Crimes of the Future: La recensione dell’ultimo film del geniale David Cronenberg finalmente distribuito anche in Italia grazie a Lucky Red.
Ebbene, oggi recensiamo la nuova opus di David Cronenberg, cioè Crimes of the Future, presentata in concorso all’ultima kermesse di Cannes, ovvero la 75ª.
Crimes of the Future, dopo l’ottima accoglienza critica, ricevuta al Festival di Cannes, malgrado affermiamo che non tutti i pareri dell’intellighenzia sono stati lusinghieri e/o favorevoli, da noi, sarà distribuito nelle sale a partire dal 24 agosto tramite la Lucky Red.
A distanza di circa una decade, cioè a 8 anni da Maps to The Stars (2014), Cronny, spiazzando un po’ tutti e perfino smentendo sé stesso, in quanto negli scorsi anni dichiarò che non avrebbe mai più girato un lungometraggio, perlomeno, per precisione di cronaca, testualmente asserì che nutrì non pochi dubbi in merito a un suo eventuale ritorno dietro la macchina da presa, ecco che or si presenta con tale affascinante progetto tanto leggermente inaspettato quanto già ampiamente apprezzato. Però non in modo unanime. Sottolineiamolo in modo importante.
E, nelle prossime righe, sarà naturalmente da noi recensito con puntiglio e, ci auguriamo, netta e sopraffina schiettezza il più possibile oggettiva. Giudicheremo Crimes of the Future senza cioè lasciarci suggestionare dal nome stesso del regista che di Crimes of the Future, giustappunto, porta la firma, Cronenberg, ça va sans dire.
Molti critici o improvvisatisi tali, infatti, per triste timore reverenziale nei riguardi dei grandi cineasti, a lor avviso intoccabili, dinanzi alle loro nuove opere divengono metaforicamente miopi. Cosicché, suggestionati dalla loro nomea autorevole, soprattutto autoriale o entrambe le cose all’unisono, di conseguenza son poco obiettivi nei confronti d’ogni loro opera(to). Abbagliati da una sorta di cecità recensoria abbastanza, osiamo dire, tetra e scioccamente puerile. Oltremodo ridicola.
Diciamo, anzi, senz’utilizzare ora il plurale maiestatico, dico tostamente ciò in quanto Crimes of the Future, a mio modesto parere, non è affatto un capolavoro. Forse, neppure un grande film. Lo declamo e sottolineo marcatamente. Non per puro, modaiolo spirito contradditorio e/o provocatorio, bensì perché lo penso davvero fortemente e, presto, ve ne spiegherò ed enuncerò le ragioni, la questione enucleandovi nei dettagli.
Trama:
In un imprecisato futuro distopico che, forse, potrebbe perfino appartenere alla nostra contemporaneità, dopo gli avvolgenti titoli di coda, ecco che partiamo con un disturbante incipit nel quale, di flashback, assistiamo, atterriti e allucinati, alla macabra e straziante uccisione, tramite soffocamento, di un bambino mostruoso di nome Brecken (Sotirin Sozos, qui accreditato come Siozos) che, anziché cibarsi normalmente, con gusto, mastica e deglutisce pezzi d’una scatola di plastica. La madre, non tollerando più tale creatura freak partorita dal suo ventre, forse figlia d’uno strano esperimento per mano di suo padre, Lang Dotrice (Scott Speedman), dunque compì un infanticidio tremendo.
Al che, veniamo immersi in una sorta di magione e camera oscura presieduta da un losco e al contempo magnetico personaggio, Saul Tenser (Viggo Mortensen). Che, assieme alla sua sensuale e avvenente partner Caprice (Léa Seydoux), attraverso avveniristici e bislacchi marchingegni, presupponiamo, da molto tempo perfezionati e congegnati, sta segretamente testando qualcosa di rivoluzionario, provandolo sentitamente sulla sua pelle.
Tenser è un esibizionista, un cultore d’una body art metamorfica che potrebbe per sempre rivoluzionare addirittura il vetusto e oramai superato concetto di sesso normale? E chi sono quei due funzionari burocratici del reparto Organi, rimasti immantinente ipnotizzati e irrimediabilmente affascinati, forse addirittura inconsciamente plagiati, da Tenser, ovvero Timlin (Kristen Stewart) e Wippet (Don McKellar)?
Cosa funziona in Crimes of the Future
Ermetico, scoordinato narrativamente, slabbrato nelle sue due ore circa di durata, Crimes of the Future, girato completamente ad Atene, spesso in spazi angusti (infatti, è un kammerspiel sui generis) o in tetre periferie desolate che emanano sensazioni mortifere e al contempo trasmettono eterne atmosfere di mistero onirico, musicato puntualmente dal collaboratore storico par excellence di Cronenberg, vale a dire Howard Shore, è una pellicola che, senza dubbio, non si può snobbare e liquidare facilmente, classificandola semplicemente e semplicisticamente come un’opera minore, probabilmente sbagliata e disorganica, poco incisiva e disomogenea nel carnet cineastico di Cronenberg. In quanto, malgrado rimanga poco impressa e si riveli certamente assai meno memorabile di altre sue opere, è innegabile che sia sovente ammaliante.
Perché non guardare Crimes of the Future
Crimes of the Future difetta gravemente nella sceneggiatura, scritta dallo stesso Cronenberg, poco coesa e priva d’un robusto, portante baricentro significativo, in quanto si rivela debolissima soprattutto a livello ideologico.
Poiché, se nelle precedenti pellicole di Cronenberg, le tematiche, da lui sviluppate, trasudavano d’una personale poetica potente, in Crimes of the Future presenziamo, potremmo dire, a tutta una serie di scene funzionanti forse a livello figurativo ed estetico ma sterili e assai piatte sul versante della narratività, soprattutto incomprensibilmente scollegate da qualsivoglia fulcro filosofico e totalmente prive d’uno sguardo lucido.
Il film sarà nei cinema italiani dal 24 agosto con Lucky Red.
Regia: David Cronenberg Con: Kristen Stewart, Viggo Mortensen, Léa Seydoux, Scott Speedman, Lihi Kornowski, Don McKellar, Welket Bungué, Tanaya Beatty, Denise Capezza, Yorgos Karamihos, Nadia Litz Anno: 2022 Durata: 107 min. Paese: USA Distribuzione: Lucky Red