza l’identico film in ambiti e ambientazioni differenti, con personaggi dalle caratteristiche all’apparenza dissimili gli uni dagli altri, eppur tutti, senz’eccezione alcuna, fortemente analoghi e accomunati dal fil rouge d’una impressionante specularità coerentemente agganciata indissolubilmente alla sua visione del mondo, degli uomini e delle donne.
Trama, assai sintetizzatavi per evitarvi spoiler:
Leonard Fife (un magnifico Richard Gere en souplesse che ritrova Schrader a distanza di circa quarant’anni da American Gigolo) è un ex disertore della guerra del Vietnam e professore documentarista, malato terminale di cancro che, nella sua desolata, al contempo lussuosa, villa in quel di Montréal, prima di morire, rilascia un’intervista biografica a disvelamento della propria anima denudatasi, confidando alla moglie Emma (Uma Thurman, Lo sbirro, il boss & la bionda) e al suo allibito, eppur incuriosito suo studente pupillo e da quest’ultimo adorato, Malcolm MacLeod (Michael Imperioli), particolari scabrosi e scottanti segreti peccaminosi sin ad ora taciuti perfino alle persone più intime, fra le quali, in primis, giustappunto, la sua amata consorte inseparabile. Una confessione tanto emozionalmente toccante e viscerale quanto rischiosa e coraggiosa che l’esporrà a una presa di coscienza sua e delle persone che pensavano di conoscerlo in tutto e per tutto, tranne in qualcosa di “assurdo” ma forse sanamente catartico per chiunque.
Cosa funziona in Oh, Canada – I tradimenti
Gere (Gli invisibili), ripetiamo, incarnato, in imperterriti flashback, nelle numerose sequenze in bianco e nero e in alcune a colori virate al giallo ocra dal lanciatissimo, nuovo sex symbol australiano, un po’ monocorde e imbambolato Jacob Elordi (maggiormente da noi apprezzato in Saltburn ed Elvis Presley in Priscilla, invero, parimenti attraente al Gere degli anni d’oro ma, in tutta franchezza, poco a quest’ultimo somigliante sia a livello fisionomico che recitativo), senza strafare, secondo il suo stile consolidato in cui gigioneggia con aplomb e sapida professionalità da performer navigato, sfodera una prova degna della sua allure che par non essere stata ancora intaccata dall’età indubbiamente avanzata, regalandoci un’interpretazione forse non eccellente, tantomeno indimenticabile, d’ordinaria amministrazione e tratti recitata col cosiddetto pilota automatico, eppur incisiva e perfino struggente.
Gere domina la scena perennemente dalla prima all’ultima inquadratura in cui è presente, accentrando ipnoticamente su di sé tutto il peso d’un film sbilanciato, sì, eppur non privo di fascino, che non è annoverabile certamente fra i migliori di Schrader ma che, ribadiamo, a nostro avviso fu frettolosamente bistrattato alla cannense kermesse in cui gareggiò, non vincendo niente e specialmente scontentando, esageratamente, i critici che in anteprima mondiale lo videro e per l’appunto sin troppo snobbarono, apertamente denigrandolo in modo aprioristicamente prevenuto, avventato e poco avveduto.
È, come si suol dire in gergo statunitense, il classico film “sleeper” che forse, terminato di vederlo, par sparire quasi subito dalla mente ma poi pian piano, a distanza di tempo, in modo insospettabile, cresce e resta impresso, malgrado il suo canovaccio abbastanza convenzionale, la scarsità d’originalità e l’ultima mezz’ora, di primo acchito, ridicola e ingiustificata, invero molto più profonda di quel che si può inizialmente pensare. Storie simili, infatti, tantissime volte le abbiamo già viste, non sol al cinema, dunque Oh, Canada, sotto questo “punto di vista”, non stupisce ma egualmente commuove e avvince. Tenendoci col fiato sospeso e incuriosendoci in quanto riesce a trasmetterci la voglia irresistibile di venir, alla fine, a conoscenza della rivelazione “sconvolgente” da Fife/Gere dichiarataci ma taciuta per tutta una vita or malinconicamente arrivata al capolinea. Ché, probabilmente, a dispetto delle aspettative, anche di noi spettatori e non solamente dei “morbosi” suoi cari della finzione da Schrader filmata e “registrata”, non ha a che vedere con le sue giammai confidate scappatelle da uomo insospettabilmente infedele. Qual è invece il gesto esistenziale del quale si vergogna, che nel proprio cuore tanto l’angustiò, da tempo immemorabile e angosciosamente sepolto, mai dapprima confessato, come si suol dire, ad anima viva, per cui, in punto di morte, del suo gravame ha invece assoluta intenzione di liberarsi prima di congedarsi dal mondo?

Perché non guardare Oh, Canada – I tradimenti
Vibrante e teso in molti punti, con un incipit incalzante, Oh, Canada s’affloscia in altrettanti momenti inversamente mosci e perfino retoricamente melensi. È una pellicola delicata ma squilibrata malgrado la sua durata non troppo lunga e fluida, poiché smarrisce soventemente il principale punto focale della vicenda raccontataci, perdendosi sterilmente in pindarici voli estetizzanti e superflui causati dalla registica mano non sempre salda d’uno Schrader autocompiaciuto, a noi, tutto sommato piaciuto (giochiamo in maniera voluta di parole, perdonateci), che, se avesse con più oculatezza diretto il tutto con più fermezza, avrebbe fatto sì che la sua opera grandemente ne avrebbe giovato largamente.
Oh, Canada pecca inoltre nell’aspetto figurativo-fotografico poiché le patinate e traslucide immagini dal pacchiano effetto flou, a noi assai sgradito, curate da Andrew Wonder, permeano le atmosfere del film di un “piacione” (concedeteci tal espressione qui usata in senso figurato) sapor retrò irritante e artefatto.
Detto ciò, Oh, Canada, nel suo insieme non è affatto male, checché in molti ne avessero parlato poco positivamente a Cannes 77.
Il film è in sala dal 16 Gennaio con Be Water.
Regia: Paul Schrader Con: Richard Gere, Jacob Elordi, Uma Thurman, Michael Imperioli, Kristine Froseth, Penelope Mitchell, Victoria Hill, Aaron Roman Weiner, Cornelia Guest, Dylan Flashner, Gregory Connors, Ryan Woodle, John Way, Jean Brassard, Gary Hilborn, Megan MacKenzie, Zach Shaffer, Robert John Gallagher, Caroline Dhavernas, Peter Hans Benson, Scott Jaeck, Orlagh Cassidy, Jake Weary, Alan Campbell (II) Anno: 2024 Durata: 94 min. Paese: Stati Uniti Distribuzione: Be Water