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Final Destination: Bloodlines – Quando la Morte fa Check-in a Tirana – Recensione

Final Destination: Bloodlines: Cronaca di una mattinata rovente tra sottotitoli albanesi, ironia splatter e déjà-vu cinematografici

😈 Trama

Immaginatevi turista a Tirana, giugno, 28 gradi all’ombra, sudore che scivola come CGI su una scena di morte, e la scelta di rifugiarsi in una sala con aria condizionata e sottotitoli in albanese. Ecco Final Destination: Bloodlines, sesto giro sulla giostra della Morte, dove la falce è ormai un accessorio fashion e la sfiga ha un senso dell’umorismo tutto suo.

Questa volta, la famiglia Reyes si ritrova a dover schivare una serie di morti creative orchestrate da un destino che sembra aver seguito un corso accelerato di ingegneria Rube Goldberg. Il tutto condito da premonizioni, sensi di colpa e un’inevitabile carneficina a catena, come da tradizione.

“In Final Destination: Bloodlines il vero colpo di scena è che la Morte ha il GPS: ti trova anche se cambi continente, lingua e pure sottotitoli.”

🔪 Cosa Funziona in Final Destination: Bloodlines

Splatter & Fatalismo: Il film non lesina sulle morti: ogni scena è una piccola sinfonia di sangue e oggetti di uso quotidiano che diventano strumenti di tortura degni di un catalogo IKEA infernale. La regia di Zach Lipovsky e Adam Stein dosa bene la suspense, alternando cringissimo e risate nervose.

Comicità (in)volontaria: Alcuni dialoghi sono così piatti che fanno il giro e diventano cult, mentre certe morti sembrano pensate da uno sceneggiatore che aveva finito il caffè ma non la fantasia. La scena della torre panoramica e il barbecue assassino sono già meme in potenza.

Un pizzico di cuore: Per la prima volta, la saga prova a farci affezionare ai personaggi. Non ci riesce del tutto, ma almeno quando qualcuno muore ci si sente vagamente in colpa a ridere.

“La saga di Final Destination è come il buffet dell’hotel: ogni volta speri in qualcosa di nuovo, ma trovi sempre le stesse uova strapazzate… e qualcuno che si strozza.”

🥵 Perché Non Guardare Final Destination: Bloodlines

Déjà-vu Mortale: Se cercate innovazione, qui la troverete solo nei sottotitoli in albanese. La formula è la stessa dal 2000: premonizione, scampato pericolo, morte a catena, repeat. La Morte, come un vecchio impiegato statale, non aggiorna mai il software.

CGI Overdose: Alcune scene sembrano uscite da un tutorial di After Effects per principianti. Il sangue digitale scorre più della Rakia nei bar di Tirana.

Dialoghi da Telenovela: A volte sembra di assistere a una soap opera balcanica con guest star la falce.

“La vera suspense? Capire se i personaggi moriranno prima per la sfiga o per le loro scelte da premio Darwin.”

💀 Il Cinema Horror e le Morti della Saga

La saga di Final Destination è la versione horror del Monopoli: puoi cambiare percorso, ma alla fine passi sempre dal Via (leggasi “obitorio”). La vera protagonista non è la Morte, ma il senso di colpa e l’ansia da sopravvissuto.

Ogni film è un saggio su come la vita sia fragile quanto un bicchiere di birra dimenticato sul bordo di un balcone ventoso.

Le morti sono sempre state il piatto forte: ingegnose, sadiche, a volte così sopra le righe da diventare parodia di sé stesse. Bloodlines aggiunge qualche twist familiare, ma il menù resta quello: suspense, ironia nera e una dose di filosofia spicciola sul destino che non perdona.

La saga ha lasciato il segno nel cinema horror proprio per questa miscela di splatter e riflessione esistenziale, anche se ormai la ricetta comincia a sapere di riscaldato.

“Se pensate che la vostra giornata sia andata storta, provate a essere un personaggio di Final Destination: anche il caffè della mattina può ucciderti. Letteralmente.”

🏖️ Conclusioni

Guardare “Final Destination: Bloodlines” a Tirana, tra turisti sudati e sottotitoli che traducono “You can’t cheat death” in un perfetto “Nuk mund ta mashtroni vdekjen”, è un’esperienza quasi meta-cinematografica. Il film diverte, fa saltare sulla poltrona e strappa qualche risata, consapevole di essere un blockbuster che non si prende troppo sul serio.

Ma la sensazione è quella di aver prenotato una vacanza in un resort che conosci già: ti godi il panorama, ma il buffet è sempre lo stesso.
Se amate l’ironia splatter e la filosofia da bar della morte inevitabile, fatevi avanti. Se invece volete qualcosa di nuovo, meglio una passeggiata sotto il sole di Tirana. Almeno lì, l’unico pericolo reale è il colpo di calore.

Al cinema dal 15 Maggio con Warner Bros.

Regia: Zach Lipovsky, Adam B. Stein Con: Brec Bassinger, Teo Briones, Kaitlyn Santa Juana, Richard Harmon, Anna Lore, Owen Patrick Joyner, Max Lloyd-Jones, Rya Kihlstedt, Tony Todd Anno: 2025 Durata: 100 min. Paese: Stati Uniti Distribuzione: Warner Bros. Pictures / New Line Cinema

About Davide Belardo

Editor director, ideatore e creatore del progetto Darumaview.it da più di 20 anni vive il cinema come una malattia incurabile, videogiocatore incallito ed ex redattore della rivista cartacea Evolution Magazine, ascolta la musica del diavolo ma non beve sangue di vergine.

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