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Leopardi – Il poeta dell’infinito – Recensione della miniserie TV di Sergio Rubini con Leonardo Maltese – Venezia 81

Leopardi – Il poeta dell’infinito – Recensione della miniserie TV di Sergio Rubini con Leonardo Maltese presentata in anteprima Venezia 81.

Oggi analizzeremo la miniserie tv Leopardi – Il poeta dell’infinito che sarà messa in onda a dicembre, da noi integralmente visionata all’81.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in apertura di Festival, ove ricevette una buona accoglienza, sebbene, così come enunceremo prossimamente, in tal nostra recensoria disamina, schietta e concisa, altresì ci auguriamo esaustiva, non ci dispiacque ma al contempo ammettiamo doverosamente che non ci parve affatto memorabile, tantomeno si discosta dalle solite e convenzionali produzioni medie in format(o) fiction tipicamente targate RAI.

Leopardi – Il poeta dell’infinito, firmata, in cabina di regia, da Sergio Rubini, constante di due segmenti di circa 2h cadauno, per l’occasione della kermesse suddetta, accorpati senza, ovviamente, interruzioni pubblicitarie, ribadiamo, malgrado il suo impianto televisivo e conseguenti, inevitabili difetti che ne conseguono, datane la natura politicamente corretta e prettamente agiografica, dedicata a un target medio senza troppe pretese intellettuali, pur risultando sovente stereotipata e totalmente scevra di qualsivoglia guizzo originale, non è malvagia. Ma partiamo con calma, delineandovene sottostante e sinteticamente la trama.

Facilmente evincibile dal titolo più che mai chiaro ed emblematico, Leopardi – Il poeta dell’infinito è incentrata sul celeberrimo poeta e filosofo natio di Recanati, l’eterno e inarrivabile Giacomo Leopardi. Del quale ci vengono narrate vita, morte e “miracoli”, in senso stavolta prettamente figurato, così che partiamo dalle sue origini per arrivare all’ineluttabile, tragica fine avvenuta a soli trentanove anni per scompenso cardiaco causato dalla sua cagionevole salute aggravatasi negli anni per colpa della scogliosi.

Per di più, la sua salute mentale, da anni minata da una forte depressione, prima della sua dipartita, peggiorò sensibilmente.

In una notte del remoto 1837, come si suol dire, buia e tempestosa, financo tenebrosa, dopo i folgoranti titoli di testa, veniamo immersi all’interno d’una rustica chiesa gestita dal parroco Don Carmine (Alessandro Preziosi). È appena morto, giustappunto, Leopardi, conclamato ateo e Don Carmine, a causa della miscredenza cristiana di Leopardi, non vuole concedergli sana sepoltura. Al che, Antonio Ranieri (Cristiano Caccamo), amico affettuoso di Leopardi, comincia a raccontare a Don Carmine l’excursus esistenziale e artistico del defunto scrittore divino. Tentando di persuadere Don Carmine a ravvedersi. Poiché un genio, qual Leopardi fu, è a suo avviso meritevole non soltanto di essere seppellito come si confà a un normale uomo, bensì perfino d’essere immensamente glorificato e per sempre ricordato sin alla fine di tutti i tempi. A giusta venerazione della sua grandezza infinita…

Attraverso continui flashback e vertiginosi salti temporali, dapprima assistiamo all’infanzia di Giacomo, cresciuto dagli austeri genitori non poco retrivi, il Conte Monaldo Leopardi (Alessio Boni) & Adelaide Antici (Valentina Cervi). Tanto rigorosi quanto però esageratamente apprensivi nell’accudire ed educare culturalmente Giacomo, donandogli severo affetto e allo stesso tempo incoscientemente sigillandolo nella “prigionia” dorata d’una vita principesca a sua volta tanto privilegiata quanto emotivamente deprivata d’esperienze atte ad aprire al prossimo il suo cuore. Giacomo, giocoforza, cresce financo spropositatamente per quanto concerne l’illimitata, sempre più espansa, sfera delle sue conoscenze culturali, rimanendo però “chiuso”, nell’anima atrofizzato ed escluso da “pratiche”, anche in campo sentimentale, inerenti la pulsante vita vera. Al che, divenuto adolescente (interpretato d’ora in avanti da Leonardo Maltese), conosce il mentore Pietro Giordani (Fausto Russo Alesi, Rapito), il quale desidera far sì che Giacomo possa emanciparsi dalla sua condizione di viziato figlio “schiavo”, istradandolo sempre più all’arte della scrittura. Il tempo, intanto, trascorre pian piano fra incomprensioni genitoriali, incontri importanti, alcuni difficoltosi e controproducenti, opere letterarie e componimenti poetici dei più alti e sofisticati partoriti dalla fervida mente immaginativa di Leopardi che finalmente conosce Ranieri e s’invaghisce di Fanny Targioni Tozzetti (un’incantevole e bellissima Giusy Buscemi). La sua bramata Fanny, però, giammai da lui fisicamente amata, bensì solamente vagheggiata, persino idealizzata e amante invece di Ranieri, ammira sconfinatamente Giacomo ma non lo desidera, se non sol intellettualmente in quanto stimolante mentalmente…

Cosa funziona in Leopardi – Il poeta dell’infinito

Leopardi – Il poeta dell’infinito è recitato egregiamente da tutto il cast, in cui v’è da menzionare anche Emma Fasano nei panni della cantante lirica Marianna Briganti, ed è una miniserie esteticamente fascinosa e molto curata nella ricostruzione storica e nel décor.

Una miniserie più che decorosa, dunque, perdonateci per il gioco di parole, e diretta con delicatezza da un Rubini che svolge il suo “compitino” con diligente efficacia, senza strafare e regalandoci alcuni squarci visionari non disprezzabili, specialmente negli “inserti” in cui lo stesso Maltese/Leopardi, di suadente voce narrante sovrapposta alle immagini in movimento, in tali frangenti onirici e sognanti, recita i versi integrali d’alcuni suoi opuses maggiori. 

Perché non guardare Leopardi – Il poeta dell’infinito

Leopardi – Il poeta dell’infinito, per quanto brillante e priva di sbavature estetiche ravvisabili e/o marcate, è però un’operazione alquanto inutile, ideologicamente e concettualmente parlando, in quanto non aggiunge nulla di già risaputo su Leopardi, perfino erroneamente “santificandolo” oltremodo e appiattendo molti aspetti della sua vita professionale e intima. Consegnandocene un ritratto all’acqua di rose a idolatria leggermente distorsiva della più intrinseca e rilevante complessità autoriale, intellettuale e personale del Leopardi persona.

Raramente ne vengono infatti descritte le zone d’ombra, appartenenti invece inesorabilmente a ogni uomo coi suoi stimabili pregi ma anche coi suoi ineludibili e “sani” difetti, “relegandolo” a ruolo di geniale poeta martire, sfortunato in amore, imperfetto a livello socio-comportamentale e grandioso solo nel suo creativo reame, specchio della sublimazione dei suoi vuoti affettivi e interiori, compensati dalla sua prolifica vena inventiva senza fine. Una banalizzazione che non ci è garbata nella maniera più assoluta. Troviamo infatti estremamente riduttivo limitare Leopardi a tale ristretta visione scarsamente umana, irrealistica e naturalmente poco umanistica…

La serie sarà in onda in prima visione TV il 7 e il 9 gennaio 2025 su Rai 1.

Regia: Sergio Rubini Con: Leonardo Maltese, Alessio Boni, Giusy Buscemi, Cristiano Caccamo., Fausto Russo Alesi, Cinzia Clemente, Ascanio Balbo, Bruno Orlando Anno: 2024 Paese: Italia Distribuzione: Rai

About Stefano Falotico

Scrittore di numerosissimi romanzi di narrativa, poesia e saggistica, è un cinefilo che non si fa mancare nulla alla sua fame per il Cinema, scrutatore soprattutto a raggi x delle migliori news provenienti da Hollywood e dintorni.

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