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La Sirenetta (2023) – Il ritorno di Ariel al cinema – Recensione

La Sirenetta (2023) Disney torna sul grande schermo in versione live-action, con oltre 40 minuti in più rispetto al originale e tante novità: nuove canzoni, l’ambientazione storico-geografica e un nuovo aspetto estetico per molti dei personaggi storici. Non mancano anche grandi ritorni come quello di Simona Patitucci nella versione italiana.

In fondo al mare vivono creature misteriose, spesso temute ed odiate dagli esseri umani.

A comandare questo mondo c’è Re Tritone (Javier Bardem), padre di sette graziose figlie, tra cui c’è la Sirenetta Ariel (Halle Bailey), che oltre ad essere la più piccola è anche quella che gli dà più problemi, perché al contrario del resto della sua famiglia e della maggioranza delle altre creature marine è attratta dal mondo degli uomini, e vorrebbe tanto vivere sulla terraferma, soprattutto dopo aver conosciuto l’affascinante principe Eric (Jonah Hauer-King). Una sirenetta può vivere fuori dall’acqua? C’è bisogno della magia, la quale si sa, ha sempre un prezzo da pagare…

Cosa funziona ne La Sirenetta (2023)

Andati meritatamente in pensione nel 2016 dopo averci regalato come loro ultimo lungometraggio Oceania, la Disney oggi più che mai dovrebbe dedicare una statua a John Musker e Ron Clements, perché se questa nuova Sirenetta è in grado di emozionare in qualche modo lo spettatore è solo per merito del film originale, di cui loro erano sia registi che sceneggiatori, dato che le uniche scene che funzionano sono quelle prese pari pari al film del 1989, o almeno la maggior parte di esse.

Un po’ come La Bella e la bestia del 2017: se sei cresciuto con quelle scene e dialoghi, accompagnati dallo stesso sottofondo musicale, come fai a non commuoverti di fronte a queste repliche, nonostante tutte le imperfezioni dovute dal passaggio dall’animazione 2D al live-action misto alla computer grafica?

Anche la Sirenetta di Rob Marshall ha ottenuto lo stesso effetto nel cuore e nella mente del fruitore, e per di più gli effetti visivi non sono poi così male: se vogliamo fare un rapido confronto con i live-action cinematografici Disney, sono risultati decisamente superiori non solo a quelli de La Bella e la bestia ma anche al secondo Maleficent e in buona parte anche a Il libro della giungla.

Com’è quel modo di dire molto usato di recente? Ah già, “sono meglio dal vivo”. Questo per parlare di Flounder: le immagini promozionali non rendevano giustizia al pesciolino amico di Ariel, perché ora che lo abbiamo visto sul grande schermo possiamo dire che questa versione è risultata più realistica e meno inquietante rispetto alle prime locandine.

Per restare in tema, c’era un’altra misteriosa questione, che ha fomentato oltre modo gli esagitati del web [n.d.r.], relativa al casting, stavolta degli umani, perché le anticipazioni ci presentavano Noma Dumezweni nei panni della Regina Selina, quindi della madre del principe Eric. Ma come poteva un’attrice afrodiscendente essere madre di un ragazzo caucasico?

Casting al buio come nel particolare Cenerentola del 1997, o c’è una spiegazione logica a riguardo?

La seconda che abbiamo detto, e la più giusta e scontata di tutte: Eric è il figlio adottivo di questa regina, o meglio, imperatrice del Brasile.
Cambia dunque completamente l’ambientazione geografica rispetto al romanzo e al lungometraggio originale, anche questa una scelta ponderata in modo da poter giustificare un regno multietnico.

Approfittiamo del discorso per parlare un po’ di più di Jonah Hauer-King: il suo principe Eric è stata una scelta molto riuscita, sicuramente molto più convincente rispetto ad Harry Styles, anche in virtù della sua somiglianza estetica con il personaggio originale, e lo stesso discorso lo si più applicare anche a Melissa McCarty e Javier Bardem.
E le canzoni? Avendo visto in anteprima stampa la versione doppiata in italiano, è giusto parlarne nell’apposita sezione.

Il doppiaggio de La Sirenetta 2023

Buone notizie per gli amanti delle versioni originali: i testi delle canzoni italiane, a differenza di quanto successo con i live-action de La bella e la bestia e di Aladdin, sono rimasti intatti, tranne Triste anima sola, a cui manca del tutto il pezzo che va da “Agli uomini le chiacchere non vanno” a “Su questa anima sola!” per poi riprendere da “Beluga, sevruga, venite o venti del mar”, per il fatto che è stata censurata anche nella versione originale, dato che Hollywood sembra non voler permettere più neanche ai cattivi di dire o fare cose negative.

Il testo di Baciala, canzone che è stata modificata in inglese per motivi molto simili, in Italiano fortunatamente è rimasta intatto, peccato per chi lo canta…

Raccogliere l’eredità di Ronny Grant su Sebastian era una cosa pesantissima per chiunque, ma se si fosse attuata una scelta in base al merito e non al marketing di certo il risultato sarebbe stato decisamente migliore, e invece rieccoci qui a commentare (dopo Il Re Leone 2019) un doppiaggio non riuscito, sia per il parlato che per quel che riguarda il cantato, da parte di Mahmood.

Non solo non ricorda minimamente né l’accento giamaicano né una caratterizzazione da esperto direttore d’orchestra, ma la sua cadenza è troppo dialettale per apparire professionale, oltre a risultare talmente demenziale ed involontariamente parodistica. Unica vera nota stonata (almeno per quel che riguarda i personaggi con un buon numero di battute) di questo film, perché il resto del doppiaggio funziona alla grandissima, a partire dal duo Sara Labidi/Yana_C su Ariel: dalla prima non ci aspettavamo nulla di diverso, del resto è una delle migliori doppiatrici della sua generazione, mentre la seconda è stata una piacevolissima sorpresa, almeno per il fatto che questa è la sua prima esperienza nel mondo del doppiaggio cantato.

Entrambe non hanno quindi fatto rimpiangere Simona Patitucci, la quale 34 anni dopo mette a frutto la vittoria del suo secondo provino, dato che nel 1989 avrebbe potuto doppiare sia Ariel che Ursula. Allora scelse Ariel perché Jodi Benson era molto più vicina a lei come età rispetto all’indimenticata Pat Carroll, oggi le è toccata Melissa McCarthy che è proprio coetanea a lei, e la sua performance è stata anche questa volta eccezionale, sia per i dialoghi che per le canzoni.

Completano le note positive di questo doppiaggio diretto da Massimiliano Alto (con i dialoghi di Roberto Morville, i testi delle canzoni di Lorena Brancucci e la direzione musicale di Ermavilo e Virginia Brancucci) Federico Campaiola sul principe Eric (per quel che riguarda il parlato, quando canta è Simone Iuè, stella di Coco e Il Re Leone), l’affezionato Roberto Pedicini su Javier Bardem, Ambrogio Colombo su Grimsby, Emanuela Baroni sulla Regina, Ciro Clarizio su Flounder, Alessia Amendola su Scuttle, senza dimenticare che ci sono tante voci aggiunte di grande livello e spesso protagoniste in altri prodotti recenti della Disney, come Naomi Riveccio, Giulia Franceschetti, Daniele Vit, Luca Velletri, Renata Fusco, Gerolamo Alchieri, Raffaele Carpentieri ed Ilaria Latini.

Perché non guardare La Sirenetta (2023)

Abbiamo detto che quando il film prova ad attuare il Shot-for-shot rispetto al Classico originale lo spettatore sarà in grado di commuoversi, ma la Sirenetta 2023 dura una media di quarantacinque minuti in più rispetto ad esso (53’ considerando i titoli di coda che non contengono scene extra), quindi cosa è in grado di far provare questo lasso di tempo in più? Soprattutto sonnolenza…

Se togliamo la canzone inedita di Eric, e una modifica che annulla l’unico buco di trama del film originale (ossia quello relativo all’arrivo della statua del principe nel rifugio di Ariel) il resto non aggiunge nulla di significativo, anzi non fa altro che rallentare la storia e renderla più inverosimile rispetto al passato.

La maggior parte degli appassionati pensava che questo minutaggio superiore fosse dedicato soprattutto alle sorelle di Ariel, qua rese tutte di etnie diverse per rappresentare i sette mari, ma il loro apporto risulta addirittura inferiore al film originale, dato che è stata cancellata la loro bellissima canzone iniziale. Una modifica che mostra tutti i limiti da parte dei nuovi sceneggiatori rispetto a Musker e Clements, ed utile solo per il discorso merchandising, dato che la Disney avrà sette differenti bambole da vendere nei negozi nei mesi a venire.

Cambiamento ancor più inutile quello di Scuttle: non solo hanno deciso di renderlo femmina senza neanche sforzarsi a pensare a un nuovo nome, ma ha perfino cambiato specie, passando da un gabbiano a una sula.
Per farlo interagire con Ariel e i suoi amici in fondo al mare, dicevano quelli della Disney: peccato che la si veda sott’acqua in una sola scena, e neanche troppo lunga.

E che dire della protagonista, Halle Bailey? Magari sarà stata bravissima a cantare (ribadiamo, abbiamo visto solo la versione doppiata in italiano) ma quando ha dovuto rinunciare alla voce si è vista l’enorme differenza nei confronti di Sherri Stoner, quest’ultima un vero fenomeno di espressività (se non siete convinti, guardatevi i contenuti speciali del blu-ray de La Sirenetta 1989) che ha permesso agli animatori di creare quell’iconico personaggio che poi ha avuto la meravigliosa voce di Jodi Benson.

Distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures, La Sirenetta 2023 sarà al cinema in Italia a partire da mercoledì 24 maggio 2023.

Regia: Rob Marshall Con: Halle Bailey, Mahmood, Jonah Hauer-King, Melissa McCarthy, Javier Bardem, Jacob Tremblay, Awkwafina, Daveed Diggs, Jude Akuwudike Anno: 2023 Durata: 135 min. Paese: USA Distribuzione: Walt Disney

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