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Il Gattopardo – Una soave reinvenzione incantevole – Recensione della serie tv con Kim Rossi Stuart e Benedetta Porcaroli

Il Gattopardo: Sorprendente, elegante e suadente serie tv distribuita su Netflix lo scorso 5 marzo.

Co-produzione europea, anglo-italiana, consta di sei puntate ben allestite e orchestrate con egregia sofisticatezza piacevolmente demodé dal regista Tom Shankland che s’è avvalso degli apporti collaborativi dei nostrani colleghi Laura Luchetti & Giuseppe Capotondi, i quali hanno diretto rispettivamente la quinta e quarta puntata.

Trasposizione televisiva, in formato dunque “fiction”, del celeberrimo, omonimo romanzo storico ad opera di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che ovviamente ispirò il famoso adattamento cinematografico del ‘63 di Luchino Visconti, tal Gattopardo non si prefigge assolutamente di competere qualitativamente con l’appena citatovi, impareggiabile opus avente per protagonisti Burt Lancaster, Claudia Cardinale ed Alain Delon, bensì, in modo decoroso e a tratti molto piacevole, senza pretese eppur parimenti con tocchi d’inaspettata classe e sopraffine recitazioni, intrattiene con sapido gusto e vivamente emoziona largamente. Imponendosi come un prodotto nient’affatto trascurabile, anzi, parecchio allettevole pur difettando, come esplicheremo nella seguente nostra recensoria disamina, in alcuni aspetti da noi poi evidenziativi.

Trama che, fedelmente, tranne qualche inevitabile, personale variazione e talune licenze poetiche, ricalca quella già descrittaci in modo superbo nel libro e nel capolavoro viscontiano. Ma le dovute differenze ne son la sua primaria forza peculiare…

La vicenda si svolge, in quel della Sicilia borbonica, nell’anno 1860 in cui Garibaldi, col suo nutrito e agguerrito manipolo, per meglio dire, non corposo ma tenace esercito della nota Spedizione dei Mille, fu prossimo ad invader la suddetta isola per annetterla al nuovo regno costituito al fine di unir l’Italia in una sola Nazione. Il rinomato, leggermente attempato principe di Salina, denominato Il Gattopardo (un magnifico Kim Rossi Stuart dall’encomiabile forza ipnotica) è naturalmente angustiato, sebben non voglia darlo a vedere, da tal imminente, annunciata invasione garibaldina che, se si concretizzasse nell’auspicato sogno, invero come sappiamo, divenuto realtà tuttora fortunatamente odierna, sgretolerebbe in un baleno ogni suo fastoso privilegio dorato e, giocando quivi di parole, durato dinasticamente da tempo immemorabile e generazionalmente tramandatosi lungamente in maniera inscalfibile.

Il suo casato è nobile e a suo avviso inviolabile, la sua faraonica dimora regalmente maestosa, anzi, giustappunto, principesca e sfarzosa, deve rimaner intattamente dunque per sempre sua e ogni suo diritto restar inalienabilmente intoccato. Perciò, è comprensibilmente turbato dai rivoluzionari moti in atti e allarmato dall’evolversi degli sconvolgenti avvenimenti che rischiano di metter a repentaglio perfino l’equilibro famigliare. Il suo giovane nipote, per esempio, Tancredi Falconeri (Saul Nanni), lo sta tradendo e desidera combattere a fianco dei ribelli “usurpatori” del suo trono, la sua giovanissima figlia Concetta Corbera (Benedetta Porcaroli), destinata inizialmente a farsi suora in convento, è temporaneamente tornata a casa ed è segretamente innamorata, ricambiata di Tancredi. Peraltro, intrattenne dapprima ed epistolarmente con lui, quando quest’ultimo partì in battaglia, addirittura un rapporto ignoto a suo padre, poi confidatogli, e il Gattopardo salvò successivamente Tancredi dalla pena di morte e conseguente uccisione capitale, in quanto “paternalisticamente” affezionatogli tanto pericolosamente quanto indissolubilmente…

Una volta conquistata la Sicilia, il Gattopardo s’arrende impotente, cedendo a qualche furbesco compromesso per potersi trasferire nell’estiva residenza di Donnafugata. Al che, irrompe come un fulmine a ciel sereno, l’attraente figlia del sindaco don Calogero Sedàra (Francesco Colella), di nome e di “fatto” Angelica (Deva Cassel) che scombussola con la sua malia tutta la compagnia, gettando nello scompiglio persino ogni piano d’amore consolidato o dato per assodato…

Cosa funziona ne Il Gattopardo

È vero, come generalmente si è letto e detto, molte scene in esterni presentano inquadrature in stile, come si suol dire, cartolinesco e la Sicilia è spesso filmata in modo patinato e visivamente “folcloristico”, altresì la direzione registica è attenta a non franare negli abusati cliché, anche di matrice figurativa, e sa puntualmente eluder tal marcato, negativo “stilema” con sapienti espedienti che oscurano le banalità nel trascenderle con oculata inventiva sia fotografica che “pittorescamente” coreografica.

I paragoni col film di Visconti ci paiono impropri, dinanzi a questo Gattopardo non si deve partir col piede sbagliato ed esserne quindi prevenuti, giudicandolo aprioristicamente in modo miope e superficiale, poiché quest’operazione è semplicemente una più che decorosa trasposizione a sé stante. A nostro avviso, ribadiamo, Il gattopardo riluce di vita propria e sfavillante incede, episodio dopo episodio, pur con qualche grossolanità, caduta di gusto e talune eccessive lungaggini, accuratamente senza quasi mai annoiare, giostrandosi con briosità delicata nell’inanellare, in modo argutamente creativo, puntate toccanti dalle vette perfino altamente romantiche.

Sorretto, ancor evidenziamo dalla sentita prova istrionica e torreggiante d’un Rossi Stuart che non fa rimpiangere il mitico Lancaster, stagliandosi infatti imponente per impari presenza scenica assai magnetica, d’una Porcaroli lodevole, commovente e quanto mai espressiva, d’un Nanni (Supersex),  nobile “erede”, inteso in senso stavolta attoriale, del ruolo che fu del compianto Delon, che pur con qualche evidente titubanza e acerbità, dovute giustificatamente alla sua “immatura” età recitativo-anagrafica, se ne districa allo stesso tempo con sfacciata, persuasiva sicumera e grintoso piglio invidiabili. Sfoderando la sua angelica bellezza diafana con sfrontatezza non poco conturbante ed erotica.

Astrid Meloni è Maria Stella Corbera di Salina ed è brava, perfettamente misurata, mentre, puntualizziamo per dovere di precisione, Angelica Sedara/Donna Bastiana, incarnata da Cardinale, ovviamente, nella pellicola di Visconti, è qui discretamente caratterizzata dalla fascinosa, quasi debuttante Deva Cassel. A volte spaesata, però. Nel ricchissimo cast di contorno, senza starvi in modo pleonastico a citarvi singolarmente tutti i valenti componenti, spiccano al solito Alessandro Sperduti (Tre piani) nei panni del colonnello Bombello e il sempre più maturo, ottimo, impeccabile Francesco Di Leva (Nostalgia, Adagio) il cui personaggio Russo, colorito e gaglioffo, è da lui cesellato con ammirabile ricchezza espressiva. Oltre a uno strepitoso Paolo Calabresi as Padre Pirrone, il cui ruolo è però sacrificato e il regista soltanto lo abbozza in maniera macchiettistica.

Perché non guardare Il Gattopardo

Decantatene le giuste lodi, a dispetto invece di molta Critica, ripetiamo sin allo sfinimento, becera e programmaticamente, negativamente già schieratagli contro ancor prima di prenderne approfondita visione oculata, Il gattopardo, altresì, di certo non è eccelso e sovente scade nelle classiche “toppe” da prodotto fiction, giustappunto, destinato specialmente alle masse, perciò incorre in qualche stereotipica ruffianeria compiacente il gusto medio. Vivendo di radiosi momenti perfino, osiamo dire, grandiosi e lirici, intervallati, ahinoi, da segmenti tipicamente impostati al melò ricattatorio e retorico che ne guastano la compattezza e la sua intrinseca bellezza. Sì, perché Il gattopardo è, altroché, una gran bella serie tv di cui dovremmo andarne fieri, anziché stroncarla pedantemente, sterilmente e pretestuosamente volerne a tutti i costi ravvisarne “madornali” errori che invece son inesistenti o soltanto perdonabili e irrilevanti ai fini del suo valore sia di messinscena estetico formale che di riuscita finale.

Fotografia sontuosa di Nicolaj Brüel (Pinocchio), splendidi costumi e mastodontiche musiche firmate Paolo Buonvino.

Il gattopardo forse, anzi, senz’ombra di dubbio, è una serie tv che andava molto scorciata e che, come si suol dire, smarrendosi in digressioni futili a iosa, n’è appesantita ed inficiata. Ma, pur nella prolissa interezza artificiosa, a tratti tediosa, ci ha veramente avvinto e sostanzialmente convinto.

Regia: Tom Schankland, Giuseppe Capotondi, Laura Luchetti, Tom Shankland Con: Benedetta Porcaroli, Simona Distefano, Kim Rossi Stuart, Deva Cassel, omano Reggiani, Saul Nanni, Paolo Calabresi, Greta Esposito, Francesco Giulio Cerilli, Ludovica Nasti, Francesco Colella, Astrid Meloni Anno: 2025 Numero episodi: 6. Paese: USA, Italia Distribuzione: Netflix

About Stefano Falotico

Scrittore di numerosissimi romanzi di narrativa, poesia e saggistica, è un cinefilo che non si fa mancare nulla alla sua fame per il Cinema, scrutatore soprattutto a raggi x delle migliori news provenienti da Hollywood e dintorni.

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2 commenti

  1. Recensione obiettiva. Come dovrebbero essere tutte… C’è sempre qualcosina che può non essere ‘giusta’, in un lavoro seriale o un film. Tuttavia sono stati esaminati dettagliatamente i vari aspetti di quello che per me continua ad essere un Kolossal, però attuale. Consiglio di guardarlo con occhi “vergini”. E… viva Kim Rossi Stuart, attore serio , espressivo, discreto, bravissimo!

    • Grazie per il gradito commento, complimentoso ed esaustivo. Ribadisco, la serie tv Il gattopardo è ottima, dunque era importante sottolinearlo.

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