Ebbene, questa settimana esce sul grande schermo Top Gun: Maverick, naturalmente col suo immarcescibile e strepitoso, polivalente protagonista e star intramontabile, ovvero Tom Cruise. Qual occasione migliore, quindi, per tornare un po’ indietro nella memoria e ripescare, dal suo poliedrico percorso attoriale, una pellicola alquanto recente da lui interpretata e generalmente ben acclamata?
Sì, oggi per i nostri Racconti di Cinema, disamineremo Edge of Tomorrow, uscito nelle sale mondiali solamente qualche anno fa, precisamente nel 2014.
Edge of Tomorrow, sottotitolato, per il mercato italiano con Senza domani. Per ogni edizione home video in lingua anglosassone, divenuto successivamente Live. Die. Repeat che fu, peraltro, il suo iniziale titolo di lavorazione e, con tutta probabilità, se si concretizzerà, quanto prima, il suo sequel annunciato, sarà giustappunto utilizzato per il nome di tale seguito, ovviamente con l’aggiunta del numero 2.
Diretto da Doug Liman (Fair Game – Caccia alla spia), Edge of Tomorrow è un film targato Warner Bros. della durata consistente, piuttosto avvincente e sorprendente, di centotredici minuti adrenalinici e spiazzanti. Sceneggiato dal trio composto da Christopher McQuarrie (Mission: Impossible – Fallout, regista, inoltre, dei prossimi episodi di questo apprezzato, lodato franchise oramai storico, interminabile e celeberrimo, da Brian De Palma, in modo sfavillante, inaugurato, da Cruise patrocinato, e sceneggiatore, fra l’altro, dello stesso succitato Top Gun: Maverick), Jez Butterworth (Le Mans ‘66 – La grande sfida) & John-Henry Butterworth che, per il soggetto del loro script, poi liberamente adattato e in gran parte ispiratosene, hanno attinto al romanzo illustrato (cioè light novel, così come dicono i giapponesi) All You Need Is Kill ad opera di Hiroshi Sakurazaka, disegnato da Yoshitoshi ABe (non ci siamo sbagliati a digitare il suo cognome, la B, dopo la A, è e vuole giustamente maiuscola).
Questa la trama di Edge of Tomorrow – Senza domani, qui da noi largamente sintetizzata per esigenze necessarie. In quanto, se dettagliatamente ve la descrivessimo, in forma certosina, enunciandovela in ogni suo risvolto e passaggio narrativo, soffermandoci pedantemente a riferirvela nei minimi termini in tutti i particolari, essendo Edge of Tomorrow un film ricolmo di colpi di scena e flashback a ripetizione e a iosa, ve ne rovineremmo inevitabilmente la visione nel caso foste fra coloro che non l’hanno ancora mai visto e dunque, conseguentemente, se s’accingeranno a visionarlo, ne perderebbero il gusto della sorpresa, anzi, delle varie sorprese emozionanti qui esposteci e raccontate con indubbia maestria, altresì, così come poi vi diremo, con qualche furbizia manieristica leggermente inverosimile, poco plausibile.
Estraendovi la sinossi da IMDb, a cui apporremo fra parentesi il nome del personaggio principale e, naturalmente, quello del relativo suo grande protagonista che ne incarna la parte primaria, vale a dire, nientepopodimeno che Cruise.
Un soldato (Cage/Cruise) che combatte gli alieni deve rivivere lo stesso giorno più e più volte, il giorno ricominciando ogni volta che muore.
Chi sono questi alieni? Da dove provengono e perché la loro razza vuole distruggere l’umanità, praticandone uno sterminio sanguinolento ed effettuando un massacro immondo e tremendo?
La loro egemonia si sta pericolosamente espandendo, a macchia d’olio, progressivamente e a velocità pazzesca in ogni continente del globo terrestre e forse la loro potenza omicida, devastante e terribile, è stata sottovalutata dagli eserciti che, seppur agguerriti, li stanno combattendo sterilmente, in quanto i soldati si dimostrano impotenti dinanzi a tale forza mostruosa e spaziale veramente aberrante.
Chi è Rita (Emily Blunt) che, alla pari di Cage, già visse, innumerevoli volte sfiancanti, un déjà-vu spazio-temporale apparentemente irreversibile e senza via d’uscita alcuna? Precipitando in un incubo a occhi aperti dei più psicologicamente debilitanti?
L’incipit di Edge of Tomorrow è folgorante e di sicuro impatto emotivo, è destabilizzante e geniale, malgrado il classico espediente del paradosso “fantascientifico” del ribaltamento delle percezioni psichiche dovute all’alterazione della cronologia non soltanto lineare della storia, bensì influente all’interno della mente umana per il prosieguo mutevole della vicenda, sia stato già ampiamente, per l’appunto visto e rivisto, già trattato infinitamente non solamente nell’ambito della science–fiction pura.
Pensiamo, per esempio, a Ricomincio da capo di Harold Ramis con Bill Murray.
Ed effettivamente, tolti i primi 45’ in cui la storia, mostrataci c’emoziona e stupisce, assai incuriosisce e avvince, in virtù anche d’effetti speciali pregiatissimi e d’una estetica, mutuata in modo efficace dallo splendido, spettacolare e inquietante Starship Troopers di Paul Verhoeven, il film, nel corso del suo successivo svolgimento, su sé stesso s’avvita monotematicamente, perde pian piano mordente, impantanandosi, auto-avvinghiandosi e adagiandosi nella canonicità d’uno sviluppo tediosamente prevedibile. Nonostante il suo finale profondamente ambiguo che, nuovamente, rovescerà forse tutte le carte in tavola, rimettendo tutto in discussione e in sospensione…
Detto ciò, Liman sa il fatto suo, Cruise padroneggia la sua prova recitativa con classe e professionalità impeccabilmente sicura, Emily Blunt vive di luce propria e, come sempre, abbaglia i nostri occhi grazie alla sua felina, dolcissima beltà magnifica.
E tutti i personaggi secondari, a partire da un grandioso e impagabilmente tragicomico Bill Paxton nei panni del ridicolo Sergente Maggiore Farell, e Brendan Gleeson in quelli del dittatoriale ma al contempo suonato e rimbambito, molto rintronato e stupido Brigham, seppur macchiettistici, sono tratteggiati con acume e sottigliezza, splendendo di simpatia mastodontica.
La fotografia digitalizzata di Dion Beebe (Miami Vice) non sbaglia un colpo né un solo frame, sì, fotogramma, cesellando le immagini con finezza d’alta scuola visiva delle più sofisticate.
Eppure, Edge of Tomorrow, a dispetto del suo sapiente intreccio congegnato con cura, è spesso mancante di logicità e ripieno d’incongruenze e buchi inspiegabili.
Per finire, appassiona, sì, come da noi già sopra detto, ma lascia freddi e risuona sin troppo artefatto e un po’ fasullo nella sua orchestrazione diegetica, commercialmente ruffiana, troppo piena di dialoghi botta-risposta che lasciano molto a desiderare.
È uno dei miei film preferiti . Tom Cruise riesce a passare organicamente e gradatamente da vigliacco a eroe in una maniera credibilissima . Complimenti comunque per l’analisi . 🥳
Grazie. Evviva Tom Cruise!