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Ripley – Recensione della Serie TV Netflix

Ripley: La recensione della Serie TV Netflix con Andrew Scott, Johnny Flynn e Dakota Fanning

Oggi recensiamo la fascinosa, inquietante e al contempo ipnotica serie tv appena immessa su Netflix, precisamente in data 4 aprile e distribuita in contemporanea a livello globale, ovverosia Ripley.

Constante di otto episodi della durata cadauno di un’ora circa, Ripley è una serie televisiva concepita, scritta e diretta dal mirabolante, estroso e sempre più pregiato Steven Zaillian.

Sceneggiatore premio Oscar per Schindiler’s List, writer di Risvegli, di The Irishman e de L’arte di vincere, soltanto per citare alcuni dei suoi oramai innumerevoli lavori notevoli e di primaria rilevanza, autore di altri importanti script che non staremo ivi ad elencare per non esservi pedantemente pleonastici, oltre che director sia per il cinema che per la televisione. E, a proposito di prodotti seriali, è doveroso e imprescindibile citare The Night Of – Cos’è successo quella notte? Opus mastodontico e magistrale per l’emittente HBO.

Stavolta, Zaillian s’è cimentato col suo personale e inventivo adattamento del celeberrimo romanzo di Patricia Highsmith, vale a dire, The Talented Mr. Ripley, già in precedenza trasposto cinematograficamente, più precisamente, nel ‘60 con Delitto in pieno sole firmato René Clément con Alain Delon e nel ‘99 con Il talento di Mr. Ripley per la regia del compianto Anthony Minghella e interpretato da Matt Damon, Jude Law & Gwyneth Paltrow.

Pellicole, quest’ultime, ci teniamo a specificarlo per non creare confusione, ben distinte e a sé stanti rispetto al film L’amico americano di Wim Wenders e a Il gioco di Ripley di Liliana Cavani, opere invece tratte da Ripley’s Game, naturalmente sempre partorite dalla fervida e geniale penna della sofisticata e succitata Highsmith.

Puntualizzatovi ciò, arriviamo ora alla disamina nostra recensoria del Ripley quivi da noi preso in questione.

La sua trama ricalca molto fedelmente e pressoché integralmente quella, giustappunto, del romanzo originario, sottostante sintetizzatavi, sebbene Zaillian, con tal sua creativa invenzione, sovente la riadatti a gusto proprio, soprattutto estetico, oltre che ascrivibile in toto alla sua incisiva e personale poetica, apportandovi svariati innesti e sfumate, tanto leggiadre quanto leggere eppur sostanziose variazioni tematiche.

Nella caotica e rutilante, sfavillante ma tetra e notturna New York degli anni sessanta, l’elegante e misterioso Thomas Ripley (incarnato da Andrew Scott), abbreviato in Tom, è ingaggiato dal signor Herbert Greenleaf (Kenneth Lonergan, Manchester by the Sea, Terapia e pallottole, Gangs of New York, Un boss sotto stress) affinché rintracci, più che altro viaggi alla volta del nostro Belpaese, per riportare a casa il suo viziato e capriccioso figlio, di nome Dickie (Johnny Flynn), in eterno soggiorno vacanziero, per l’appunto, in Italia in quel della campana costiera amalfitana.

Dickie, per l’esattezza, alloggia lussuosamente in una fastosa villa ad Atrani in provincia di Salerno.  Dickie è felicemente fidanzato con l’avvenente Marge Sherwood (Dakota Fanning, Man on Fire). Il facile piano, forse, presenterà un inaspettato inconveniente. In quanto, Tom verrà ammaliato dall’istrionica, vivace e carismatica personalità financo sensualmente contagiosa del debordante, irresistibilmente attraente Dickie.

Cosa funziona in Ripley

Fotografato egregiamente dal mirabile Robert Elswit (Il petroliere) in un lucente, chiaroscurale splendido, bellamente accecante B/N tanto spettrale quanto soave e sinuosamente avvolgente, visivamente dunque magniloquente, Ripley incanta, alla sua visione ci incatena, ammalia e, nella sua contorta intelaiatura, potremmo dire, caleidoscopica a base d’immagini vertiginosamente potenti, a loro volta sfumate in un intreccio coinvolgente, avvince incredibilmente.

Per merito, innanzitutto, della scrupolosa e vigorosa regia d’un Zaillian ispirato che, sebbene, talvolta si perda in svolazzi digressivi e figurativi forse eccessivi, riesce a mantenere alto il ritmo mozzafiato della tensione e del coinvolgimento emotivo per tutta la durata della lunga serie.

Coadiuvato da un cast brillante nel quale, oltre ai succitati Scott, Flynn, Fanning e al regista-sceneggiatore Lonergan che qui recita in un paio di episodi ma è fondamentale poiché interpreta un ruolo naturalmente centrale ai fini della vicenda raccontataci, sorprendendoci d’inedita veste attoriale (al di là di alcune sue piccole parti, specialmente nei film da lui stesso diretti), s’avvale d’un composito parterre in cui si fa notare Eliot Summer/Coco come Freddie Miles e spiccano particolarmente i nostrani nomi di Maurizio Lombardi (Pinocchio, The Nest – Il nido) nei panni dell’ispettore Pietro Ravini e della sempre brava Margherita Buy (Tre piani). Peraltro, abbiamo di recente visto assieme Lombardi e la Buy in Romeo è Giulietta.

Zaillian naviga e morbidamente fluttua, poeticamente e metaforicamente, nelle tenebrose oscurità dell’indistricabile e complesso animo umano, scandagliandolo e “spogliandolo” delicatamente in ogni sottile sfaccettatura cupa e perturbante ambiguità melliflua ammantata di romantico, tragico sapore noir d’alta ed elegantissima scuola registica. Incollandoci allo schermo in virtù del suo roboante stile brillante di sofisticatezza pura e rifulgente, veramente magnifica.

Perché non guardare Ripley

Invero, sono davvero pochi i difetti di Ripley. Serie tv che funziona appieno e appaga in modo stimolante. Se proprio volessimo esser puntigliosi e sin troppo esigenti, potremmo dire che alcune fin troppo pittoresche ambientazioni volutamente e forzatamente suggestive ai limiti dell’effetto cartolina ci son parse un po’ artefatte.

Inoltre, come sovente accade quando produzioni estere girano in nostra terra italica, esse risentono, al solito, d’alcune vistose stereotipie inerenti le abbozzate caratterizzazioni dei comprimari e delle comparse a farne da contorno. Inoltre, è alquanto inspiegabile l’evidente, questa sì, marchiana svista per cui il personaggio di Ripley, per quanto istruito e poliglotta, appena giunto ad Atrani, tralasciando qualche iniziale incomprensione con gli abitanti del luogo, dovuta però più che altro alle parlate dialettali di questi ultimi, parli abbastanza fluentemente e con una corretta dizione l’italiano pur non essendo madrelingua.

Ma Ripley è una serie così eccellente che le poche, appena enunciatevi pecche son del tutto perdonabili.  

Infine, senza farvi spoiler, apparizione finale di John Malkovich che fu Ripley nel film sopra dettovi della Cavani.

Disponibile in esclusiva su Netflix dal 4 Aprile.

Regia: Steven Zaillian Con: Andrew Scott, Dakota Fanning, Johnny Flynn, Francesca Romana Bergamo, Renato Solpietro, Pasquale Esposito, Eliot Sumner, Dan Matteucci, Lorenzo Acquaviva, Patrick Klein, Massimo De Lorenzo, Angelo Faraci, Giacomo Colavito Anno: 2024 Numero episodi: 8. Paese: USA Distribuzione: Netflix

About Stefano Falotico

Scrittore di numerosissimi romanzi di narrativa, poesia e saggistica, è un cinefilo che non si fa mancare nulla alla sua fame per il Cinema, scrutatore soprattutto a raggi x delle migliori news provenienti da Hollywood e dintorni.

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