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Indiana Jones e il quadrante del destino: il tempo contro Indy – Recensione

Indiana Jones e il quadrante del destino è il quinto film dedicato al più famoso archeologo della storia del cinema, un lungometraggio diretto per la prima volta da un nuovo regista, James Mangold, con Steven Spielberg relegato al ruolo di produttore esecutivo insieme a George Lucas, disponibile al cinema in Italia grazie alla distribuzione di Walt Disney Studios Motion Pictures da mercoledì 28 giugno 2023

Siamo nel 1944, e un ancor giovane Indiana Jones (Harrison Ford) sta provando a fermare un treno del Terzo Reich pieno di oggetti d’arte e reperti storici depredati diretto a Berlino. Tra questi c’è anche una metà del quadrante di Antikythera, un misterioso oggetto costruito dal grande Archimede e che secondo alcuni è in grado di far viaggiare le persone nel tempo e nello spazio.

Seppur in maniera rocambolesca il buon Henry Jones Jr. aiutato dal suo caro amico Basil Shaw (Toby Jones) riesce a sottrarre l’artefatto ai Nazisti, i quali però non hanno intenzione di rinunciare alla missione, tanto che 25 anni dopo, un altro sopravvissuto di quel viaggio in treno (Mads Mikkelsen) si ripresenta di colpo negli Stati Uniti…

Cosa funziona in Indiana Jones e il quadrante del destino

Siamo di fronte a un nuovo lungometraggio (come il da poco distribuito al cinema The Flash) la cui ideazione e poi lavorazione è durata un elevato numero di anni prima di essere finalmente distribuito nelle sale cinematografiche, e anche per questo motivo le note positive di Indiana Jones e il quadrante del destino sono davvero limitate.

Il ritorno di John Rhys-Davies è una di queste, perché anche se per pochi minuti il suo Sallah riesce di nuovo ad essere un personaggio sia divertente che molto empatico e poetico, a cui è mancata solo la voce di Renato Mori nella versione italiana vista la sua scomparsa nel 2014, anche se Stefano De Sando è stato un più che degno sostituto.

L’Arca della Alleanza, divinità induiste, il Santo Graal, alieni e ora i viaggi nel tempo: come accennato nella sinossi è quest’ultima la componente fantasy tipica di ogni storia di Indiana Jones che ha caratterizzato quest’ultimo capitolo, e quando la vedremo attuarsi sarà il momento migliore di tutto il lungometraggio, almeno per quei secondi in cui lo spettatore dovrà attendere per sapere la destinazione e il destino di quel gruppo di persone.

Indiana Jones e il Quadrante del Destino per quel che riguarda le scenografie è un film degno di essere ricordato da noi Italiani, in particolare dagli abitanti della Sicilia, perché le riprese nostrane per ovvie ragioni legate alla trama della pellicola sono state effettuate a Siracusa presso l’Orecchio di Dionisio, la Grotta dei Cordari e al Castello Maniace, poi a Cefalù e nella provincia di Trapani presso la Tonnara del Secco, a San Vito Lo Capo, a Castellammare del Golfo, alla Riserva naturale regionale delle Isole dello Stagnone e al Tempio di Segesta.

Abbiamo già accennato all’ottima scelta di Stefano De Sando nel sostituire l’indimenticato Renato Mori nel doppiaggio di John Rhys-Davies, e per concludere l’appunto sulla versione italiana, oltre a una nuova convincente prova di Diego Suarez nel doppiare Antonio Banderas come ne Il gatto con gli stivali 2, nel prologo dove vediamo Harrison Ford tornare giovane grazie alla CGI, a dare la voce a questa versione di Indiana Jones non è Michele Gammino (presente invece nella versione attuale del protagonista) ma suo figlio, Roberto. Una scelta attuata per mostrare la differenza di età tra le due versioni di Indy, e in questo caso un poetico avvicendamento padre/figlio che sarà sicuramente apprezzato da molti appassionati di questo mestiere.

Perché non guardare Indiana Jones e il quadrante del destino

C’era davvero bisogno di un nuovo film di Indiana Jones? Molti diranno di no a prescindere, altri invece ritengono che ci sia sempre posto per i grandi cavalli di ritorno, perché al contrario dei remake/reboot i seguiti sono comunque storie nuove, l’importante è che siano scritte e dirette bene, come i vari Cobra Kai, Top Gun Maverick, Power Rangers Una volta e per sempre e così via.

Ma come evidenziato dalle pochissime considerazioni positive Indiana Jones e il quadrante del destino non è un ritorno riuscito, a cominciare da questa storia che non ha voluto mettere l’attuale Harrison Ford nel ruolo più congeniale alla sua età, ossia quello del saggio accompagnatore di un personaggio più giovane, come fu Sean Connery nel 1989 in Indiana Jones e l’ultima crociata (senza dimenticare che all’epoca l’indimenticato attore scozzese aveva meno di 60 anni, mentre durante le riprese di Indiana Jones e il quadrante del destino Harrison Ford ne aveva quasi 80).

E invece questo Indiana Jones nonostante le quasi 80 primavere continua a prendere a cazzotti i nazisti e a fare anche acrobazie. Qualcuno potrebbe ribattere che questi film essendo sia d’azione che fantasy devono giocare un po’ sulla sospensione dell’incredulità, ma in questo quinto capitolo si è davvero troppo esagerato sotto questo punto di vista.

Ma Indiana Jones anziano e arzillo non è l’unica forzatura di questo lungometraggio, perché anche il personaggio di Teddy interpretato da Ethann Isidore non scherza, dato che nonostante la sua giovanissima età e una vita passata per le strade e non certo all’accademia aeronautica è riuscito senza problemi a pilotare un aereo, senza dimenticare che l’antagonista che ha il volto di Mads Mikkelsen riesce a sopravvivere a un incidente ferroviario decisamente mortale.

Ci sarebbe da ridire anche su certi dialoghi (tipo Indiana Jones che dice di non credere alla magia dopo quattro avventure ricche di situazioni irrazionali) ma sono il meno rispetto a tutta la parte dopo il prologo del 1944, ossia quella ambientata a New York in occasione dell’allunaggio, perché in quel frangente la sceneggiatura è molto confusionaria, sia nel narrare le situazioni che i ruoli di alcuni personaggi (in particolare quello interpretato da Shaunette Renée Wilson).

E poi viene il discorso della regia, che tolta la scena del viaggio del tempo non convince minimamente, perfino in occasione del prologo dove non si ha il problema della sospensione dell’incredulità dell’Indiana Jones troppo anziano: questa e le altre sequenze non offrono nulla di coinvolgente o innovativo, rendendo fin da subito pesante la visione del lungometraggio allo spettatore.

Vorremmo dire a Stanley Marsh e a tutti coloro che si sono rivisti nei bambini di South Park dopo la visione del film che almeno ora è finita, non ci dovrebbero essere più film di Indiana Jones con Harrison Ford protagonista, ma con questa Disney non si può dirlo con certezza, dato che ci ha mostrato fin troppo bene quanto le piace spremere, e male, franchise lontani dal suo stile originario come la Marvel, Guerre Stellari e ora anche Indiana Jones.

Il film è al cinema dal 28 Giugno con Disney.

Regia: James Mangold Con: Harrison Ford, Phoebe Waller-Bridge, Antonio Banderas, John Rhys-Davies, Toby Jones, Boyd Holbrook, Ethann Isidore, Mads Mikkelsen, Thomas Kretschmann, Shaunette Renée Wilson, Olivier Richters, Mark Killeen Anno: 2023 Durata: 142 min. Paese: USA Distribuzione: Walt Disney

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