Lilo & Stitch (2025): Ohana significa famiglia. E famiglia significa che nessuno viene abbandonato. Nemmeno quando ti trasformano in un peluche 3D con gli occhi da cucciolo e ti fanno parlare come se avessi appena mangiato una scodella di camomilla. Ma andiamo con ordine: sono Stitch, l’originale, quello che nel 2002 faceva esplodere tutto e aveva la voce roca di chi ha appena finito un karaoke di Elvis. Oggi vi racconto il live action che mi ha fatto diventare… fotorealistico. Pronti?
Trama
Hawaii. Onde, sole, cocco e… caos. Lilo (Maia Kealoha), una bambina con la passione per Elvis e per i problemi irrisolvibili, adotta un “cane” blu che, sorpresa!, è in realtà un esperimento genetico alieno con la grazia di un frullatore rotto e la sensibilità di un cactus. Tra servizi sociali, sorelle sull’orlo di una crisi di nervi e alieni travestiti da umani peggio di me a Carnevale, la nostra Ohana dovrà imparare che famiglia significa non abbandonare nessuno. Nemmeno un peluche iperattivo con la voce da cartone animato sotto steroidi. Dal regista di Marcel the Shell, Dean Fleischer Camp.

Cosa funziona in Lilo & Stitch (2025) (secondo Stitch, e fidatevi: io me ne intendo)
Effetto nostalgia: livello “lacrimuccia”
Appena parte la sigla, la sala si riempie di “awww” più zuccherosi di una granita all’ananas. Hawaii da cartolina, colori saturi, e la promessa di vedere di nuovo me, Stitch, in tutto il mio splendore digitale. Se volevate una botta di ricordi, qui vi danno la dose doppia.
Lilo e Nani: upgrade emotivo
Le sorelle sono più vere che mai. Lilo è sempre la regina delle outsider, Nani (Sydney Elizabeth Agudong) una sorella maggiore che alterna crisi isteriche a momenti da “mamma chioccia”. Il film ci mette più cuore, più lacrime e meno slapstick. Sì, piangerete. E no, non è colpa della cipolla.
CGI: finalmente posso grattarmi le orecchie in 4K
Sono blu, sono morbido, sono pronto per essere venduto in formato peluche XXL. La CGI funziona, soprattutto quando non mi fanno sembrare un emoji con la gastrite. I bambini mi adorano, gli adulti mi vogliono adottare. Missione compiuta.

Perché non guardare Lilo & Stitch (2025) (Stitch arrabbiato)
Troppa fedeltà, poca follia
Il remake si aggrappa all’originale come io mi aggrappo ai sandwich: con troppa foga e poca fantasia. Le scene iconiche ci sono, ma sembrano copiate con la carta carbone. Dove sono finiti i momenti di anarchia pura? Qui sembro appena uscito da un corso di yoga per alieni.
CGI: bello, ma a tratti inquietante
In alcune scene, il mio sguardo è quello di un peluche che ha visto troppe puntate di Peppa Pig. Dove sono finiti i miei occhi da psicopatico tenerone? La versione animata aveva più personalità di una sfilata di camicie hawaiane in saldo.
Trama “family friendly” a tutti i costi
Ricordate l’asciugatrice? Dimenticatela. Ora Lilo si nasconde dietro una scatola di pizza, perché Disney teme che i bambini italiani possano improvvisarsi idraulici. Meno rischio, meno divertimento. Ma almeno la pizza è buona.
Confronto con l’originale (2002 vs 2025: chi la spunta?)
Originale:
Ero un piccolo mostro con la voce roca, la risata da criminale e il carisma di un Gremlin con la patente. Lilo era la regina delle outsider, e le Hawaii erano un mix di sole, surf e psicodrammi familiari. Il tutto condito da una follia anarchica che oggi Disney può solo sognare.
Remake:
Oggi sono più tenero, più coccoloso, ma anche più “Instagrammabile”. Lilo e Nani hanno più spazio emotivo, ma la storia perde un po’ di quella sana cattiveria che ci aveva reso immortali. Siamo passati dal punk rock al pop zuccheroso. Funziona, ma non spacca.

Il doppiaggio italiano: “Houston, abbiamo un problema”
Cartoon 2002:
In Italia, la mia voce era uno spasso: graffiante, sgraziata, perfetta per urlare “Ohana!” e spaventare i gatti del vicinato. Ogni battuta era una bomba, ogni urlo una sinfonia di caos.
Remake 2025:
Adesso parlo come se avessi fatto un corso di dizione e mindfulness. La voce è più dolce, meno “pazza” e più da peluche da abbracciare. Sì, sono tenero, ma dov’è finito il mio spirito da teppista intergalattico? Anche Lilo e Nani hanno voci più naturali, ma il rischio è che tutto suoni più piatto. L’originale aveva il ritmo di una jam session, qui siamo più da playlist rilassante su Spotify.
Conclusione (Stitch style)
Il remake di Lilo & Stitch è come una pizza hawaiana: colorata, dolce, e un po’ troppo ordinata per i miei gusti. Se cercate nostalgia, lacrime e peluche da collezione, siete nel posto giusto. Se volete il caos, la follia e la magia punk dell’originale… beh, rispolverate il DVD del 2002 e urlate con me: “Ohana significa famiglia, ma anche che nessuno dovrebbe mai nascondersi dietro una scatola di pizza!”
Voto di Stitch:
7 sandwich su 10. E uno lo rubo pure adesso.
Dal 21 Maggio al cinema con Disney.
Regia: Dean Fleischer Camp Con: Maia Kealoha, Sydney Elizebeth Agudong, Zach Galifianakis, Billy Magnussen, Tia Carrere, Hannah Waddingham, Chris Sanders, Courtney B. Vance Anno: 2025 Durata: 108 min. Paese: Stati Uniti Distribuzione: Walt Disney