La Trama Fenicia: Anderson fa decollare la sua ennesima hostess pastello, ma il gate dell’originalità resta chiuso per sciopero. Diario tragicomico di un protagonista che aspetta la coincidenza… e forse anche un po’ di brio. Presentato a Cannes 2025.
Trama
Mi chiamo Zsa-zsa Korda (Benicio del Toro), e la mia esistenza è la versione cinefila di una notte passata in aeroporto: luci al neon, annunci incomprensibili e la certezza che il mio volo per la felicità è stato dirottato su una pista secondaria. In questa “Trama Fenicia”, orchestrata dal solito Wes Anderson (sì, quello dei colori pastello e delle simmetrie maniacali, che novità!), rincorro coincidenze tra lounge affollate e tapis roulant emotivi, circondato da personaggi che sembrano usciti da una pubblicità di compagnie aeree degli anni ‘70. Tutto fila liscio, almeno finché il tabellone delle partenze non lampeggia “ritardo indefinito” sulla mia esistenza. Ma tranquilli: la valigia smarrita delle emozioni è sempre lì, pronta a non essere ritrovata.

Cosa funziona in Trama Fenicia
La regia di Anderson è una business class per gli occhi: colori saturi come bibite zuccherate, simmetrie che farebbero impallidire un architetto aeroportuale e una cura maniacale per ogni dettaglio di scena. Ogni inquadratura è un duty free di citazioni e trovate visive, dove anche i bagagli smarriti sembrano parte di una coreografia studiata. Finalmente un film di Anderson dove non mi sono perso tra i corridoi della trama… forse perché questa volta il labirinto era chiuso per lavori in corso.
La narrazione, per una volta, non si perde nei gate sbagliati: meno intricata del solito, la storia scorre come un nastro trasportatore ben oliato. Si sale a bordo senza la paura di perdere la coincidenza, e questo, per chi conosce i labirinti andersoniani, è già un upgrade.
I personaggi sono steward e passeggeri di un volo surreale: ognuno con il proprio bagaglio a mano di nevrosi, ma tutti perfettamente integrati nel microcosmo colorato del regista. Wow, Anderson usa ancora i colori pastello e i personaggi nevrotici! Che colpo di scena, non me l’aspettavo proprio, come trovare la valigia smarrita al primo tentativo.

Perché non guardare Trama Fenicia
La sensazione di déjà-vu è forte come la puzza di caffè bruciato alle 5 del mattino in aeroporto: dopo tanti viaggi con Anderson, si inizia a riconoscere i pattern, le battute, le tappezzerie e perfino il menù del bar. Il rischio è di ritrovarsi a pensare: “Ma non ero già passato di qui con un altro volo?”. Se cercate un film di Anderson che vi sorprenda, siete nel posto giusto… a patto che non abbiate mai visto un film del regista prima.
Manca il brivido della turbolenza: la comfort zone stilistica è così rassicurante che, alla lunga, si sente la mancanza di un atterraggio d’emergenza, di una deviazione imprevista. Il film scorre liscio come un tappeto mobile… peccato che porti dritto all’uscita senza passare dal duty free delle emozioni.
Il linguaggio visivo, pur impeccabile, inizia a mostrare i segni del tempo: come una lounge VIP che avrebbe bisogno di una rinfrescata, la formula andersoniana rischia di diventare routine. Insomma, la sala d’attesa è sempre quella: comoda, ma ormai conosciamo ogni sedia e ogni presa elettrica difettosa.

Il cinema colorato e scombussolato di Anderson
Anderson è il direttore di uno scalo internazionale dove ogni terminal ha una palette cromatica diversa e ogni gate è una storia a sé. Il suo cinema è formalista fino all’ossessione: simmetrie perfette, composizioni planimetriche, carrellate a 90 gradi e costumi che sembrano scelti da uno stilista con la fissa per le uniformi vintage. La narrazione spesso si muove come un annuncio di volo: chiara, scandita, a volte ripetitiva, ma sempre riconoscibile. Eppure, dietro la facciata da duty free, c’è una malinconia di fondo, una nostalgia per voli che non partono mai o per destinazioni che esistono solo sulle mappe stilizzate dei suoi film. Certo, il check-in è sempre rapido, ma la destinazione finale inizia a sembrare una vecchia sala d’attesa con vista pista.
Conclusioni
Se “La Trama Fenicia” fosse un viaggio, sarebbe quello in cui tutto fila liscio, ma alla fine ti accorgi di aver visitato solo la zona transiti. Anderson ci regala ancora una volta un volo impeccabile, con servizio a bordo di prim’ordine e vista panoramica su un mondo che ormai conosciamo a memoria. Ma, da passeggero veterano, non posso fare a meno di rimpiangere quell’ebbrezza da primo decollo, quando ogni atterraggio era una sorpresa e ogni scalo una scoperta. Ora, invece, mi sento come uno che aspetta il prossimo volo, sperando che il tabellone annunci finalmente una destinazione imprevista. Un’esperienza indimenticabile… come passare la notte su una sedia di plastica in aeroporto, con la speranza che il prossimo volo Anderson abbia almeno un po’ di turbolenza.
Il film è al cinema dal 28 maggio con Universal Pictures.
Regia: Wes Anderson Con: Benicio Del Toro, Mia Threapleton, Michael Cera, Scarlett Johansson, Tom Hanks, Rupert Friend, Bill Murray, Bryan Cranston, Benedict Cumberbatch, Jeffrey Wright, Hope Davis, Charlotte Gainsbourg, Riz Ahmed Anno: 2025 Durata: 101 min. Paese: Stati Uniti, Germania Distribuzione: Universal Pictures