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Il Sol dell’Avvenire – Recensione del film di e con Nanni Moretti, Margherita Buy e Silvio Orlando

Il Sol dell’Avvenire – Recensione del film di e con Nanni Moretti, Margherita Buy e Silvio Orlando ora al cinema.

Ebbene, oggi recensiamo l’attesissimo Il Sol dell’Avvenire, nuovo opus di Nanni Moretti, il suo 14° in termini prettamente riguardanti un lungometraggio, a partire, ovviamente in ordine cronologico, dal suo esordio, avvenuto nell’oramai lontano ‘76 con Io sono un autarchico.

Con Il Sol dell’Avvenire, nelle nostre sale cinematografiche dal 20 Aprile, Nanni torna, peraltro, in Concorso al Festival di Cannes. In cui, nel 2001, vinse la Palma d’oro con La stanza del figlio, rimanendo inoltre l’ultimo italiano, da allora, cioè nell’anno appena succitato, ad aver vinto alla suddetta kermesse.

Due anni or sono, in quel della Costa Azzurra, sfilando in ghingheri alla montée des Marches, presentò il deludente Tre Piani. Film che, nonostante gli applausi ricevuti a tale manifestazione, si rivelò un flop sia per la Critica che per il pubblico, riscontrando infatti cattive, forse giuste, recensioni negative, fra cui la nostra, onestamente, poco lusinghiera.

Moretti, abbandonando i toni troppo melodrammatici, seriosi, pedanti e perfino, aggiungiamo, insopportabili, rappresentati dalle sue ultime prove dietro la macchina da presa, ritorna alle atmosfere più svagate, perlomeno sol all’apparenza, dei suoi film più “ariosi” e meno retoricamente intimistici e forse patetici.

Per farla breve, siamo dalle parti dei più scanzonati Caro Diario ed Aprile, ovverosia, ne Il Sol dell’Avvenire, pur non rinunziando affatto a parentesi decisamente polemiche e graffianti in puro stile morettiano, non trascurando i suoi proverbiali “tic” e stilemi personalissimi, oramai imprescindibili e collaudati alla sua robusta poetica, checché ne dicano i suoi detrattori, originale e ciò è incontrovertibile, Moretti sceglie principalmente la strada della commedia leggera, alternata a invettive, sì, ciniche, al contempo però meno cattive ed arrabbiate.

Privilegiando un andamento maggiormente pacato e rasserenato. Avvolto, come sempre avviene coi film di Moretti, da un alone di mistero per cui, sino al suo approdo in sala, le rispettive e singole sinossi delle sue pellicole vengono svelate soltanto, giustappunto, all’ultimo momento, Il Sol dell’Avvenire presenta a grandi linee la trama sottostante da noi sinteticamente espostavi:

Gli attempati, ancor energici e speranzosi, malgrado la stanchezza esistenziale, coniugi Giovanni e Paola, rispettivamente interpretati dallo stesso Moretti e da Margherita Buy (nuovamente sposi nella finzione dopo il succitato Tre Piani ed Habemus Papam, mentre, ne Mia Madre, furono fratelli) sono, innanzitutto, ancora innamorati l’uno dell’altro?

Hanno una figlia di nome Emma (Valentina Romani) che frequenta un uomo molto più grande di lei (Jerzy Stuhr). Giovanni, di professione regista, sta allestendo un film molto ambizioso. Da quarant’anni, sua moglie n’è la produttrice in prima linea. Stavolta, Giovanni è alle prese coi preparativi, giustappunto, della sua nuova opera cineastica.

Inizialmente, assistiamo a lui e al suo co-finanziatore Pierre (Mathieu Amalric) che, sul monopattino in quel d’una Roma notturna, nel quartiere Mazzini soavemente illuminato da fioche luci romantiche, compiono sopralluoghi per le riprese imminenti e discutono animatamente e giocosamente.

Quindi, repentinamente, veniamo catapultati sul set del film in questione girato da Giovanni, ambientato nell’anno 1956. Giovanni è or è alle prese con la direzione attoriale riguardante i suoi due interpreti principali, Ennio (Silvio Orlando) e Vera (Barbora Bobulova).

Il personaggio di Ennio è un disilluso esponente e dirigente del PCI d’una sua periferica sezione, specialmente ha un primario ruolo di spicco ne L’Unità, mentre Vera n’è una sua fervida e appassionata militante.  Il film, non solo di Moretti, bensì financo quello meta-cinematografico, forse autobiografico di Giovanni va intanto avanti… Quale sarà la sua conclusione e quali saranno i suoi mutevoli sviluppi fra intoppi e contrattempi dei più disparati e imprevisti?

Cosa funziona ne Il Sol dell’Avvenire

Gli attori funzionano tutti. La Buy, divenuta, dopo Laura Morante, la nuova musa ispiratrice di Moretti a livello professionale, si riconferma, se mai ce ne fosse ancor bisogno, attrice sensibile e matura, peraltro sempre più insospettabilmente autoironica e s’accorda in perfetta sintonia recitativa col burbero Moretti, dando vita e donando verve, assieme a quest’ultimo, a molti siparietti divertenti in cui Nanni, puntualmente, torna ad essere citazionista à gogo, elencando e sciorinando, da cinefilo d.o.c., scene e situazioni celeberrime della settima arte.

Orlando è buffo e consuetamente il personaggio da lui incarnato è strampalato, anacronistico, imbranato e quindi inevitabilmente tanto imbarazzante quanto curiosamente indovinato. È una sorta di prosecuzione umana e realisticamente, maggiormente amara, meno idealizzata e trasognata, del pasticcere trozkista di Aprile

Cosa non funziona ne Il Sol dell’Avvenire

Il film pur risultando indubbiamente migliore rispetto al disastroso Tre Piani, film concettualmente sbagliato, drammaticamente sbilanciato e insostenibile, non è egualmente un grande film. Ci duole ammetterlo trasparentemente.

A dispetto, infatti, del suo impianto, tutto sommato, gradevole e perfino, in molti punti, godibile da vedere, malgrado sovente intrattenga e commuova con gusto, divertimento e finezza, altresì è un film che aggiunge ben poco alla carriera di Moretti, riproponendo infatti, soltanto stancamente, in modo senile e demodé, melanconicamente agrodolce, un’idea di Cinema, per l’appunto, vecchiotta e superata da un pezzo.

Inoltre, le scene in interno, dal punto di vista prettamente estetico, non molto si discostano da quelle delle più normali fiction televisive da prima serata Rai. Semplicemente “superiori” per via del fatto che è un film di Moretti ascritto alla sua riconoscibile poetica, al contempo però bruttamente identiche e banalmente girate.

Il Sol dell’Avvenire è quindi un film morettiano al 100% in modo incontrovertibile, interamente suo in toto a livello toutcourt ed è l’ennesimo tassello di un regista unico, ciò è incontestabile, ribadiamo marcatamente.

Ma è cinematograficamente debole, senza guizzi e perfino scevro d’un forte slancio passionale di matrice puramente artistica. È un film che sembra partorito dall’opinabile capriccio morettiano d’insistere lungo la linea solipsistica del suo infermabile ego civettuolo, ivi risultante sterile e veramente poco ficcante, è un inerme e stanco collage inefficace di suoi sketch già visti (vedasi per esempio le sue filippiche contro i sabot, spassose ma inutili), financo già amati, certo, perché no, ma tristemente ripropostici inutilmente, poco inventivi e monotematici.  

Ciononostante, Il Sol dell’Avvenire ha dei momenti che profumano d’essenza cinematografica acuta, bella e sincera, risuona d’atmosfere naïf ben intonate a quelle che, con tutta probabilità, furono le intenzioni, forse però non riuscite, di Moretti, ovvero voler credere ancora nella rigenerativa, magica forza sognante e liberatoria del Cinema, non soltanto il suo, ovviamente, per ricordarci che impelle la dura urgenza di non appiattirsi all’omologazione preconfezionata, di non svilirsi negli imposti e consumistici format modaioli, di non perdere l’autenticità e l’intima purezza inviolabile in tal confusionario mondo con le sue cangevoli, mille, innumerevoli varietà sanamente bislacche e creative, con le sue effimere, forse perfino velleitarie, certo, però sacrosante, vivaddio, antropiche vanità benefiche.

Moretti pare sussurrarci e poi gridarci… non dobbiamo essere inarrendevoli, il mondo in cui viviamo e che stiamo vivendo non è uno dei migliori, anzi, probabilmente è gravemente peggiorato ed è stato conformato a soffocanti canoni svilenti la sua variopinta bellezza ma, parafrasando ivi invece noi Rossella O’Hara/Vivien Leigh di Via col vento… dopotutto, domani è un altro giorno.

Allora, nella parata finale, più che inneggiante al comunismo, buonista e improntata a un dolciastro ecumenismo retorico, scorgiamo perfino i volti, fra i tanti, di Jasmine Trinca, Renato Carpentieri, Anna Bonaiuto ed Alba Rohrwacher, tutti assieme appassionatamente a camminare fieramente verso una luce eterna. Forse ipocrita e finta?

Regia: Nanni Moretti Con: Nanni Moretti, Margherita Buy, Silvio Orlando, Barbora Bobulova, Flavio Furno, Mathieu Amalric, Zsolt Anger, Jerzy Stuhr, Teco Celio, Valentina Romani, Elena Lietti, Blu Yoshimi, Benjamin Stender, Beniamino Marcone, Francesco Brandi, Enrico Cerretti, Francesco Rossini, Rosario Lisma, Laura Nardi Anno: 2023 Durata: 95 min. Paese: Italia Distribuzione: 01 Distribution

About Stefano Falotico

Scrittore di numerosissimi romanzi di narrativa, poesia e saggistica, è un cinefilo che non si fa mancare nulla alla sua fame per il Cinema, scrutatore soprattutto a raggi x delle migliori news provenienti da Hollywood e dintorni.

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