ONE PIECE FILM RED: Doppiando doppiando a Lucca Comics & Games 2022: incontro con le voci italiane di Nami e Rufy. Il film sarà al cinema con Anime Factory dal 1 Dicembre mentre il 7 e l’8 novembre in ANTEPRIMA, per gli amanti della versione in lingua originale, la pellicola sarà disponibile in v.o. con sottotitoli in italiano in sale selezionate.
Al Lucca Comics & Games 2022 abbiamo incontrato le voci italiane di Nami e Rufy di ONE PIECE, Emanuela Pacotto e Renato Novara, in occasione della premiere europea di ONE PIECE FILM RED.
L’edizione 2022 del Lucca Comics & Games è stata ricca di ospiti ed eventi, ma molti di questi sono stati nel segno di ONE PIECE, complici anche i 25 anni del manga nato dalla fantasia di Eiichiro Oda e la premiere europea di ONE PIECE FILM RED, il nuovo lungometraggio animato del franchise.
E proprio per presentare la pellicola, assieme ad altri colleghi ci siamo seduti al tavolino con i doppiatori di Rufy e Nami, Renato Novara ed Emanuela Pacotto, che oltre a raccontare la loro esperienza nel prestare ancora una volta la loro voce a dei personaggi così amati, hanno anche approfondito non poco l’argomento del doppiaggio e dell’evoluzione della loro professione, in continua trasformazione proprio come l’intero ambiente dello spettacolo.
Ma com’è stato tornare nei panni di Rufy e Nami in occasione di ONE PIECE FILM RED, e cosa possiamo aspettarci da questa nuova storia?
Renato Novara: “Devo dire che in ONE PIECE FILM RED ci sono stati dei momenti in cui davvero, pelle d’oca come se non ci fosse un domani. E poi è stato emozionante vedere l’unione delle parti, ovvero come la ciurma sempre unita si sia integrata con altri personaggi, alcuni nuovi, alcuni del passato, per creare una sorta di ciurma enorme pronta a salvare il mondo. E secondo me in questo film emerge ancor di più rispetto al solito il concetto di unione, di combattere insieme. E vedere il ritorno di Shanks credo che sia per tutti un momento pazzesco, mentre il personaggio di Uta ha delle sfaccettature incredibili, e le canzoni sono state assolutamente… Per alcune non si può non piangere quando le si vede interpretate sullo schermo”.
Emanuela Pacotto: “Assolutamente. Un film secondo me vincente, hanno voluto questo rinnovamento, e c’è sicuramente. È un film estremamente nuovo, moderno, e veramente in contatto con le nuove generazioni. Anche tutta la parte musicale, che magari può sembrare perfino esagerata, [bisogna tenere conto che] in realtà la musica ormai fa parte della nostra vita, serve a volte per trasmettere emozioni che non riesci a trasmettere a parole. Per cui è molto moderno, coinvolgente, e sottolineo quello che diceva Renato, è un film estremamente corale, ancora più del solito, studiato, e ha un meccanismo perfetto: ha una presentazione, una crescita, e ancora un crescendo continuo, per cui mi aspetto proprio che nelle sale ci sia una reazione tipo ‘Ooooooh’ in certi punti, un tifo da stadio. Dopotutto ONE PIECE è sempre stata un’opera molto corale. Sì, c’è Rufy che è il protagonista, ma la ciurma, il gruppo, l’amicizia, è una cosa importante… E questo soprattutto nei tempi moderni ci lascia un messaggio, specialmente quando c’è un problema più grosso, un nemico comune, c’è proprio quest’unione per riuscire a sconfiggerlo. Per cui secondo me sarà quasi catartico, e ti farà sentire partecipe, parte attiva del tutto. È stato davvero bello ritrovare tutta la ciurma”.
Eiichiro Oda e il suo team creativo sono instancabili, si sa, e con 25 anni di storie alle spalle sono ancora in grado di tirare fuori dal cappello nuove trovate, come conviene anche Pacotto: “Oda è inesauribile. Ogni volta dici ‘Ma cosa ancora si può inventare’, sia a livello di personaggi, che di costumi, che di altro, e invece ogni volta riesce sempre a stupire. Questa è una cosa ancora diversa, e il personaggio di Uta è di una modernità e di una bellezza sconvolgente. E lui [Oda] è sempre fuori da qualunque schema”.
E nel frattempo, il mondo è cambiato, e sta cambiando anche il modo di fruire ed esperire tutto ciò che ha a che vedere con i prodotti d’intrattenimento. E, grazie anche ai social media e alla crescita in numero e popolarità di festival e fiere dedicate, artisti e pubblico non sono mai stati così “vicini”.
Emanuela Pacotto: “Indubbiamente l’avvento dei social ha avvicinato tantissimo la community alle voci, ai doppiatori. Diciamo che questa globalizzazione ha portato, secondo me, il fenomeno del doppiatore qui come lo è il seiyuu in Giappone. Lì il doppiatore è un Dio, c’è davvero una venerazione nei suoi confronti. Da noi si sta iniziando adesso a dare un volto a queste voci. E questa è una caratteristica che accompagna soprattutto gli anime. E in questi anni dunque è cambiato moltissimo il rapporto, la community partecipa, ti sostiene, e c’è questa attesa incredibile. Per cui anche gli appassionati che amano vedere il prodotto in originale, poi dicono ‘Non vedo comunque l’ora di tornare a sentirlo con le vostre voci’. Perché comunque diventiamo degli amici. La community si è veramente avvicinata, e a volte il nostro apporto, il fatto di riuscire a localizzare e dare una caratteristica… anche per loro è come ritrovare un amico. Diventa veramente una famiglia”.
Renato Novara: “Che poi anche andando alle fiere ti accorgi di come il mondo degli anime vede il mondo in un modo, e quello del cinema in un altro modo ancora. Ad esempio, in quel caso le voci sono prestate, e in un certo senso contano meno, ma non perché sia effettivamente così, ma perché per gli anime il doppiatore alla fine è l’unico appiglio alla realtà che c’è, rappresenti proprio il personaggio. Invece Al Pacino… Beh, c’è Al Pacino. Però sicuramente questo gap, come diceva Emanuela, è diminuito. E poi c’è l’effetto amarcord, l’effetto nostalgia”.
Com’è dunque cambiato il mondo del doppiaggio, come si è evoluto il mestiere, e come è mutato l’atteggiamento, il modo di fare stesso di chi vi lavora?
Emanuela Pacotto: “Il mestiere del doppiaggio continua ad evolversi, come d’altronde tutte le altre professioni. Nel senso che la tecnologia continua comunque a modificarsi, ad evolversi, e continuano ad accelerare in realtà i ritmi di produzione. Per cui [in precedenza] si parlava di quando ancora [si utilizzavano] vecchie apparecchiature e magari si diceva ‘Ok, qui allora tengo il fiato, e poi rientriamo da lì’. Per cui davvero, i meccanismi di doppiaggio sono cambiati. Il fatto di riuscire ora a recitare proprio, e non solo a dire le battute, diventa fondamentale, altrimenti ci esce una roba tutta appiccicata. Però c’è da dire che, come cambia la tecnologia, cambiano anche le animazioni. Sono sempre più perfette e precise, e come vedrete anche in questo film, l’animazione è incredibile. Per cui anche la tua recitazione diventa, per assurdo che possa sembrare, sempre più naturale”.
E continua Pacotto: “Com’è cambiato, quindi, è difficile da spiegare anche tecnicamente parlando, perché se uno ha la sensibilità dell’attore, del doppiatore davanti al microfono ti viene automatico. Io adesso risento magari i primi episodi di ONE PIECE e ripenso ‘Ah, com’eravamo…’. Quindi in realtà anche nel mettere a confronto quei primi episodi dello stesso prodotto e quelli di adesso, senti che anche la recitazione è cambiata. Però siamo sempre noi. È cambiato il modo di recitare, il modo di porsi, e vedi proprio che su questa nuova animazione, su questa nuova parte tecnica, quel vecchio modo di doppiare non ci sta più. Che poi ogni volta è una sfida. A volte, soprattutto l’animazione giapponese ti richiede di fare dei salti vocali che pensi ‘Oddio e mo che fa questo, come lo faccio?!’. Ma basta non pensarci. Ti butti, vai e segui il personaggio. Basta essere lì con loro”.
Renato Novara: “Riallacciandomi a quanto detto, l’evoluzione del modo di doppiare, delle tecniche di doppiaggio, la ritroviamo anche nelle cose più banali. Quando io ho iniziato a doppiare, ovviamente ero più giovane, e influiva questa cosa dell’ansia, della velocità… E mi ricordo che tutti i direttori di doppiaggio mi dicevano ‘Non correre, vai più lento, lo vedi che è più lento’. Adesso invece questa cosa non la si dice quasi più, perché è tutto talmente veloce che anzi, se son veloci dici ‘Perfetto’. È il contrario ora, c’è una velocità pazzesca dell’animazione, nell’articolazione dei battiti”.
E prosegue Novara, menzionando l’abitudine di un tempo di riempire ogni fotogramma con dei versi spesso non presenti nel doppiaggio della lingua di partenza che era stata portata come esempio durante la conversazione: “E poi riprendendo quella cosa particolarissima a cui si è accennato prima e alla quale spesso non tutti pensano da fuori, è vero, una volta riempivamo tutti i versi che c’erano, anche esagerando (storico è stato quell’episodio in cui è stato fatto doppiare un cartellone pubblicitario!). Però in alcuni momenti, proprio perché è il gusto italiano quello di parlare tanto, gesticolare tanto, fa strano vedere magari una bocca vuota, a volte ti viene naturale riempire una scena quando magari in originale non è così. E lì, che poi magari vieni anche ripreso per quello, ti senti un po’ limitato. Per cui non coprirei tutto, certo, però alcune cose…”.
Emanuela Pacotto: “Su questo sì, l’evoluzione oggi è sempre più globalizzata, per cui ormai a noi viene chiesto di fare esclusivamente quello che c’è sulla colonna originale”
E incalza Novara: “Come le lunghezze, ad esempio. Noi abbiamo l’italiano che ha l’ultima sillaba che è in battere perché abbiamo le vocali, quindi a volte noi ci sembriamo corti su alcune cose, perché con la vocale che finisce, sulla forma d’onda andremmo ancora mezza sillaba dopo. E infatti il nostro doppiaggio potrebbe a volte sembrare lungo, tra virgolette…”
Emanuela Pacotto: “Lungo sull’onda sonora originale, ma che per noi in realtà risulta giusta sull’animazione. E quindi a volte ci dobbiamo un po’ limitare”.
Perché, spiega ancora Pacotto: “Seguiamo sempre più l’originale, anche con gli adattamenti e i nomi dei personaggi, com’è giusto che sia. Però non bisogna dimenticarsi che i tempi sono cambiati, e all’epoca ad esempio dei primi episodi di ONE PIECE, c’era tutta una serie di questioni di cui tener conto. Ad esempio tanti anni fa ti dicevano che l’anime, anzi, il cartone animato, era una cosa per bambini, ma non è così, perché ha tutta un’altra tradizione in Giappone. Invece adesso che capiamo che ci sono diversi prodotti per tante tipologie di pubblico e sta arrivando veramente di tutto…”.
Renato Novara: “E questa è anche la forza della community, come dicevamo prima. Prima non esisteva una risposta o un riscontro da parte di chi fruiva il prodotto. Con i social questo riscontro c’è, lo dice uno, lo dicono in due, lo dicono in tanti, forse hanno ragione? Chissà. E poi c’è la sensibilità anche della distribuzione, di chi dice ‘Prendo il prodotto, diamogli retta dai, forse hanno ragione’. Quindi c’è anche l’intelligenza dall’altra parte. Per cui quando certi si lamentano, penso ‘Abbiamo già fatto un passo enorme!’”.
E a proposito di evoluzioni e passi avanti…
Emanuela Pacotto: “E poi c’è da dire anche che un’altra enorme evoluzione è stata quando i film legati alle serie animate hanno cominciato ad avere spazio nelle sale cinematografiche. Questa è stata una rivoluzione. Perché un film di Dragon Ball o ONE PIECE al cinema fino a qualche anno era improbabile. Lo proponevi…” ricorda “Per cui è incredibile, e questa è la forza della community, perché una volta che dici ‘Bah proviamo, teniamolo un week-end’ e sbanchi, fai il pienone, l’esercente comincia a dire ‘Mah, possiamo tenerlo anche per un’altra settimana’. E quello ha portato poi… È stato bellissimo oggi poter vedere in conferenza il regista, i produttori, l’animatore. Per loro [in Giappone] c’è una vera cultura dell’animazione, ed è giusto che loro abbiano più spazio nelle sale. La community ha tenuto duro, le cose son cambiate, e piano piano siamo arrivati qua. E questo è fondamentale”.
E in chiusura non possiamo esimerci di chiedere, con una certa curiosità, quale sarebbe stato il personaggio di ONE PIECE che i due avrebbero amato doppiare (oltre, ovviamente, ai loro).
Emanuela Pacotto: “Quando si parla di evoluzione di personaggi, Nami ne ha avuta una pazzesca, e la amo alla follia. Però quando ho visto ONE PIECE RED, Uta è un personaggio che dici ‘No, wow, avrei voluto farlo io!”. E chiaro che no, adesso. Però davvero, se non avessi già avuto un personaggio da doppiare, avrei supplicato il direttore di doppiaggio [che poi è lo stesso Renato Novara, come ci ha rivelato proprio lui durante la round table) ‘Ti prego, fammi fare Uta”.
Renato Novara: “Io invece, beh, non rinuncerei ma a Rufy ovviamente, però l’altro personaggio che amo alla follia è Usopp!”
“Sì è vero, Usopp fa schiattare, poi Luca (Bottale, il doppiatore di Usopp) è bravissimo” concorda la Pacotto, e conclude “E vedete, poi per tornare al fatto della localizzazione delle voci, io ONE PIECE lo porto sempre come esempio, perché le voci italiane, pur rimanendo fedeli al carattere del personaggio, riescono ad aggiungere quel colore che è tipicamente nostrano. Un personaggio come Usopp, fatto con la nostra simpatia, diventa ancora più comico! E poi rimane fedele a quello che è il carattere originale. Anche Sanji con il suo ‘Nami, Nami!’… Lorenzo (Scattorin, doppiatore di Sanji) è bravissimo. E quindi il doppiaggio diventa un valore aggiunto”.
E per averne un’ulteriore prova non resta che recarsi tutti al cinema dal 1 dicembre a vedere ONE PIECE FILM RED in versione doppiata, mentre il 7 e l’8 novembre, per gli amanti della versione in lingua originale, la pellicola sarà disponibile in v.o. con sottotitoli in italiano in sale selezionate. Pronti a una nuova avventura?