Armageddon: Recensione dello show Netflix con un inarrestabile Ricky Gervais.
Oggi recensiamo, sinteticamente ma esaustivamente, il già molto discusso ma imperdibile Armageddon, nuovo e applaudito show, altresì contestato sin dalla sua primissima messa in onda su Netflix, avvenuta in data 25 dicembre, ovverosia nel giorno di Natale, con protagonista lo stand–up comedian più apprezzato e al contempo inviso, specialmente dai perbenisti, degli ultimi anni, naturalmente Ricky Gervais.
Dopo il successo del precedente SuperNature, distribuito l’anno scorso sempre sulla succitata piattaforma di streaming più famosa a livello planetario, ecco dunque Gervais che, in Armageddon (da non confondere, ovviamente, con la celeberrima pellicola omonima di Michael Bay con Bruce Willis, fra l’altro, da Gervais menzionata a suo mondo in tale suo spettacolo), si esibisce ancora, probabilmente e perfino con più verve aggressiva da comico “volgare” senza peli sulla lingua e, per antonomasia, irredimibile nelle sue sin troppo vivaci esternazioni esagerate che, fin dalla messa in onda del primissimo trailer, suscitarono scalpore e fortissimi risentimenti non solo da parte dei suoi detrattori più accaniti e feroci.
Armageddon dura un’ora e due minuti netti e, attenendoci alla concisa ma ben esplicativa sinossi ufficiale immessa su Netflix stesso, eccone a grandi linee l’argomento principale su cui verte in forma tanto esilarante quanto disturbante…
«Ricky Gervais offre opinioni controverse sull’attuale cultura “politically correct” e ipersensibile in questo speciale comico sulla fine dell’umanità che infrange i tabù».
Cosa funziona in Armageddon
Gervais non si risparmia e spinge il tutto sul pedale dell’acceleratore, frequentemente svariate volte, per di più volutamente, incorrendo nel rischio, però “(ri)cercato”, di risultare disgustoso, odioso e ai limiti del censurabile. Prende di mira, ripetiamo, senz’esitazione alcuna, Greta Thunberg, cita sarcasticamente Zanna gialla e infine va a parare su Schindler’s List di Steven Spielberg, svelando, spesso acutamente, altre volte sinceramente in modo “illegale”, i vizi e i difetti, soprattutto le assurdità evidenti d’un mondo ipocrita e sovente contradditorio.
Il suo timing, per dirla a mo’ degli statunitensi, cioè i suoi tempi di (auto)battute e risposte, durante il suo pepato monologo infermabile, son al solito perfetti e impeccabili, assolutamente impagabili. Gervais rarissimamente non provoca in maniera graffiante e terribilmente sardonica, pigliando in giro la gente e sé stesso con sottigliezza, sì, spesso triviale, eppur comicamente bestiale.
Cosa non funziona in Armageddon
Incontenibile, Gervais probabilmente però pecca di presunzione e, onestamente, veramente di tatto quando enuncia platealmente, in ogni senso, risultando, così facendo, quasi da penale denuncia, perdonateci per il gioco di parole appropriato, la sua personalissima tesi, molto colorita, secondo cui Michael Jackson fu pedofilo davvero.
In tale circostanza, compresi gli altri immediati suoi sketch analoghi sulla pedofilia e sugli affini argomenti simili, i suoi sfottò ci sono parsi tremendi e agghiaccianti. Va bene, certo, Gervais è questo, prendere o lasciare, così come da lui stesso puntualmente ivi riaffermato, ma esiste comunque un limite oltre il quale anche la comicità perfino più stoica e tagliente sconfina, in tutta franchezza, con la stupida crudeltà più gratuita e ingiustificata, divenendo pura e squallida indecenza e basta.
Peccato per queste clamorose cadute di stile, in quanto Armageddon, nel suo breve ma assai corposo insieme scoppiettante, poteva essere l’ennesimo gioiello iper-divertente, bellamente brutale, cinicamente, altamente brillante e superbamente corrosivo, di un genio formidabile qual è, a prescindere dai suoi eccessi insostenibili, Gervais.
Disponibile in esclusiva su Netflix dal 25 dicembre.
Regia: John L. Spencer Con: Ricky Gervais Anno: 2023 Durata: 62 min. Paese: Gran Bretagna Distribuzione: Netflix