Killers of the Flower Moon – Speciale sul nuovo capolavoro di Martin Scorsese con Leonardo DiCaprio e Robert De Niro
Dopo una febbricitante attesa interminabile e spasmodica, è finalmente uscito sui nostri grandi schermi il nuovo mastodontico colossal dal budget faraonico targato Paramount Pictures e, prossimamente, distribuito internazionalmente su Apple Tv, Killers of the Flower Moon.
Titanico e ambizioso opus di Martin Scorsese (Taxi Driver, The Departed, The Irishman) del quale, in tempi non sospetti, ovverosia già nel 2017, in esclusiva vi fornimmo parecchie news a riguardo, seguendone poi passo dopo passo l’intera lavorazione, illustrandovelo meticolosamente e con precisione maniacale.
Le riprese di Killers of the Flower Moon, ufficialmente iniziate ad aprile di due anni or sono, rimandate a causa dell’incombere, nel frattempo, della pandemia Covid-19, così come più avanti meglio specificheremo, furono invero tribolate e la sua realizzazione fu parimenti travagliata a causa delle ragioni più disparate.
Nelle prossime righe, approfondiremo in merito, offrendovene una larga panoramica, financo sui retroscena, scrupolosa e ci auguriamo esaustiva.
Presentato in pompa magna all’ultima edizione del Festival di Cannes in data 20 maggio scorso, con tanto di fastosa montée des Marches alla presenza del suo regista Scorsese e degli interpreti principali, cioè Leonardo DiCaprio, Robert De Niro & Lily Gladstone, accolto in modo roboante da una lunghissima standing ovation esaltante e secondo noi sacrosanta, lusinghieramente applaudito e fin da subito lodato quasi unanimemente dalla Critica mondiale, specialmente statunitense, Killers of The Flower Moon dura la bellezza, magnifica e abbacinante, così come ivi, nella nostra illustrativa disamina, esplicheremo nei dettagli, di tre ore e ventisei minuti appassionanti ed epicamente indimenticabili.
Adattamento, a cura dello sceneggiatore Eric Roth, premio Oscar per Forrest Gump, author, fra gli altri, di Dune e della seconda regia di nientepopodimeno che Robert De Niro (il quale qui incarna William Hale), vale a dire The Good Shepherd – L’ombra del potere, con modifiche, in extremis e a ciak già partiti, apportati e approntati dallo stesso Martin Scorsese, Killers of the Flower Moon è forse il più difficile, da taluni incompreso (non tutta l’intellighenzia, infatti, l’ha celebrato), al contempo meravigliosamente sensazionale e stupefacente film di Scorsese delle ultime decadi. Poiché, ripetiamo, così come enunceremo prossimamente, Killers of the Flower Moon è, a nostro opinabile eppur fermo, personale giudizio inappellabile, un granitico, adamantino capolavoro, un classico già istantaneo e intoccabile.
Killers of the Flower Moon è stato già ben recensito dal nostro collega Valerio Brandi che, nella sua puntuale analisi, in brevi termini, oltre a recensire ovviamente tale pellicola, ce ne accennò l’inerente vicenda da Scorsese raccontata e da quest’ultimo parzialmente reinventata dal romanzo originario a cura di David Grann, autore di Civiltà perduta.
Non ce ne soffermeremo quindi pleonasticamente e ripetitivamente di esegesi, assolutamente in tal caso non necessaria, ma intendiamo però ancora puntualizzarvene maggiormente la trama, seguentemente enunciatavi nei suoi tratti più salienti per evitarvi naturalmente spoiler superflui e irrilevanti ma allo stesso tempo ampiamente, rimarchiamo, più espostavi per poi meglio approfondirne soprattutto la genesi lavorativa e gli aggiustamenti, in corso d’opera in ogni senso, apportativi dal suddetto sceneggiatore Eric Roth con susseguenti modifiche importanti avvenute in fase di lavorazione.
La sanguinaria e contorta, inquietante vicenda tanto macabra quanto intrisa di pathos coinvolgente, rabbrividente ed emozionalmente potente, è ambientata nell’Oklahoma degli anni venti. In una tranquilla, assai popolata cittadina del luogo, Fairfax, perlopiù costituita da indiani della tribù Osage, arriva lo sperduto e sprovveduto Ernest Burkhart (DiCaprio) che subito entra in contatto con i suoi abitanti e vien presto accompagnato nella magione di proprietà del suo misterioso e sinistro, con lui però subito molto affettuoso e premuroso, zio William Hale (un De Niro strepitoso, il cui character, mellifluo e agghiacciante, è impressionante, pauroso, altresì magnetico in modo mostruoso).
Il quale lo prende sotto la sua ala protettiva, illustrandogli ciò che in queste zone sta avvenendo, impartendogli non solo dei consigli paternalistici da uomo apparentemente buono e innocuo. Ernest, ben presto, s’innamora dell’indigena Mollie (una Gladstone eccezionale).
Ernest è uno scapestrato reduce della Grande Guerra e, immantinente ricambiato sentimentalmente da Mollie, sposa quest’ultima che l’accoglie nella sua famiglia numerosa.
Intanto avvengono, chissà come mai, dei tetri e spaventevoli, glaciali omicidi terrificanti che si stanno espandendo a macchia d’olio come un’epidemia che, a livello metaforico, è contagiosa in maniera parimenti terribile. Molti degli indiani abitanti della città, infatti, si son arricchiti notevolmente, anzi, in maniera ingente sesquipedalmente, essendo divenuti detentori dei petroliferi giacimenti limitrofi.
Qualcuno, dunque, agendo ferinamente in modo segreto ma tremendo e ammazzandoli efferatamente, vuole lucrare sulle morti perpetrate abominevolmente, impossessandosi dei beni e guadagni accumulati per assumere il controllo del potere, monopolizzando le ricchezze a sua volta ottenute barbaramente?
Al che, a indagare sulle innumerevoli morti non poco sospette, giunge sul luogo il ranger al servizio dell’FBI di nome Tom White (Jesse Plemons). Che sta succedendo e ne succederanno delle belle, chi si cela dietro tali assassinii spettralmente loschi e funebri? Qualcuno, per l’appunto all’apparenza insospettabile, con molta probabilità sta nascondendo, in ogni senso, molti neri scheletri nell’armadio davvero aberranti. Sarà svelato il cupissimo arcano mortuario? Chi sono i buoni e chi i cattivi?
Orbene, è stato imprescindibile ancor la trama riferirvi e nuovamente enuclearvela finemente poiché, come detto, soprattutto per quanto concerne lo sviluppo dei vari personaggi e molti passaggi dell’intreccio, molte cose, diciamo, sono state cambiate da quando il progetto fu annunciato sin alla sua compiuta realizzazione finale. Innanzitutto, DiCaprio, inizialmente fu designato per incarnare Tom White, anziché Ernest Burkhart.
Divenendone poi il principale protagonista in veste da “cattivo”, innescando così un ribaltamento prospettico della visione di partenza di Scorsese. Fu infatti DiCaprio a desiderare ardentemente il ruolo di Burkhart. DiCaprio, rileggendo la sceneggiatura, col senno di poi, pensò infatti che il personaggio di Burkhart fosse più interpretativamente stimolante e psicologicamente più interessante rispetto al buono White.
Cosicché, suggerì a Scorsese e ad Eric Roth di affidargli per l’appunto la parte di Burkhart. Parte che Roth dovette riscrivere daccapo e notevolmente allargarla per conferirne maggiore spazio.
Roth e Scorsese accettarono di buon grado e l’idea di DiCaprio non dispiacque lor affatto. Ciò però indusse, sottolineiamo ancora, a una revisione totale dell’intero script originario, quindi rivisto, modificato e corretto da cima a fondo.
Nel gennaio del 2020, DiCaprio, presentando e consegnando personalmente il premio Screen Actors Guild Awards per la carriera andato a Robert De Niro (presente a quei tempi nelle sale con The Irishman), nel suo discorso d’omaggio al suo mentore e amico, conosciuto nel lontano ‘93 sul set di Voglia di ricominciare, annunciò che le riprese di Killers of the Flower Moon sarebbero partite presto e concretizzatesi a breve, per la precisione, nella primavera dell’anno in corso, ovverosia appena terminata l’ultima campagna promozionale riguardante The Irishman in vista degli Oscar imminenti.
The Irishman, purtroppo, come sappiamo, su 10 nomination ottenute, non s’aggiudicò nessuna statuetta. La cerimonia di premiazione degli Academy Awards si svolse in data 9 febbraio 2020, circa un mese prima rispetto a quando, fra l’altro, di solito avviene regolarmente.
Nel frattempo, incombette sorprendentemente e tragicamente la non preventivata, con esiti così nefasti, suddetta pandemia che costrinse a rimandare di un anno la produzione di Killers of the Flower Moon. In questo lungo arco temporale, DiCaprio, Scorsese ed Eric Roth ebbero però modo di approntare migliorie alla sceneggiatura, finalizzandola e perfezionandola, quasi integralmente rielaborandola affinché, giustappunto, Ernest Burkhart potesse meglio adattarsi al mood attoriale e fisionomico di DiCaprio.
Killers of the Flower Moon è il primo film di Scorsese in assoluto, a prescindere dal mediometraggio sperimentale The Audition con Brad Pitt, nel quale due dei maggiori pupilli ed attori preferiti di Scorsese, perlomeno, chiariamo, coloro che in veste di protagonisti hanno interpretato il maggior numero di pellicole del maestro, vale a dire DiCaprio & De Niro, a distanza peraltro da trent’anni dal su citato Voglia di ricominciare, quest’ultimo però diretto da Michale Caton-Jones (Colpevole d’omicidio), hanno recitato assieme.
Ciò doveva invero avvenire già molto tempo addietro per Gangs of New York e per The Departed.
In entrambe le occasioni, però, proprio colui che consigliò a Scorsese di lavorare con DiCaprio in quanto rimase impressionato dalla sua performance nel film di Caton-Jones poc’anzi menzionato, ça va sans dire, De Niro, diede forfait e lasciò perdere per ragioni personali.
Per di più, De Niro, dopo pochi giorni di riprese, subì un grave infortunio alla gamba e dovette abbandonare il set, costringendo DiCaprio, Scorsese e tutta la troupe a girare le scene fra lui e DiCaprio solamente a guarigione avvenuta.
Per quanto riguarda gli Oscar, stavolta, è ovvio, non del 2020, bensì quelli dell’anno a venire che premieranno i film dell’attuale stagione cinematografica, proveremo brevemente ad effettuare un pronostico in merito a quali saranno le sicure candidature, datane l’eccelsa qualità, che Killers of the Flower Moon otterrà.
Tentando molto anticipatamente, inoltre, di compiervi dei pronostici sulle possibili vittorie nelle categorie in cui, secondo noi, potrebbe trionfare. Viceversa, rimanere a mani vuote.
Prima delle nostre predictions, ci teniamo a precisare che, nell’eterogeneo cast, vi sono anche John Lithgow e Brendan Fraser. Quest’ultimo fresco vincitore assoluto del premio Oscar come miglior attore protagonista per The Whale.
Il quale però, stavolta, ha un ruolo secondario e assai scarso di minutaggio, per quanto centrale nel segmento finale. Quindi, giocoforza, Fraser è fuori dai giochi. Perdonateci per il gioco di parole.
Per quanto concerne la categoria di Miglior Film e Miglior Regia, obiettivamente, per quanto incensato dalla Critica, Killers of the Flower Moon ha pochissime probabilità di vincere. Perché Scorsese ha già vinto per The Departed e quest’anno i membri dell’Academy opteranno quasi di certo per Oppenheimer e/o Povere Creature!
Entrambi parimenti lodati e i cui registi, rispettivamente Christopher Nolan e Yorgos Lanthimos, non sono ancora stati premiati. Anche DiCaprio, come miglior attore, ha trionfato solo pochi anni or sono per Revenant e attualmente i favori degli allibratori sono tutti per Cillian Murphy.
Lily Gladstone, invece, la quale sarà nominata di sicuro come Miglior Attrice, ha buone chance, sebbene dovrà battersela innanzitutto contro Emma Stone del film poc’anzi citato di Lanthimos.
Attenzione infine a De Niro. Vincitore per Toro scatenato come Best Actor e come non protagonista per Il padrino – Parte II, in quest’ultima categoria potrebbe spuntarla, malgrado rivali molto agguerriti, quali un altro suo omonimo, ovvero Robert Downey Jr. di Oppenheimer.
È vero, anche Downey Jr. non ha mai vinto un Oscar ma De Niro ha ottant’anni, molte altre opportunità non avrà per ovvie ragioni ed evidenti limiti d’età, e a quanto pare, dopo l’esclusione avvenuta per il suo gigantesco Frank Sheeran di The Irishman, l’Academy, consapevole di tale vergognosa “svista”, potrebbe risarcirlo con una statuetta dorata e legittimare, per l’ennesima volta, la sua grandezza.
Il direttore della fotografia, Rodrigo Prieto, dopo le candidature ottenute per I segreti di Brokeback Mountain, Silence e The Irishman, questi ultimi dello stesso Scorsese, quest’anno potrebbe addirittura ottenere due nomination all’unisono in quanto sarà quasi certamente candidato, oltre che per Killers of the Flower Moon, anche per Barbie. Pare l’anno giusto per la definitiva consacrazione.
Lo sceneggiatore Eric Roth, come sopra precisatovi, ha già vinto l’Oscar per Forrest Gump ma attenzione. Da allora, anno 1995, non ha più vinto sebbene sia stato nominato per tanti altri film, nell’ordine Insider, Munich, Il curioso caso di Benjamin Button, A Star is Born e Dune.
Perciò, dopo tante nomination andate a vuoto, stavolta potrebbe bissare. La storica e onnipresente, immancabile montatrice di Scorsese per antonomasia, ovvero Thelma Schoonmaker, classe ‘40, ha ottenuto tre Oscar per il Miglior Montaggio, vinti per l’appunto per tre film di Scorsese, cioè Toro scatenato, The Aviator e The Departed e ha, nel suo carnet, altre candidature però perse. Potrebbe farcela?
Infine, come direbbero gli americani, last but not least, il magnifico compositore della colonna sonora, Robbie Robertson, ahinoi, è morto quest’anno per un cancro alla prostata e, malgrado numerose collaborazioni con Scorsese, è sempre stato scandalosamente dimenticato dagli Oscar. Sacrosanto, anche se postumo, sarebbe assegnarli l’Oscar, non credete?
Nota personale in conclusione: Killers of the Flower Moon non è uno Scorsese senile e cinematograficamente “attempato”. È uno Scorsese, invece, inaspettatamente languido e addirittura lisergico. Non poche volte, in questa mortifera storia d’inganni e tradimenti, aleggiano, in danzante solennità metafisica, i lucenti fantasmi de La morte corre sul fiume…