The Last of Us Parte II: La mefitica pandemia dei non morti ancor s’espanse a macchia d’olio e la serie migliorò contagiosamente oppure regredì a vista d’occhio?
Ebbene, dopo il meritatissimo successo ottenuto con la rivoluzionaria prima stagione sconvolgente e visivamente avvenente in modo smisurato, constante di nove puntate eccezionali, rielaborate creativamente dal videogioco omonimo, a sua volta concepito, congegnato, bellamente allestito dall’inventivo e futuristico, giustappunto ludico, studio Naughty Dog, dallo scorso 13 Aprile per gli Stati Uniti, (da noi, dal 14), è disponibile in streaming e visionabile su Sky Atlantic la seconda tranche di The Last of Us.

Stavolta più breve, in quanto le puntate son “solamente” sette della durata cadauna, all’incirca, di un’ora ciascuna. Inanellate, al solito, con pregevole creatività mirabile e messinscena sofisticata dai due lor creatori, all’occorrenza anche registi, però intervallati con altri che non staremo ovviamente a menzionarvi singolarmente per non risultarvi pedantemente “dizionaristici” e ridondanti, ovverosia il brillantissimo duo formato da Craig Mazin & Neil Druckmann, e nuovamente avente, ovviamente, fra gli interpreti di spicco il sempre più instancabile Pedro Pascal (Il talento di Mr. C., Il gladiatore II) e la giovane, sorprendente Bella Ramsey.
Ah, stavamo per dimenticarcene, nel diramarvene la trama, fortemente sintetizzatavi per non rovinarvi alcuna sorpresa, a eccezion fatta naturalmente d’alcune inevitabili annotazioni peraltro già accennatevi e presto puntualizzate, sosteremo al termine dei primi episodi iniziali per non guastarvi la visione e affinché possiate fluidamente gustarvela nella sua interezza corposa. Attenzione però alle nostre ultime righe!

La vicenda è collocata temporalmente nel 2029 e son trascorsi cinque anni da quando Joel (Pascal) salvò dalle grinfie di Marlene (Merle Dandridge) e dell’abominevole laboratorio medico diroccato di Salt Lake City l’immune Ellie (Ramsey). Che, sopravvissuta al tentato esperimento mortale che avrebbe asportato campioni suoi cerebrali da inoculare ad uomini e donne non ancora infetti per preservarli, in forma vaccinale sui generis e da degenerati, dal pandemico, letale e aberrante morbo causato dal parassitario fungo Cordyceps che trasformò la gente in zombi assetati di sangue e azzannatori morsicanti le vittime prescelte per contagiarle e divorarle, vive or assieme allo stesso Joel nel Wyoming, precisamente nel cittadino fortilizio innevato di Jackson, un’oasi felice dall’architettura retrò e simile a un borgo, con tanto di saloon e cavalli purosangue, evocante quello d’un immaginifico western d’antan, distopico, dunque fuori dal tempo e al contempo ante litteram…
Nel frattempo, il rapporto fra Joel e la stessa Ellie s’è notevolmente deteriorato e Joel, “lesionato” nell’animo per vie di tante esistenziali ferite mai sopite e lenite, è adesso in cura presso la psicoterapeuta Gail Lynden (Catherine O’Hara, Beetlejuice Beetlejuice). Come se non bastasse, la figlia del chirurgo a cui Joel sparò per impedirgli d’operare Ellie, di nome Abigail Anderson, detta Abby (Kaitlyn Dever), è in cerca di spietata vendetta glaciale e atrocemente sadica, oltre che barbarica…
E ci fermiamo qui, sebbene, come dettovi, le puntate continuino e ce ne siano altre quattro. Da noi già visionate eppur quivi non raccontatevi. Affinché possiate esser voi ad eviscerarle, goderne o meno, svelandole pian piano senz’esser inficiati da nostre anticipazioni, per l’appunto, inutilmente rivelatorie, distorsive financo. Ci “limiteremo” ad enunciarvi giustappunto la nostra lapidaria disamina, spetterà a voi enuclear ciò che, semmai, di The Last Of Us 2 non gradiste, non vi convinse e perciò probabilmente non condividerete il nostro, ribadiamo tostamente, parere invece lusinghiero nelle prossime righe meglio illustratovi nei dettagli.

Cosa funziona in The Last Of Us 2
Innanzitutto, ha effettivamente giovato, nel ripercorrere fedelmente la trama del videogioco, intraprendendo la via dell’adattamento in forma quasi fotocopia, tranne alcune licenze e “correzioni” necessarie, senza snaturare l’essenza della serie, focalizzare il decorso della storia quasi soltanto secondo il punto di vista di Ellie?
Egregiamente al solito musicato principalmente da Gustavo Santaolalla e cadenzato, nei momenti più lirici e melodrammatici, da prioritari apporti di David Fleming (The Alto Knights – I due volti del crimine), soavemente fotografato e impeccabilmente recitato, The Last Of Us 2 accentua le virulente e al contempo crepuscolari, melliflue atmosfere cupe, ammantate di tenebrosità e vivide di chiaroscurale potenza espressiva, ampliandole in stile à la John Carpenter dei tempi d’oro e dei suoi migliori horror thrilling coniugati al Cormac McCarthy trasposto in immagini stavolta ancor maggiormente permeate di languore e decadentistiche tonalità viranti a colori freddi poi tranciate da stilizzati squarci figurativi a loro volta improvvisamente deflagranti nella mistura di dramma unito all’action più spettacolare (vedasi, per esempio, la strepitosa sequenza dell’assalto al fortino di Jackson, pirotecnica e magnetica, girata magistralmente e coreografata in maniera sensazionale da allibire, al contempo incantare, magnetizzar il nostro sguardo, a ogni frame).
L’ambientazione si sposterà, dalla fine del terzo episodio in avanti, in una fatiscente, futuristica Seattle militaresca e avveniristica. Il personaggio di Tommy, Gabriel Luna, acquisirà rilevanza crescente ma le new entries Dina/Isabela Merced (Alien – Romulus) e Jesse, suo compagno orientale, incarnato dall’attore Young Mazino, non ci son parse, a livello di casting, scelte propriamente azzeccate. A causa dell’obiettiva, poco empatica mancanza evidente di carisma a pelle. Paradossalmente, i loro personaggi, troppo psicologicamente abbozzati, ci son apparsi antipatici e mal delineati. Un nuovo “arrivato” (dal 4° episodio), obbligatorio citarlo, lui sì più emblematico, è anche Jeffrey Wright (The Batman, Westworld) che ivi impersona Isaac Dixon, capo ribelle del WLF. Eccellente e incarnante uno dei maggiori antagonisti di Abby, il cui personaggio svolgerà una funzione di considerevole primarietà affinché Ellie possa attuar e concretizzare il suo viaggio.
The Last Of Us 2, al momento, da iniziale ed originario, nichilistico fumettone millenaristico, è divenuto un vero e proprio western fantascientifico in ogni crisma e stilistico mood adottatone. È, secondo voi, un bene o un male? A nostro avviso, un bene, sì, poiché The Last Of Us sta rinnovandosi e dunque ben venga lanciarsi a capofitto in nuove sperimentazioni e diversificati generi mischiati fra loro per un pot–pourri stupendamente unico e autoriale.

Perché non guardare The Last of Us 2
Se nutrite idiosincrasia per le mutevoli storie spiazzanti che “deludono” le vostre aspettative e per i cambi di registro dovuti anche all’alternanza di molteplici registi, lasciate perdere. Perché The Last Of Us non vuole accontentarvi in ciò, bensì, ribadiamo ancor robustamente, rifulgere di sua, apprezzabile o meno, preziosità inimitabile.
In conclusione: dobbiamo compiere un opportuno distinguo e una considerazione imprescindibili, ovvero, il linguaggio ludico è una cosa, quello d’una serie tv ad impianto cinematografico un’altra, agli antipodi. Ribadiamo, The Last of Us è una serie tv abbacinante ma, per quanto riguarda questa seconda parte, secondo noi non è stata una scelta corretta, anzi, molto infelice, averla impostata quasi del tutto su due eroine vendicative, obiettivamente poco credibili come efferate assassine dei colpevoli dell’omicidio di Joel. Ma le scene madri grandemente, positivamente si sprecano e l’episodio 6, The Price, vale il prezzo, come si suol dire, della visione.
Spolier Alert!
Il luttuoso finale in sospeso con la frase sibillina di Abby… Ti ho lasciato vivere e tu l’hai sprecato è al cardiopalma e or non ci resta che attendere la stagione 3 per sapere come la vicenda evolverà e sciogliere il mistero: chi è morta? Abby o Ellie, oppure nessuna delle due? Chi conosce il videogioco sa molto bene qual è la verità e cosa, a grandi linee, accadrà, e nella terza tranche, le cui riprese non son neppur iniziate (previste per l’estate prossima, stando ai piani), assisteremo, quasi al 100%, ai tre giorni trascorsi da Abby, vissuti in retrospezione secondo la sua prospettiva, a Seattle prima dell’arrivo in città di Ellie e Dina. A meno che gli showrunner Mazin e Druckmann, finalmente, anziché perseverare nella tediosa e poco stimolante trasposizione ricalcata sulla base, giustappunto, del videogame di loro creazione, optino stavolta, in senso figurato e non, per un vero, imprevisto colpo di scena che sarebbe molto auspicabile per vivificare e rigenerare una serie che sta in tutta franchezza scemando, “ammalandosi” sensibilmente e che, se ottusamente perdurerà secondo il “mood” appena detto, a nostro avviso risulterà “infetta” dal “morbo” d’una incurabile pandemia? No, stolidità e assoluta cretineria. Suvvia, quanto prima bisogna salvarla, praticandone una “trasfusione” nell’infonderle sanguigna vita florida, restaurandola ai suoi primigeni bagliori e, a livello metaforico, cinematografiche luci ricolme di fulgore…
Autori: Craig Mazin, Neil Druckmann Con: Pedro Pascal, Bella Ramsey, Gabriel Luna, Isabela Merced, Young Mazino, Kaitlyn Dever, Rutina Wesley, Jeffrey Wright Anno: 2025 Episodi: 7 Paese: USA Distribuzione: Sky Atlantic / NOW (Italia)
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