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Vegeta è morto e l’ho ucciso io – Gianluca Iacono porta il principe dei Sayan a Teatro

Vegeta è morto e l’ho ucciso io è una storia nata quindici anni fa che dopo gli inizi su Youtube è diventata uno spettacolo teatrale, non solo grazie al doppiatore di Vegeta Gianluca Iacono, ma anche alla mente di Frekt, la regia di Nicola Nocella, i disegni di Stefano Meazza, Francesca Dell’Omodarme, Luigi Zetti, le animazioni di Stefano Meazza, le riprese video di Federico Gasca e le voci registrate di Gianluca Iacono, Pietro Ubaldi e Vanessa Giuliani

Ogni giorno Gianluca Iacono si sveglia e sa che dovrà aver a che fare con… la sua voce.

Quando è al lavoro gli tocca urlare per diverse ore per doppiare Vegeta, per poi dover affrontare gli appassionati che gli chiedono di fare la voce sul momento non solo del Principe dei Sayan, ma anche di altri suoi personaggi, che gli tocca risentire ogni giorno anche a casa, non solo quando accende la tv, perché semplicemente… sono tutti nella sua testa.

Ma Vegeta è il più invadente, finché la sua arrogante presenza sembra essere diventata davvero insopportabile per Gianluca. E allora come fare? Dopo aver trovato un modo per zittirlo per qualche minuto, nella sua testa prendono il sopravvento le altre voci della carriera di Iacono.
Neanche a Marshall Eriksen, Gordon Ramsay, Shota Aizawa, Nevius e Lapeño piace Vegeta: e allora, perché non allearsi con loro per “ucciderlo”?

Il prologo di Vegeta è morto e l’ho ucciso io affronta in maniera assolutamente veritiera tutti i principali aspetti della vita di un grande doppiatore.

Non solo, nel caso di doppiatori di Anime Giapponesi, la fatica nel dover urlare di continuo con certi personaggi, ma anche tutti i potenziali problemi dovuti alla popolarità, che per un doppiatore comprendono appunto anche il dover doppiare sul momento per far felici i fan.

Di solito a un attore a un cantante si chiede solo la foto e l’autografo, ma per un doppiatore, che è appunto una voce nell’ombra, molti vogliono sentirla e conservarla personalmente.

Ma i vip alla fine devono davvero queste cose ai fan? Il dibattito è lungo e variegato, e per quel che riguarda Iacono, una risposta l’abbiamo alla fine, quindi per non fare troppi spoiler, forse la cosa più giusta da dire è che domandare per l’appassionato è lecito, ma dovrebbe evitare di farlo in determinati momenti, quando è evidente che si sta disturbando il vip, e se quest’ultimo si rifiutasse con garbo, il fan dovrebbe accettare la cosa con altrettanta educazione.

Oltre a questo, ogni doppiatore potenzialmente soffre di una particolare schizofrenia, perché appunto… le varie voci sono nella sua testa, altrimenti, come potrebbe approcciarsi ogni giorno, se non a distanza di anni, con gli stessi attori e personaggi originali?

Tutte questioni affrontate con enorme senso dell’umorismo da Gianluca Iacono, che portano tutte a a quella principale: davvero non vuole più avere a che fare con Vegeta, o le altre voci dei suoi doppiaggi?

(da questo momento c’è qualche piccolo spoiler sullo spettacolo teatrale, una riflessione dedicata soprattutto a coloro che sono già andati a vederlo durante la sua ultima tournée teatrale, prima in Sicilia e poi a Milano, Roma e infine a Bareggio)

Gianluca può far sparire tutti i suoi personaggi dalla sua testa, ma alla fine si ritrova sempre con la sua voce originale, che però assume nella sua mente le fattezze del suo primissimo doppiaggio. E come nel Canto di Natale di Charles Dickens, lo riporta indietro nel tempo, come quando aveva cominciato a fare il cabarettista, con battute che sono invecchiate davvero male (ma per il semplice fatto che nessuno ha la sfera magica per prevedere il futuro…) e altri eventi del suo passato, affrontati dunque da Gianluca con grande autoironia e autocritica.

In poche parole, il classico percorso di formazione in cui si acquisisce consapevolezza di sé stessi, attraverso un processo dialettico che in quanto tale prevede il culmine con una sublimazione, la quale lo porta a capire l’importanza del suo lavoro di doppiatore, che continua a dare gioia a milioni di persone, e che non fa che evidenziare la sua bravura nel recitare.

Uno racconto formativo non solo per lo stesso Iacono che lo ha realizzato proprio in virtù di questo rapporto conflittuale con Vegeta e i fan di quest’ultimo, ma anche per gli stessi appassionati/spettatori/fruitori:
per chi ancora oggi spende parte del proprio tempo a sottovalutare l’arte del doppiaggio italiano, magari dopo questo spettacolo si sarà un minimo ricreduto perché viene evidenziata non solo l’importanza della voce italiana ma anche del traduttore, dialoghista, adattatore, dei fonici di doppiaggio e del mix.

E per chi è invece un sincero appassionato di questo mestiere, magari sarà più comprensivo in futuro, se ogni tanto qualche doppiatore professionista dirà di no a una sua richiesta di vocale. Così come gli stessi doppiatori che magari fin troppo facilmente dicono di no anche ai fan cortesi e sinceri, forse capiranno che è importante mantenere un buon rapporto con loro.

Una lista di importanti contenuti che confermano il fatto che Vegeta è morto e l’ho ucciso io, sia a tutti gli effetti uno spettacolo teatrale accessibile a tutti, anche a chi per una serie di motivi non ha mai seguito le storie di tutti quei personaggi doppiati da Iacono citati, perché appunto, le riflessioni e le battute non riguardano solo il mondo della cultura pop ma anche altri elementi della cultura generale o della politica degli anni ‘90.

D’altro canto, i nerd si divertiranno a tutto tondo e magari scopriranno dei personaggi di Iacono di cui non avevano fin a quel momento mai sentito parlare e andranno a recuperare anche quei doppiaggi.

Inoltre non ci si annoia mai grazie ai disegni di Stefano Meazza, Francesca Dell’Omodarme, Luigi Zetti e le animazioni di Stefano Meazza. Una serie di effetti visivi vivaci e colorati che non sono hanno permesso di portare in scena legalmente tutti questi storici protagonisti doppiati da Iacono ma hanno anche avuto il pregio di rendere moderno questo spettacolo teatrale senza in alcun modo tradire l’essenza del vero teatro.

Un capolavoro che speriamo possa essere presto replicato, anche in altre città italiane, per consentire a nuove persone di poter ammirare dal vivo la bravura, la simpatia, l’umanità e la genialità di uno dei più grandi doppiatori italiani di sempre. Per continuare a sognare con il mito di Dragon Ball e non solo.

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