Dept. Q: Un’abissale indagine misterica nei corridoi d’un delittuoso crimine e rapimento angoscianti e macabri –
A distanza di circa tre mesi dalla sua globale distribuzione in streaming su Netflix, in quanto precisamente emessa a maggio dell’anno corrente, nelle righe a venire disamineremo l’intrigante, profondamente perturbante serie televisiva intitolata Dept. Q e da noi “sottotitolata” con Sezione casi irrisolti.
Ne indagheremo con calma i pregi, sottostante riferendoveli meticolosamente senza lasciar nulla al caso ed è quanto mai il caso di dirlo, perdonateci per il voluto gioco di parole, scovandone i difetti (invero assai pochi) e mettendoli in evidenza, addentrandoci a passo felpato nella sua avviluppante spirale sia visiva che emozionale, tanto “maliziosa” ad alto tasso adrenalinico e metaforicamente “peccaminoso”, quanto soavemente, brillantemente deliziosa, in un aggettivo, peraltro a nostro avviso pertinente, maestosa.
All British, ovvero interamente girata nel Regno Unito e con attori di nazionalità giustappunto britannica, soprattutto scozzesi, Dept. Q consta di nove episodi consistenti, magmaticamente seducenti e dal ritmo incalzante, della variabile durata che oscilla dai tre quarti d’ora circa ai settanta minuti cadauno.
Ideata da Scott Frank (La preda perfetta) con l’apporto d’idee create da Chandni Lakhani, e da lui stesso vicendevolmente diretta integralmente assieme ad Elisa Amoruso, principalmente si basa sull’omonima saga di novelle partorite dalla fervida mente onirica e, potremmo dire, concedeteci tal preziosismo espressivo, meandricamente contorta e finissima del danese scrittore Jussi Adler-Olsen.

La tenebrosa vicenda, nelle varie, appassionanti e tetre puntate bellamente allestiteci e distillate con eleganza formale veramente rilevante e ammaliante, verte in particolar modo sulle “curiose” indagini di un arcigno e coriaceo, altresì misantropo e caratterialmente spigoloso, perlomeno all’apparenza, forse capziosa e superficiale, investigatore Capo della Polizia d’Edimburgo, di nome Carl Morck (Matthew Goode, Freud – L’ultima analisi).
Il quale è ritornato in servizio dopo un comprensibile e difficile momento di défaillance esistenziale, provocatogli in seguito a una violenta sparatoria in cui morì una recluta e rimase paralizzato il suo affezionato amico collega James Hardy (Jamie Sives). N
Nel frattempo, gli organi governativi han istituito una poliziesca sezione speciale, nominata Dept. Q, preposta a indagar in merito ai cosiddetti “cold cases”, ovverosia i crimini insoluti su cui aleggia ancor un nerissimo alone di mistero sulfureo e sui quali finalmente è necessario far chiarezza, svelandone singolarmente l’insabbiata e/o giammai svelata verità ancor ignota, celata, sepolta e, comunque sia, delle più raggelanti da mettere i brividi e d’accapponar la pelle immantinente.
Su inderogabile direttiva della ferrea sovrintendente Moira Jacobson (l’eggersiana Kate Dickie, The Witch, The Northman), a Morck, Sherlock Holmes ante litteram, affiancato per l’occasione dall’ex policeman siriano Akram Salim (Alexej Manvelov), quest’ultimo inizialmente sol addetto alle pulizie dell’ufficio scalcinato del seminterrato ove Morck è stato spedito, poi via via sempre più affiatatogli e in simbiosi operativa à la John Watson sui generis, e dalla problematica agente investigativa e ispettrice Rose Dickson (Leah Byrne), simpatica ma affetta da varie “turbe” psichiche quali il disturbo ossessivo compulsivo e quello da stress post-traumatico, vien assegnato il valoroso eppur al contempo altamente rischioso compito d’esser il primario supervisore ed “eroe” temerario di tal missione indagatoria molto profonda e angosciante… Per noi spettatori avvincente.

Giocoforza, il “duro” Gorck dovrà interfacciarsi sia coi suoi partner lavorativi che con un’umana realtà dedalica e complessa popolata da uomini e donne dei più sfaccettati e sovente pericolosi.
Inoltre, i tre suddetti nostri beniamini si concentreranno, unendo appassionatamente le forze in tal ingeneratasi congiuntura dai risvolti senza dubbio inquietanti, su un mostruoso caso di missing dai contorni glaciali. Riguardante la terribile scomparsa del fratello disabile, William (incarnato pregevolmente e, sotto ogni punto di vista, con molta sensibilità da Tom Bulpett), d’una ex procuratrice e avvocatessa di grido, Merritt Lingard (Chloe Pirrie), in passato invisa al suo corrotto ambiente di spietate iene affariste e prive di scrupoli morali, per di più disturbata da un invisibile persecutore dalle fattezze prima indefinite, quindi lentissimamente lampanti, che agì e forse ancor biecamente agisce nell’ombra. Seminando paura, opprimendola e rapendola nell’oscurità d’un tormentante terrore agghiacciante…
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Probabilmente, tenendola segregata in una speciale camera iperbarica, un’avveniristica prigione bunker ipertecnologica che par, in versione mignon e ancor più claustrofobica, la navicella Nostromo di Alien, poiché ai tempi del suo operato in campo giudiziario, secondo qualcuno (il malintenzionato di turno?) non difese adeguatamente la sbandata ma innocente e chissà se redentasi Kirsty Atinks (una magnifica Ellen Bannerman in una fulminea apparizione incredibile).
Ma lo stalker di Lingard è uno soltanto? E chi è, in verità, l’apparentemente integerrimo e insospettabile suo ex compagno di lavoro Stephen Burns (un algido e luciferino Mark Bonnar)? Intanto, Morck si sta innamorando della provocante psicologa Dr. essa Rachel Irving (Kelly Macdonald). Sotto la sua scorza d’uomo tutto d’un pezzo, Morck possiede invero, intrinsecamente e in fondo in fondo, un cuore tenero e romantico?
Infine, giocherà un ruolo chiave, in tal avventura mortale e mortifera, anche la badante di William, alias Claire Marsh (Shirley Henderson)? E chi è, anzi fu, Sam Haig (un ottimo Steven Miller), uno degli amanti giovanissimi e segreti della riservatissima e terribilmente ambiziosa Lingard? Ma il vero nome di Sam Haig potrebbe essere Lyle Jennings?
Adesso però basta con le domande. Infatti, ci par d’avervi rivelato anche troppo, seppur non “commettendo” spoiler impropri che naturalmente v’avrebbero nociuto alla visione di tal spettacolare serie tv giustamente osannata dalla critica in generale che ci trova sostanzialmente, in gran parte, concordi.

Cosa funziona in Dept. Q
Vibrante, meravigliosamente recitata da tutti, con un Goode una spanna sopra a chiunque, carismatico e ipnotico malgrado talvolta la “sgradevolezza” del suo personaggio rischi di prender il sopravvento, di conseguenza appannandone la complessità, dunque parimenti offuscar la sua recitativa performance lucente, e con una Pirrie da lasciar senza fiato, il cui magrissimo viso smunto ma atipicamente attraente s’imprimerà, potete scommettervi, immediatamente nella vostra memoria e mente, diretta senza sbavature ma con impeccabile stile calibrato, Dept. Q centra il bersaglio e certamente, datene le lodi critiche ricevute e l’audience riscontrata, sarà prossimamente sviluppata in maniera, ovviamente, non antologica, bensì in un sequel seriale con un altro caso di detection a sé stante da ispezionare, vivisezionare e studiare.
Pochi giorni fa, infatti, ne è stata ufficializzata la notizia. Ovvero, Dept. Q è stata rinnovata per una seconda, attesissima stagione tutta da godere.

Perché non guardare Dept. Q
Dept. Q risente, ahinoi, d’una certa irritante lentezza ed è inficiata, fortunatamente però in modo non lesivo della sua diegetica compattezza, da digressive lungaggini superflue in molti suoi segmenti che risultano soporiferi e poco interessanti. Appesantendosi e un po’ annoiandoci, dettavi onestamente e senz’infingimenti.
In conclusione: è una serie tv che merita ampiamente la visione ma non ulteriori revisioni da parte nostra, sicurissimi come siamo del suo valore indiscutibile. Necessita di approfondimenti, va quindi financo riguardata, si distingue per il suo dark humor al vetriolo e la vena sarcastica che alleggerisce la tensione dei suoi attimi più allucinanti.
Da confrontare con la fincheriana Mindhunter se vi diletterà sbizzarrirvi in stimolanti parallelismi. Quest’ultima, una serie, ahinoi, interrottasi alla seconda stagione (speriamo di tutto cuore sia rivivificata e prosegua il suo splendido viaggio filmico), ovviamente differente ma parimenti con molte speculari analogie con Dept. Q per concezione, ingegnosità e struttura narrativa.
Disponibile dal 29 Maggio su Netflix.
Ideazione: Scott Frank, Chandni Lakhani Cast: Matthew Goode, Chloe Pirrie, Alexej Manvelov, Leah Byrne, Jamie Sives, Kelly Macdonald Anno: 2025 Episodi: 9 (durata 42–71 min) Paese: Regno Unito Distribuzione: Netflix