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A Working Man – Quando il martello incontra il Kalashnikov – Recensione

A Working Man: Jason Statham torna a spaccare mascelle, e io – Boris “Mano di Piombo” Romanov – approvo. Ma con qualche “Da…” e un paio di pugni in meno, forse uscivo più contento.

RECENSIONE SCRITTA DA UN SICARIO DELLA MAFIA RUSSA (in pausa pranzo tra un colpo e l’altro)

Ah fratelli miei, oggi vi parlo di A Working Man, film che è come il borsch: caldo, violento, ma ogni tanto ti lascia col dubbio se ci sia davvero la carne o solo patate.

Jason Statham – o come lo chiamiamo da queste parti, “Il bulldog inglese con le mani di cemento” – interpreta Levon Cade. Un ex commando che ora fa il muratore, ma attenzione! Non è che posa mattoni e si fa il panino. No. Lui posa i nemici. In fila. A terra. E poi li calpesta. Da.

Trama (o quello che serve sapere prima che partano i bang bang)

Levon cerca una vita tranquilla, tipo dacha fuori Mosca con samovar e silenzio. Ma niente da fare. Figlia del suo capo viene rapita, e lui riprende la carriera come giustiziere freelance. Entra in scena con più colpi di mitragliatrice che battute. E qui parte il balletto: esplosioni, pugni, inseguimenti… e un paio di cattivi che sembrano usciti da un’altra dimensione.

Uno pare Zio Fester dopo tre cicli di steroidi e una sessione di crossfit. L’altro? Un vampiro emo appena uscito da Twilight, con occhiaie più scure della mia fedina penale. Ma fanno il loro mestiere: li odi da subito. Bravo regista, Dasvidania alla sottigliezza.

Cosa funziona in A Working Man (spoiler: le botte)

Le Botte Educate: Statham ti insegna che le mani servono per costruire, ma anche per demolire. Le coreografie sono belle, precise, come una vodka fatta in casa: bruciano ma soddisfano.

Dialoghi da Fratellanza: Poche parole, ma giuste. Frasi tipo “lasciami in pace” o “ti spezzo come uno stecchino”. Comm(U)ovente.

Risate Involontarie: Tra i baffi del cattivo e certe scene dove si spara più di quanto si respiri, il risultato è che ti trovi a ridere mentre qualcuno viene lanciato da un balcone. Successo.

Perché non guardare A Working Man (e qui arriva il pugno nello stomaco):

Trama? Che trama?: Sembra scritta tra un colpo di vodka e l’altro. Va dritta come un proiettile ma senza troppe deviazioni. Un po’ prevedibile.

Statham è Statham: Il che è bello… ma pure sempre lo stesso. Non si spettina mai. Mai un graffio serio. Neanche un po’ di sudore. Non è umano, è un robot da cantiere.

L’adattamento italiano del titolo: A Working Man è ok, ma se lo avessero chiamato “Uomo che Spacca Tutto” o “Muratore della Morte” forse ci prendevamo meglio.

I cattivi sembrano scappati da un cosplay: Uno sembra Dracula in fase detox, l’altro un barile di birra con il volto di Zio Fester.

Conclusione (col bicchiere di vodka in mano e un sospiro)

A Working Man è come una rissa ben fatta: non ti cambia la vita, ma la sera ci ripensi e sorridi. Azione, muscoli, fratellanza virile e una buona dose di bang bang. Fa il suo dovere, ma non si merita medaglia d’oro. Diciamo medaglia di ferro battuto, come il cancello di casa di nonna al paese.

Lo consiglio a chi ama i film dove si parla poco e si mena tanto. E se siete nostalgici delle vecchie glorie anni ’80, qui ci trovate il sapore giusto.

E ora, fratelli… io torno al lavoro.
Dasvidania! 💣🪓💪

Recensione sponsorizzata da Boris Romanov, onesto imprenditore del settore “problem solving ad alto impatto” e amante del cinema d’azione e delle polpette di nonna Galina.

Il film è al cinema dal 10 Aprile con Warner Bros.

Regia: David Ayer Con: Jason Statham, Jason Flemyng, Merab Ninidze, Maximilian Osinski, Cokey Falkow, Michael Peña, David Harbour, Noemi Gonzalez, Emmett J. Scanlan, Eve Mauro, Andrej Kaminsky, Greg Kolpakchi, Piotr Witkowski, Chidi Ajufo, Ricky Champ, Max Croes, Kenneth Collard, Richard Heap, Joanna DeLane, Muki Zubis, Alexander Bracq, David Witts, Wayne Gordon, Daniel Lundh, Eddie J. Fernandez, Alana Boden, Sophie Craig, Neil Bishop, Andrea Vasiliou Anno: 2025 Durata: 116 min. Paese: Gran Bretagna, USA Distribuzione: Warner Bros Italia

About Davide Belardo

Editor director, ideatore e creatore del progetto Darumaview.it da più di 20 anni vive il cinema come una malattia incurabile, videogiocatore incallito ed ex redattore della rivista cartacea Evolution Magazine, ascolta la musica del diavolo ma non beve sangue di vergine.

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