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Primo Maggio: Intervista a Still Charles sul palco del Concertone 2023

La nostra intervista a Still Charles finalista del contest 1MNEXT porterà sul palco del Primo Maggio a Roma il suo “indie rock”.

Il palco storico del Concertone del Primo Maggio è, ancora una volta, una fucina creativa per i giovani, pronto ad ospitare la nuova generazione di cantautori e musicisti che traghetteranno nel futuro l’industria della musica italiana; ne è una dimostrazione il talento di Still Charles – all’anagrafe Carlo Aprea, classe 2000 – giovane artista indie/rock che ha già all’attivo diversi singoli di successo (Wembley, Sottosopra, Occhi Rossi, Non fa per me, STOCCOLMA e Niente da ridere) e che, dopo aver vinto il contest 1MNEXT2023, si prepara a presentare nella location esclusiva di Piazza San Giovanni il suo nuovo singolo, sotto sotto, che fa da traino al nuovo album al quale sta lavorando al momento. E di musica, novità, lotta per i diritti e tante altre sfumature della contemporaneità abbiamo parlato nel corso di un’intervista, preludio al debutto sul grande palco che inaugura la stagione estiva dei grandi eventi live e una nuova fase all’interno della carriera di questo giovanissimo cantautore, in attesa dell’uscita di sotto sotto proprio il prossimo 1 maggio.

Carlo, sotto sotto è il tuo nuovo singolo, che attinge tanto dal pop quanto dalle sonorità urban e rock. Com’è nato quindi il brano e quanto rappresenta un’istantanea della Generazione Z?

«È nato in maniera molto spontanea: in generale, tutti i brani che compongono la mia musica nascono così, non mi metto mai lì a pensare “voglio scrivere una canzone su questo argomento con determinati accordi, o queste sonorità pop” etc… Eravamo in studio, poco tempo fa, dove stavo lavorando con i soliti ragazzi con i quali stiamo preparando il mio nuovo album – sono degli amici, ormai – due produttori, e sotto sotto l’abbiamo fatta così, di getto, scritta in due giorni. Era già pronta, e questo per me significa molto: quando riesco a mettere subito insieme i pezzi, capisco che quella su cui sto lavorando è la canzone giusta. Per quanto riguarda l’istantanea, invece, rappresenta quella leggerezza che dovrebbe appartenere alla mia generazione ma che stiamo un po’ perdendo – me compreso, eh – infatti credo che nel brano si noti proprio questo mood, ma allo stesso tempo ho cercato di darle la giusta energia».

Nel tuo percorso rispetto ai pezzi precedenti, ai singoli che hai già rilasciato sul mercato, come si colloca sotto sotto? Segue una continuità oppure, in qualche modo, rappresenta un’evoluzione?

«Rappresenta entrambe le cose, ovvero: è sia un’evoluzione, ma allo stesso tempo non è staccata da quello che ho fatto finora. Penso che ci sia lo stesso mood in tutte le canzoni; si riconosce che sono dello stesso progetto e questo è il mio obiettivo. Credo, inoltre, che sotto sotto rappresenti pienamente lo stile che vorrei adottare da qui ai prossimi singoli e progetti. Sono molto felice che esca in questo momento e di poterlo cantare proprio il 1 maggio in anteprima».

A tal proposito: aver vinto il contesto – 1MNEXT – che ti porterà sul palco del Concertone ad esibirti lì, durante un evento storico, cosa ha rappresentato per il tuo percorso artistico? E come ti senti?

«Ovviamente è un palco gigantesco: vincere un contest al quale partecipano, ogni anno, tantissime persone – compreso me – è sempre un’emozione: mi sono iscritto provando, anche se volevo già farlo l’anno scorso. Ma questa volta sono partito con un atteggiamento diverso: mi sono messo in testa di partecipare a tutti i contest ed è andata bene, rappresentando per me un passo gigantesco anche perché mi ritroverò su quel palco storico, ma l’attenzione che ricevi – non solo dagli addetti ai lavori, ma anche dalle persone – il giorno del 1 maggio è enorme; io mi sento felicissimo e, allo stesso tempo, ho quella tensione di ritrovarmi in diretta tv davanti a così tante persone. Mi sento bene, sono felice e forse devo ancora realizzare bene! Più che l’ansia, preferisco vivermi queste situazioni sul momento».

Leggendo la tua biografia, scopro che suoni sia la chitarra che il pianoforte: quindi sei abituato ad una dimensione live della musica, a maggior ragione adesso che ti approccerai al Concertone, emblema della musica live con tanto di pubblico. Quant’è importante oggi, secondo te, recuperare proprio questa dimensione soprattutto dopo gli anni del Covid – per quanto riguarda gli eventi dal vivo – ma anche per un discorso musicale, perché negli ultimi tempi si era data priorità ad una dimensione più… “in studio”?

«Io penso che la parte più importante della musica sia proprio quella live, suonare in giro, portare le proprie canzoni alla gente e cantarle insieme a loro… è una dimensione che non si può non considerare. È ovvio che, come hai detto tu, in studio si riescono a fare cose che live non si riescono a fare, quindi si può dare un po’ più spazio alla creatività. A livello musicale si può lavorare su dei suoni che live si possono solo riprodurre, ma diciamo che lì in studio c’è una parte decisamente più tecnica e creativa ma è fondamentale andare in giro, suonando le proprie canzoni e adattandole di volta in volta. Io, ad esempio, cerco sempre di riadattarle: saper suonare la chitarra mi aiuta molto in questo, perché posso variare anche un po’ di più le esibizioni. Il 1 maggio però non suonerò né la chitarra né il pianoforte eh… (ride, NdR)».

A quali modelli ti ispiri, oppure quali sono quegli artisti che hanno influenzato il tuo percorso musicale?

«Allora, ho avuto molte influenze perché fin da piccolo, in casa, ho respirato un sacco di musica: mio padre suonava in giro, faceva le cover di pezzi storici anni ’80, anni ’70… aveva una band e li ascoltavo ogni sera, poi in casa c’era sempre lo stereo con la musica italiana anni ’80-’90 fino a quella degli anni 2000. Quelli dai quali sto prendendo di più per il mio percorso artistico sono, ad esempio, Vasco Rossi – credo che sia un monumento in Italia, ma non solo – ma anche cantautori come Rino Gaetano, De Gregori, Lucio Battisti e, allo stesso tempo, negli anni del liceo ho ascoltato un sacco di musica rap sia americana che italiana. Quello mi ha aiutato moltissimo per iniziare a scrivere, perché ho sempre suonato ma ho iniziato relativamente da poco a fare musica, e la musica rap – proprio perché istiga allo sfogo – mi ha aperto molto la strada della scrittura».

Quest’anno lo slogan del Primo Maggio recita: “L’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro”, celebrando i 75 anni della nostra Costituzione. Ma quant’è lunga, ancora, la strada per tutti i diritti, da quelli lavorativi passando per i sociali, umanitari, civili etc.?

«Credo che in Italia, come nel resto del mondo, si stiano facendo mano a mano dei piccoli passi avanti per quanto riguarda qualsiasi diritto: diciamo che le cose che succedono adesso magari già vent’anni fa venivano viste in un altro modo. Diciamo che, per quanto mi riguarda, la strada è ancora lunga se non lunghissima, data dal fatto che in Italia, negli ultimi anni, tra i vari governi che si sono succeduti, c’è stata un po’ di confusione. Ma credo che, pian piano, stia cambiando qualcosa, anche se per quanto riguarda il lavoro… per me è ancora più lunga la strada, rispetto ad altri diritti, perché purtroppo a governare il mondo sono spesso le multinazionali, aziende – o persone – che decidono un po’ per tutti e quando ti trovi sul gradino più basso della piramide non hai mai troppo margine decisionale, non ti puoi spostare più di tanto. Lavoravo prima, e quando lavori sottopagato, che so, in un ristorante capisci che i diritti al lavoro sono proprio pochi, pochi, pochi… spero che da qui al futuro si riesca a fare qualche passo in avanti».

About Ludovica Ottaviani

Ex bambina prodigio come Shirley Temple, col tempo si è guastata con la crescita e ha perso i boccoli biondi, sostituiti dall'immancabile pixie/ bob alternativo castano rossiccio. Classe 1991, da più di una decina d’anni si diverte a scrivere e ad imbrattare sudate carte. Si infiltra nel mondo della stampa online nel 2011, cominciando a fare ciò che ama di più: parlare di cinema e assistere ai buffet delle anteprime. Passa senza sosta dal cinema, al teatro, alla narrativa. Logorroica, cinica ed ironica, continuerà a fare danni, almeno finché non si ritirerà su uno sperduto atollo della Florida a pescare aragoste, bere rum e fumare sigari come Hemingway, magari in compagnia di Tom Hiddleston, Michael Fassbender e Jake Gyllenhaal.

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