La memoria dell’assassino – Recensione del film di e con Michael Keaton e Al Pacino
Oggi recensiamo il film che segna l’esordio registico di Michael Keaton (Birdman, The Founder), qui direttosi, peraltro, ovverosia La memoria dell’assassino, “traduzione” non letterale del suo titolo originale che è il differente Knox Goes Away. Thriller corposo e interessante, sebbene, così come seguentemente esplicheremo, a nostro avviso non riuscito pienamente, anzi, ci correggiamo, quasi per nulla, a dispetto d’alcuni spunti intriganti e d’una ingegnosa trama peculiare che sottostante, sinteticamente, v’enunceremo nei suoi più salienti tratti emblematici.
Scritto da Gregory Poirie, dunque basato su un soggetto e script originali, con tutta probabilità però memore di film dalla tematica simile, quali per esempio Memento, ivi ovviamente ritrattata, La memoria dell’assassino esce, come detto, solamente ora da noi dopo essere stato presentato al Toronto Film Festival dell’anno passato, ove ricevette una discreta eppur non particolarmente entusiastica accoglienza da parte dell’intellighenzia critica d’oltreoceano.
La memoria dell’assassino, in effetti, a dispetto dell’impegno inedito dietro e davanti la macchina da presa del veterano Keaton, lodevole e attore dal talento indiscutibile, affascina e intrattiene per le sue quasi due ore di durata ma, sostanzialmente, rimane un “b movie” con parecchi difetti imperdonabili. Nel quale si narra tale vicenda, ripetiamo, brevemente da noi riassuntavi per evitarvi spoiler irritanti e non necessari:
John Knox, soprannominato Aristotele (naturalmente, Aristotle nella versione statunitense), in quanto sin da giovanissimo appassionato di Filosofia, è da tempo immemorabile un killer professionista non più in giovane età a cui è stata diagnosticata una demenza in fase altamente avanzata e a progressione velocissima in forma irreversibilmente degenerativa. Nella sua vita, oramai in stato terminale così come la sua patologia poc’anzi specificatavi, irrompe nuovamente suo figlio Miles (James Marsden). Resosi colpevole anche lui d’un omicidio da sicario. Per l’esattezza, dopo aver scoperto che sua figlia minorenne fu adescata e poi violentata da un lercio farabutto, irruppe in casa di quest’ultimo e impietosamente lo uccise freddamente.
Al che, Miles chiede or a suo padre John d’aiutarlo a liberarsi del cadavere del suddetto uomo da lui ammazzato. Nella sporca faccenda, interviene l’ambiguo amico di vecchia data di Knox, cioè Xavier (Al Pacino), consigliere che agisce nell’ombra. Nel frattempo, gli investigatori Emily Ikari (Suzy Nakamura) e il suo braccio destro e assistente Rale (John Hoogenakker) stanno indagando in merito alla sparizione e uccisione dello stupratore della figlia di Miles. Il tutto s’ingarbuglia e forse si sta seguendo una falsa pista? Oppure quella più giusta e razionale? Ciononostante, Knox agì in maniera genialmente folle e, perdendo pian piano in lucidità, per le ragioni esplicatevi e chiarissime, pazzescamente mise in difficoltà la detection in questione? Scombussolandone la cosiddetta ordinaria amministrazione?
Cosa funziona in La memoria dell’assassino
Volutamente demodé e permeato di claustrofobiche atmosfere plumbee, il film è, nel suo palesarsi manifestatamente “obsoleto”, bellamente fascinoso, financo a tratti teso e vibrante, abbastanza compatto malgrado alcune incongruenze narrative e sfilacciature a livello di verosimiglianza in merito a quanto mostratoci, improntato su tonalità psicologiche non poco naturalmente perturbanti, intriso di sfumature, anche fotografiche, di pregiata fattura, a cura di Marshall Adams.
La memoria dell’assassino, pur avvalendosi d’un Keaton al solito eccellente ivi come interprete, al contrario invece troppo ingenuo come director, e d’un cast rinomato ed eterogeneo altrettanto ineccepibile e soprattutto assai funzionale, in cui svetta un mellifluo Al Pacino consuetamente perfetto per quanto relegato a un ruolo “minore” e a poche, sebbene significative, apparizioni col contagocce, è un film dalla stranissima amalgama che però manca il bersaglio, cioè si lascia vedere ma non avvince, lasciandoci profondamente insoddisfatti a visione ultimata.
Ciononostante merita la visione in virtù di qualche colpo ben assestato e per via soprattutto dei suoi interpreti carismatici che, come si suol dire, salvano la baracca e nobilitano tal pellicola di certo non indimenticabile. Come detto, ricalcata su film del passato dalle similari tematiche e che andrebbe, per pur diletto cinefilo, raffrontata di parallelismi anche con un altro film nolaniano con Pacino stesso, vale a dire Insomnia.
Fra gli interpreti, Marcia Gay Harden (Mystic River), anch’ella presente, però, solamente in pochissime sequenze, incarnante l’ex amante di Knox, eternamente innamorata ancor di lui, Lela Loren, Ray McKinnon e la sexy Joanna Kulig nel ruolo di Annie, la prostituta che, settimanalmente, “consola” il solitario e malinconico (anti)eroe.
Perché non guardare La memoria dell’assassino
È talmente dozzinale e vetustamente crepuscolare, languidamente anacronistico, sempliciotto e spesso banale d’averci lasciato sia paradossalmente, piacevolmente colpiti, in virtù soprattutto d’un finale, questo sì, imprevisto e struggente, superbamente intimista e romantico, quanto comprensibilmente, in senso negativo, spiazzati e senza parole.
La memoria dell’assassino, al di là della sua stilizzata estetica elegante, è girato onestamente alla bell’è meglio. Seppur, ribadiamo, l’alto professionismo degli interpreti l’innervi di malia quasi contagiosa.
Al cinema dal 4 Luglio con Eagle Pictures.
Regia: Michael Keaton Con: Michael Keaton, James Marsden, Suzy Nakamura, Joanna Kulig, Al Pacino Anno: 2014 Durata: 114 min. Paese: USA Distrinuzione: Eagle Pictures
Se volete davvero Recensioni con la R maiscola questo è il posto giusto e l’uomo giusto. Stefano Falotico, poliedrico artista e grande conoscitore del mondo cinematografico, riesce sempre a cogliere l’essenza dei film che recensisce. Entra nell’anima e nel nocciolo cruciale della trama evidenziandone in maniera egregia i pro e i contro. Arguto e minuzioso nei piccoli dettagli, quelli che generalmente sfuggono a occhi inesperti, con lessico forbito e con toni mai fuori posto. Recensione impeccabile come sempre.