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Un Colpo di Fortuna – Coup de chance – Recensione del nuovo film di Woody Allen

Un Colpo di Fortuna – Coup de chance: Recensione del nuovo film di Woody Allen al cinema dal 6 dicembre con Lucky Red.

Oggi recensiamo il nuovo e atteso, acclamato ma, a nostro avviso, così come seguentemente esplicheremo, in modo un po’ sopravvalutato, opus di Woody Allen, ovverosia Un Colpo di Fortuna che, nel sottotitolo per la distribuzione italiana tramite Lucky Red, ha conservato il titolo originale.

Presentato, fuori concorso, all’80.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ove è stato molto applaudito, Un Colpo di Fortuna (da non confondere, ovviamente, col pressoché omonimo film di Neri Parenti del 2013 con Christian De Sica) dura un’ora e quaranta minuti godibili, sofisticati, perfino adrenalinici, compatti e, secondo il consueto stile impeccabile di Allen, molto stratificati nella lor intelaiatura colta e citazionistica, forse irrisolta e imperfetta eppur, nella sua fascinosa amalgama stratificata, è una pellicola di pregio e degna di nota, sebbene, sottolineiamo subito, a scanso di equivoci, ben lontana dai suoi film migliori e invero non propriamente memorabile.

Scritto naturalmente dallo stesso Allen, così come sempre avvenuto e avverrà, a meno che, purtroppo, tale film da noi seguentemente disaminato non rappresenti davvero cupamente la sua ultima opera cinematografica a causa delle motivazioni oramai a noi conosciute, Un Colpo di Fortuna è stato girato interamente a Parigi ma, a differenza, per esempio, di Midnight in Paris e d’altre recenti pellicole da Allen filmate in Europa e in città straniere rispetto alla sua amatissima New York natia, dapprima, come sappiamo, sua location prediletta e imprescindibile, è il suo primo film in assoluto girato, da cima a fondo, in lingua francese.

Fanny & Jean Fournier (rispettivamente incarnati da Lou de Laâge e Melvil Poupaud, Jeanne du Barry – La favorita del re) vivono, all’apparenza indissolubilmente felici reciprocamente ed economicamente appagati, in un lussuoso appartamento parigino. Al che, un bel giorno, per le classiche, imponderabili fatuità esistenziali e fatalità del destino impreviste, Fanny rincontra Alain (Niels Schneider), un suo ex compagno di liceo, or divenuto romanziere di successo. Alain non ha mai celato il suo atavico innamoramento per Fanny e nuovamente, durante il loro incontro, apertamente glielo riconfida di tutto cuore.

Nel frattempo, Fanny comincia a stancarsi della sua vita alto borghese a base d’incontri vacui e frivoli, all’insegna della mondanità più inconsistente e meno emozionalmente stimolante.

Cosicché, Fanny inizia una relazione adulterina con Alain. Il suo tradimento verrà scoperto da Jean? Inoltre, Jean, il quale afferma di essere uno stimabile e integerrimo ricco che aiuta, a sua volta, i ricchi a diventare ancora più facoltosi, il cui reale lavoro, persino a noi spettatori, rimane abbastanza misterioso, è davvero il marito ideale, l’uomo premuroso, responsabile, delizioso, amabile e irreprensibile che vorrebbe apparire? Che cosa nasconde, in verità, sotto la coltre della superficie più insospettabile? Forse, più d’uno scheletro nell’armadio?

Cosa funziona in Un Colpo di Fortuna

Fotografato superbamente dall’esimio, veterano premio Oscar nostrano Vittorio Storaro (Apocalypse Now, L’ultimo imperatore), oramai cinematographer prediletto di Allen da Café Society in poi, suggestivamente, per l’appunto, evocativo e dalle atmosfere bellamente crepuscolari, leggiadramente malinconiche ed eleganti, cromaticamente superiore rispetto a La Ruota delle Meraviglie nel quale Storaro, a nostro avviso, si sbizzarrì eccessivamente in color correction improprie e pacchiane, Un Colpo di Fortuna, oltre che figurativamente e visivamente ammaliante, con espliciti richiami alle luci e ad alcune atmosfere di Eyes Wide Shut, è abbacinante, in senso ovviamente figurato, per quanto concerne la scrittura, puntuale e con geniali colpi à la Allen dei tempi d’oro, specialmente nei primi tre quarti d’ora ove, con squisita accortezza, dopo il suo veloce incipit, scintillante sotto ogni punto di vista, mantiene omogeneo un ritmo veloce, al contempo sensazionale per brillantezza e pacata leggerezza dolce.

In virtù anche d’una magnetica, bellissima e graziosa Lou de Laâge e di uno strepitoso Poupaud che non sbaglia minimamente una sola espressione.

Cosa non funziona in Un Colpo di Fortuna

Un Colpo di Fortuna, però, da soave romantic movie e divertente commedia degli equivoci svagata e morbidamente avvolgente, vacilla appena macabramente imbocca la pericolosa strada della detection da anomalo e grossolano mystery thriller, con scialbi echi alla Agatha Christie, misto alla pochade poche volte davvero ironica e ficcante.

Poiché, se in Misterioso omicidio a Manhattan, per esempio, Allen mantenne una tensione costante e magistralmente scandita, unendola coerentemente a situazioni credibili, pur nella loro paradossale e contradditoria incredibilità e istrionica strampalataggine assoluta e a prima vista assurda, coniugandola al dilettevole più vivamente ritmato ed esilarante, quivi poi tracolla insensatamente, peccando non solo qua e là, bensì sovente, in maniera vistosa, scadendo infatti in leziosità e in troppi scambi di battute telefonati, inciampando per di più in incongruenze imperdonabili e in sciocchezze narrative che, oggettivamente, non stanno in piedi.

Dunque, in conclusione, Un Colpo di Fortuna si lascia vedere volentieri, sì, certamente intrattiene, emoziona e, consuetamente, induce a riflessioni non banali. Ma, cambiando immantinente registro, sceglie una strada non consona alle corde alleniane, divenendo non poche volte improponibile e ridicolo in senso negativo.

Impeccabile nella messa in scena, con attori, ribadiamo, fra cui è da citare anche Valérie Lemercier nei panni della madre di Fanny, ottimamente diretti che non falliscono un colpo, Coup de chance è, nonostante tutto, senz’ombra di dubbio la miglior pellicola di Allen perlomeno dell’ultima decade, superiore decisamente a Rifkin’s Festival e, rispetto a quest’ultimo film, meno compiaciuto, maggiormente originale, fresco ed arguto.

Meno pedante, meno “arty” e più centrato, al contempo dolcemente romantico, brioso e bellamente architettato in maniera lieve e giammai tediosa. Sì, nel “primo tempo”, ahinoi. Nel secondo segmento, invece, ci duole dichiararlo tristemente, crolla a pezzi e inanella una serie di gag già viste e d’imbarazzanti e inconsueti siparietti scarsamente congeniali. Cosicché, anziché divertire di dark humor graffiante, ampiamente delude e lascia l’amaro in bocca.

Peccato, è un’occasione semi perduta.

Il film è al cinema dal 6 dicembre con Lucky Red.

Regia: Woody Allen  Con: Lou de Laâge, Valérie Lemercier, Melvil Poupaud, Niels Schneider, Sara Martins, Elsa Zylberstein, Yannick Choirat, Grégory Gadebois, William Nadylam, Guillaume De Tonquedec, Arnaud Viard, Jeanne Bournaud, Naidra Ayadi, Anne Loiret, Benoît Forgeard, Philippe Uchan, Sâm Mirhosseini, Emilie Incerti-Formentini, Éric Frey, Samantha Fuller, Juliette Plumecocq-Mech, Christophe Kourotchkine, Constance Dollé, Jamel Elgharbi, Sharif Andoura, Isabelle de Hertogh, Bruno Gouery, Hugo Dillon, Emmanuel Bonami, François Loriquet Anno: 2023 Durata: 96 min. Paese: Francia, Gran Bretagna Distribuzione: Lucky Red 

About Stefano Falotico

Scrittore di numerosissimi romanzi di narrativa, poesia e saggistica, è un cinefilo che non si fa mancare nulla alla sua fame per il Cinema, scrutatore soprattutto a raggi x delle migliori news provenienti da Hollywood e dintorni.

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Un commento

  1. Premesso che ho sempre preferito Woody Allen come interprete,come attore piuttosto che come regista ( ma è solo una mia opinione), devo ammettere che questo film NON mi attira affatto. I motivi sono molteplici,non ultimo dei quali la banalità insita nella “solita, scontata relazione adulterina” di una moglie annoiata che,forse, avrebbe bisogno di stancarsi un po’ di più e lavare i pavimenti…;)..
    La recensione dell’amico Stefano è,come sempre, perfetta ,senza fronzoli e scevra da influenze modaiole o di convenienza.
    Un’ ultima cosa….Gli attori sembrano in gamba,ma ahimè, hanno il fascino e lo charme di una patata lessa…..

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