Un Amore – Recensione della serie tv di Francesco Lagi con Stefano Accorsi e Micaela Ramazzotti. Disponibile in esclusiva su Sky e Now.
Oggi finalmente recensiamo l’appena conclusasi ed immessa, bella e gradevole, sebbene non eccezionale, tantomeno memorabile, però, ripetiamo, decisamente guardabile, serie tv Sky, disponibile in streaming anche su Now, intitolata Un amore. Che ha debuttato lo scorso 16 Febbraio, è diretta da Francesco Lagi e consta di sei episodi della durata cadauno di circa un’ora. Un amore non è da confondere col famoso libro omonimo di Dino Buzzati da cui derivò la trasposizione filmica, nel ‘65, di Gianni Vernuccio, e soprattutto con la pellicola, sempre con l’identico titolo, del 1999 e firmata da Gianluca Maria Tavarelli con Fabrizio Gifuni e Lorenza Indovina.
Qui, i protagonisti son invece Stefano Accorsi (Veloce come il vento, Marilyn ha gli occhi neri, Radiofreccia) e Micaela Ramazzotti (La prima cosa bella), inoltre, il soggetto di partenza e di conseguenza la sceneggiatura sono assolutamente originali e ad opera dello stesso Lagi, a partire da un’idea creativa di Accorsi che di Un amore ne è, diciamo, ideatore e fautore, in concomitanza con Enrico Audenino.
Accorsi, infatti, ha fortemente desiderato che la seguente miniserie episodica, nelle prossime righe da noi velocemente, altresì esaustivamente disaminata di panoramica recensoria, venisse realizzata e in particolar modo che venisse girata quasi interamente nella sua natia, amata Bologna, luogo principale della vicenda narrataci la cui trama, sinteticamente, sottostante v’enunceremo nei suoi maggiori e imprescindibili tratti salienti:
Alessandro e Anna (rispettivamente incarnati da Luca Santoro & Beatrice Fiorentini da ragazzi, da Accorsi e dalla Ramazzotti da adulti) sono due adolescenti spensierati e un po’ spaesati che, per puro caso, durante un viaggio interrail verso Barcellona, si conoscono, innamorandosi l’uno dell’altra all’istante.
Un colpo di fulmine improvviso per un amore, candido e forse non consumato, destinato a svanire fugacemente e nel giro brevissimo d’una dolce estate giovanile? Molti anni più tardi, Alessandro torna a Bologna per trattenersene soltanto qualche giorno e soprattutto per rincontrare sua madre (Ottavia Piccolo).
Con suo enorme dispiacere, apprende che sua madre è afflitta da un male incurabile e le resta poco da vivere. Giocoforza, al fine d’assistere amorevolmente la sua genitrice, è costretto a restare, decisamente più a lungo rispetto ai suoi iniziali piani di partenza, nella sua natale città delle celeberrime Due Torri.
Al che gli torna in mente Anna che a Bologna ancora risiede ed è ora però sposata col suo compagno Guido (Alessandro Tedeschi) ma è felicemente appagata e sentimentalmente, vicendevolmente ricambiata? Alessandro la contatta… e qui ci fermiamo per non rivelarvi altro e non sciuparvene la visione.
Volutamente nascondendovi le piacevoli sorprese che durante questo viaggio, non solamente filmico, bensì proustiano e perfino felliniano di memorie e dolci, emozioni recuperate e vigorosamente rivissute intensamente, incrocerete tra flashback emotivamente densi di pathos romantico, amicizie ricomparse o sol ancor più consolidate e naturalmente un amore… ritrovato e forse, abbandonato ma chissà, riabbracciato, febbrilmente deflagrato ancora e ridestatosi estaticamente d’incanto caldo, accompagnato in modo soave da lieti e vibranti brividi potenti.
Cosa funziona in Un Amore
Lirico, delicato, altresì sovente naïf in maniera chissà se, in ogni senso, ricercata, genuinamente semplice e spesso gustosamente sciocchino, nella sua accezione più positiva, Un amore, a prescindere dal suo impianto assai convenzionale e perfino a tratti banale, poco originale a base di totale già visto, al contempo però sofisticato, anche a livello formale, nella sua miscela, non pretenziosa, intrattiene e commuove.
Lagi, pur non spiccando per argutezza registica e particolare inventiva, possiede la mano giusta e sensibile, coadiuvato dalla sobria recitazione adeguata, bellamente asciutta, dell’affiatato duo Accorsi-Ramazzotti in perfetta sintonia non solo recitativa, bensì anche professionalmente ispirata e molto empatica.
Sono però i giovanissimi Santoro e l’eccellente, assai espressiva Fiorentini a brillare fulgidamente. Tutto il cast, aggiungiamo, è lodevole, decisamente all’altezza, malgrado, qua e là, talune incertezze e una dizione non sempre consona alla felsinea cadenza. Ottimi infatti anche Tedeschi, Ivan Zerbinati nei panni del miglior amico bolognese di Alessandro/Accorsi, la veterana Piccolo e, come si suol dire, last but not least, lo strepitoso Andrea Roncato (La California) nel breve ma incisivo, volontariamente macchiettistico e corposo, in senso carismatico, ruolo del compagno della madre di Alessandro.
L’ambientazione di Bologna è molto pittoresca e Lagi incede con gusto in lunghe riprese, fascinose e suggestive, sovente notturne, soffermandosi sugli scorci migliori del capoluogo emiliano, non mancando di filmarne volentieri il medievalistico centro storico, i suoi decumani dedalici, coi loro caratteristici porticati, e le sue parti monumentali più note, quali Piazza delle Sette Chiese, quella Maggiore e la svettante, maestosa Basilica di San Luca che “occhieggia” da lassù…
Cosa non funziona in Un amore
Un amore, a nostro avviso, doveva essere un lungometraggio e non una serie a episodi. In quanto sarebbe stato un buon film italiano ma il formato seriale rende e trasforma Un amore molto efficace nei primi due episodi, però a lungo andare un prodotto troppo frammentario, prolisso, leggermente ripetitivo.
Ripieno d’incongruenze narrative e perfino assurdità che non staremo ivi a spiegarvi in quanto non ce ne pare la sede adeguata. Ci limitiamo sol col dirvi che, fin dapprincipio, qualcosa non torna in maniera macroscopica e chiara.
Per esempio, come mai tali due succitati innamorati da una vita, per delle decadi abbondanti, si scrissero solamente tramite un vetusto, per quanto romantico, financo in senso lato, rapporto epistolare senza neppur scambiarsi o spedirsi una minima fotografia o un’immagine ricordo? Perché mai Alessandro/Accorsi, per tempo immemorabile, sebbene tornò, più e più volte, a Bologna, incontrando sua madre frequentemente, si decise a contattare Anna solo nella circostanza in cui, giustappunto, sua madre divenne anziana e morente? E soprattutto perché, nei riguardi di Anna/Ramazzotti, si fece vivo dopo un’infinità temporale così inspiegabile? Le inverosimiglianze, diciamo, abbondano ingiustificatamente in modo troppo netto e madornale.
Per di più, sottolineiamo che Un amore, nel suo eccessivo prosieguo, disperde notevolmente la sua intima essenza, smarrendosi in digressioni, patetici e prevedibili siparietti melodrammatici e “sketch” scontati, secondo noi, inutili che ne sviliscono la forza originaria. Inserendo, un po’ volgarmente, superflue scene di sesso ad alta gradazione erotica. Peccato.
È comunque una serie inaspettata, ampiamente promuovibile che, se fosse stata scorciata e maggiormente asciugata, meglio concepita anche sul versante concernente la scrittura di alcuni passaggi scoordinati e slabbrati, sarebbe stata addirittura, e non esageriamo, meravigliosa e molto più centrata.
Ciononostante, vivamente ve la consigliamo sentitamente.
Disponibile in esclusiva su Sky e Now dal 16 febbraio.
Regia: Francesco Lagi Con: Stefano Accorsi, Micaela Ramazzotti, Alessandro Tedeschi, Andrea Roncato, Ivan Zerbinati, Luca Santoro, Beatrice Fiorentini, Ottavia Piccolo Anno: 2024 Durata: 6 episodi (45/60 min.) Paese: Italia Distribuzione: Sky e Now