True Detective: Night Country, recensione degli episodi finali della serie tv con Jodie Foster e Kali Reis
Ebbene, dopo aver puntigliosamente disaminato il primo, sfolgorante episodio della quarta stagione di True Detective, sottotitolata Night Country, avente per protagoniste assolute le private investigatrici rispettivamente incarnate da una bravissima Jodie Foster (Il silenzio degli innocenti) e da un’inaspettatamente talentuosa Kali Reis, dopo aver compiuto una breve ma al contempo approfondita esegesi delle precedenti stagioni scritte da Nic Pizzolatto, avendo conclusone per l’appunto il quarto capitolo mozzafiato, ivi e nelle prossime righe l’analizzeremo in toto, eviscerandovelo criticamente e ci auguriamo compiutamente in modo esaustivo senz’incorrere in spoiler impropri. La trama già ampiamente l’enunciammo, quindi ci par qui pleonastico ripeterla. Altresì, a mo’ di promemoria utile, ci par importante nuovamente sintetizzarvela molto concisamente:
Tra i freddi ghiacci polari di un’Alaska perennemente avvolta, oltre che dal gelo asfissiante, da una notte interminabile, le scafate detective Liz Sanders (Foster) e la sua nemica-amica, potremmo dire, collega Evangeline Navarro (Reis) stanno strenuamente indagando su una terribile sparizione e macabra morte glaciale, in ogni senso, di sette scienziati che dapprima stavano lavorando in una stazione segreta. Son fatalmente morti in maniera accidentale, perché mai sono rimasti intrappolati fra la neve e crepati assiderati? Sono stati ibernati oppure, ferocemente, trucidati da qualcuno o qualcosa prima di rimanere inermi, privi d’ogni vita, incastrati nella prigionia eterna d’una tremenda trappola micidiale?
Cosa funziona in True Detective: Night Country
Dopo il bel, primo episodio, True Detective: Night Country parve incepparsi narrativamente, accartocciandosi in atmosfere suggestive, fotograficamente dense di beltà estetica stordente, però spogliate d’ogni struttura, a livello di trama, scarna, pressoché inesistente, robusta e in grado di reggerne l’apparato tecnico-visivo. È soltanto dal quarto episodio in poi, cioè a metà strada del suo viaggio constante di sei episodi, che True Detective: Night Country finalmente carbura e davvero avvince. Invero, per l’esattezza e doverosa giustezza, diciamo, “cronachistico”-recensoria, dalla fine del terzo episodio in avanti. La regista Issa López, dopo pedanti, per quanto ammalianti, ripetiamo, digressioni visionarie e pindarici voli tanto sfolgoranti e belli a vedersi quanto sostanzialmente poco proficui sul versante contenutistico, abbastanza inutili ai fini dell’intreccio, ecco che comincia magistralmente a svelare metaforicamente le carte, spiazzandoci con colpi di scena emananti vivida suspense degna di nota.
Quivi, True Detective: Night Country si vivifica, assume corposità, senso ed emozionalmente (ci) ravviva, tenendoci col fiato sospeso sin alla sua fine sorprendente e incantevole, spettrale, colpendo pienamente nel segno. La Foster & la Reis, apparentemente una coppia improponibile e, a prima vista, mal assortita, parimenti, col trascorrere degli episodi, ci è sembrata sempre più, non sol professionalmente, efficacemente affiatata. Naturalmente, non ci riferiamo sol all’amicizia, inerente i characters, via via solidificatasi, durante lo sviluppo degli episodi. La Foster e la Reis, inizialmente, infatti, c’apparvero poco in sintonia sia come attendibili partner, per quanto concernette i rispettivi personaggi da lor incarnati, che soprattutto per ciò che riguardò il loro feeling prettamente lavorativo. Lentamente poi crescendo in toto e in maniera soddisfacente.
Cosa non funziona in True Detective: Night Country
True Detective: Night Country, dunque, nel suo insieme e amalgama definitiva è appieno promuovibile e una serie imperdibile, rivelatasi abbastanza vincente. Eppur è ripiena di difetti indubbiamente rimarchevoli e madornali. A partire, innanzitutto, da una lentezza narrativa, specialmente nei primi episodi, davvero soporifera e mal allineata alla magica e linda fotografia e cura scenografica ineccepibili.
Inoltre, ci duole ammetterlo e di nuovo amaramente constatarlo, la prima stagione con Matthew McConaughey e Woody Harrelson, per quanto imitata e “riciclata” a iosa e in ogni possibile, immaginabile variazione tematica, risulta a tutt’oggi irraggiungibile e insuperata.
Nel cast, oltre ovviamente alla Foster, alla Reis e al sempre preciso John Hawkes, si è fatto notare il giovane e talentuoso Finn Bennett nei panni dell’assistente poliziotto Peter Prior. Infine, menzione speciale per la sempre ottima, qui assai inquietante Fiona Shaw.
Disponibile in esclusiva su Sky Atlantic e Now a partire dal 15 Gennaio.
Regia: Issa López Con: Jodie Foster, Kali Reis, Fiona Shaw Anno: 2024 Durata: 6 episodi (57/60 min) Paese: USA Distribuzione: Sky, Now