Il Corpo: Recensione del film con Giuseppe Battiston e Claudia Gerini remake dell’omonimo film spagnolo e al cinema dal 28 novembre.
Oggi, con estremo piacere, recensiamo Il Corpo, per la regia di Vincenzo Alfieri, un ottimo mystery thriller finalmente italiano, sebbene sia il rifacimento di un’omonima (perlomeno nel titolo originale tradotto) opera spagnola di oltre una decade fa, ovverosia El cuerpo.
Per l’occasione, oltre che diretta da Alfieri, la pellicola Il corpo, presentata in anteprima, lo scorso settembre, al Torino Film Festival, è stata da lui stessa sceneggiata assieme a Giuseppe Stasi e la vicenda è ivi ambientata a Roma. Però quasi del tutto invisibile in quanto la maggior parte delle vicende narrateci sono girate in interni.
Film della corposa, quanto angosciante e avvincente, durata netta di un’ora e quaranta minuti ben amalgamati, cesellati e serratamente ritmati, Il Corpo, sebbene non esente da qualche difetto, scene poco plausibili e madornali ingenuità imperdonabili, così come nella nostra disamina esplicheremo più avanti, valutata nella sua qualitativa interezza, remota da deleteri sofismi, è una pregevole pellicola meritevole di visione, i cui ampi meriti (perdonateci per il voluto gioco di parole) superano di gran lunga le “sbavature” di cui è ricolma e perfino, specialmente nel prefinale, le sue notevoli discrepanze e ridicole inverosimiglianze.
Trama, sottostante e sinteticamente delineatavi in esigue righe per non sciuparvene le molte sorprese nelle quali v’imbatterete:
Dopo un incipit teso, da un oscuro obitorio, un uomo, “sentinella” guardiana durante la notte, fugge improvvisamente in preda al panico poiché terrorizzato da qualcosa di nefasto appena accadutogli e da lui visto.
Qualcuno, al buio, forse lo stava inseguendo. Scappandone concitatamente, rimase investito e travolto, schiattando di colpo. Accidentalmente?
L’ispettor Cosser (Giuseppe Battiston, La passione), indagando in merito a tal uccisione, all’apparenza e disgraziatamente soltanto incidentale, invece scoprirà pian piano, acutamente e furbescamente, che il corpo d’una donna, Rebecca Zuin (Claudia Gerini, The Well, in veste di funebre dark lady seducente e al solito avvenente), di recente anch’ella defunta per cause all’inizio reputate solamente figlie dell’imponderabile sfortuna, par essersi eclissato nel nulla e chissà or ove giace, poiché la donna suddetta fu dapprima assassinata e adesso è cadavericamente putrefatta, tetramente esanime ad incarnazione “fantasmatica” d’un aberrante crimine forse partorito dall’ex marito Bruno Forlan (Andrea Di Luigi).
Chi fu, in vita, Rebecca Zuin, ricchissima direttrice d’una rinomata casa farmaceutica, signora, alle prime luci crepuscolari dell’alba, dapprima crepata infartuata, poi svanita e perita nell’inquietante oscurità di tanti peccati giammai con trasparenza denudati e confessati? Forse ordì un intrigo torbido per lei stessa letale, combinò sventuratamente uno dei suoi soliti scherzi stavolta decisamente non riusciti e fatali?
Oppure, viceversa, fu il marito, il quale dovette le sue fortune nientepopodimeno che alla sua deceduta consorte Rebecca, ché sposandola ne fu avvantaggiato nella carriera di ricercatore, emancipandosi, così facendo, dalla sua condizione nobile eppur precaria di normale docente universitario, ad architettare un fosco delitto glaciale? Riconducibile probabilmente all’occulto ed occultato, non ancor svelatosi misfatto riguardante il metronotte poc’anzi nominatovi, custode di nere, mortuarie, anche da intendersi metaforicamente, camere ardenti assai macabre…
Cosser, fra persone con molti scheletri nell’armadio e gelide bugie tremende, dovrà ricomporre i pezzi del puzzle per arrivare alla verità in merito a un sol assassinio irrisolto o inerente financo la sparizione del corpo di Rebecca? Chi è tal feroce, sibillino ispettore integerrimo ma al contempo misterioso e malinconico, burbero e dallo sguardo vitreo? Infine, che ruolo ebbero in tal storia di sparizioni e uccisioni sospette la sorella di Rebecca e cognata di Bruno, di nome Gabriella (Rebecca Sisti) e la giovanissima Diana Bettini (Amanda Campana)?
Cosa funziona ne Il Corpo
Arzigogolato, barocco nella messinscena, con una pregevole fotografia a cura di Andrea Reitano, montato dallo stesso Alfieri, in quest’occasione factotum pressoché in toto, recitato con buon piglio da un Battiston, sebbene leggermente di maniera, efficace ed inedito in versione a metà strada fra un Hercule Poirot ante litteram e Auguste Dupin de I delitti della Rue Morgue, sorretto dalla carismatica beltà d’una attempata, rugosa ma sempiterna ed eterea Gerini luciferina che diviene la co-protagonista, perennemente onnipresente ovviamente negli imperterriti flashback, Il Corpo scorre volentieri e si segue tutto d’un fiato malgrado la sua lunghezza eccessiva.
Andava probabilmente scorciato e snellito in alcuni snodi narrativi ma, ripetiamo, risulta avvincente e d’ottima fattura. Bravo Andrea Sartoretti nei panni del braccio destro di Cosser, chiamato, neanche a farlo apposta, Mancini.
Perché non guardare Il Corpo
Innanzitutto, la prima nota dolente, come si suol dire, riguarda Di Luigi. Il quale, nonostante l’impegno profuso, appare spaesato e in estrema difficoltà imbarazzante lungo tutto l’arco temporale delle molte sequenze in cui appare.
La sua recitazione è leziosa, fredda e scarsamente convincente. Inoltre, la sua staticità espressiva mal s’intona e sposa con la frenesia delle incalzanti e roboanti immagini mostrateci che, a velocità furente, s’alternano giustappunto assai rapidamente. Va detto, comunque, che il suo personaggio, antipatico e bastardo, non deve però suscitare né simpatia né particolar empatia.
Il Corpo possiede delle lugubri atmosfere sanguinose e godibilmente malsane ma spesso scade in artefatti, patinati frame modaioli e perfino “televisivi”. Perdendo punti, oltre che in un paio di penose scene di sesso con nudità gratuite, soventemente in cliché sia vetusti che già visti. Ingarbugliandosi in un finale apprezzabile, secco e cattivo, poco edificante e terribile, piacevolmente in controtendenza rispetto all’orrido, attuale buonismo imperante, altresì imbastito su disequilibrate, fragilissime scatole cinesi che mal s’incastrano, rivelandosi perciò moralistico, esagerato e poco credibile.
Il film è al cinema dal 28 novembre distribuito da Eagle Pictures.
Regia: Vincenzo Alfieri Con: Giuseppe Battiston, Claudia Gerini, Andrea Di Luigi, Andrea Sartoretti, Amanda Campana, Rebecca Sisti, Daniela Glasgow Anno: 2024 Durata: 116 min. Paese: Italia Distribuzione: Eagle Pictures