Disponibile su Netflix dallo scorso 4 giugno, la prima stagione di Sweet Tooth porta per la prima volta sullo schermo le storie e i personaggi dell’omonimo fumetto pubblicato da Vertigo, un marchio DC Comics
In un solo giorno, il mondo cambiò. Le persone in ogni parte del pianeta cominciarono ad ammalarsi per via di un nuovo virus, contagioso ed incurabile, e contemporaneamente le nascite non furono più le stesse.
I bambini erano dei veri e propri ibidi, metà Homo Sapiens e metà di un altro genere animale.
Oltre ad avere orecchie pelose, baffi e zoccoli vari, questi nuovi umani avevano un’ulteriore particolarità: erano gli unici immuni all’afflizione, nome dato a questa epidemia.
Tutto questo poteva essere visto come una meravigliosa evoluzione per la sopravvivenza della specie umana, capace di connettersi finalmente con il resto degli animali… ma se ancor oggi milioni di persone hanno problemi ad accettare le teorie Darwiniane, è facile immaginare che le cose non sono andate proprio così.
Gli ibridi sono stati braccati e sterminati da una nuova organizzazione militare chiamata Ultimi Uomini, mentre il resto dell’umanità si è isolata in micro-comunità per sopravvivere al virus.
Tra questi c’è Pubba (Will Forte), che proprio mentre il mondo crollava ha scelto di vivere una vita da eremita in compagnia di Gus (Christian Convery), suo figlio metà Homo Sapiens e metà Cervus, nel parco dello Yellowstone. Dopo nove anni in pace tuttavia la situazione sta per cambiare ancora una volta.
Chi compra fumetti DC Comics in edicola e in fumetteria negli ultimi mesi avrà certamente notato le pubblicità di ristampa degli albi a fumetti di Sweet Tooth di Jeff Lemire, pubblicati per la prima volta nel 2009 grazie a Vertigo Comics, una affiliata appunto della DC.
Riproposizione programmata proprio in virtù di questa novella serie TV di Netflix, fin da subito acclamata da pubblico e critica. Dopo averla vista in molti nascerà sicuramente la curiosità di leggere l’opera originale. Perché se questo girato è abbastanza fedele al fumetto, possiamo definire Jeff Lemire un chiaroveggente Simpsoniano o semplicemente un profondo conoscitore della natura umana.
L’afflizione è come il Covid19 (anche se più letale e con la variante fantasy dell’evoluzione ibrida).
Gli uomini si difendono da lei indossando le mascherine, non escono più di casa, e diventano particolarmente aggressivi (eufemismo) per cercare di non diffondere il contagio, e i beni di prima necessità cominciano a scarseggiare.
In queste prime otto puntate gli autori della serie TV sono stati bravi a mostrare tutti i tipi di esseri umani che hanno caratterizzato le nostre vite negli ultimi due anni.
Abbiamo medici e scienziati che cercano un vaccino per la cura, persone che evitano di indossare protezioni, perché secondo loro non servono e sono un mezzo per il controllo, e non manca anche la teoria complottista.
“Dovevamo uscirne migliori” una frase della realtà ripresa nella serie TV, la quale ripropone a questo proposito certi agghiaccianti discorsi… Come quello che ritiene l’uomo il vero virus della Terra, e quindi è un bene che l’afflizione ne abbia uccisi così tanti…
Se da una parte ci sono gli Ultimi Uomini, dall’altra c’è l’Armata degli Animali.
Un gruppo di ragazzini che come molti coetanei della vita reale odiano gli adulti (ma purtroppo devo farvi uno spoiler… l’isola che non c’è non esiste, anche voi diventerete adulti!) e fanno discorsi alla Greta Thunberg.
Sono dalla parte del pianeta, degli ibridi e degli animali, ma al tempo stesso continuano ad utilizzare tecnologia moderna come i videogiochi, tengono belve feroci incatenate, e soprattutto il voler uccidere ad ogni costo ogni Homo Sapiens adulto non li rende migliore degli Ultimi Uomini.
Ma loro questo non riescono a concepirlo, almeno finché non arriverà tra loro Gus. In tutta questa storia il piccolo cervo si dimostra l’essere vivente migliore di tutti. Non giudica nessuno per il suo aspetto o la sua età.
Gus come dicevamo è l’ingrediente principale di questa deliziosa torta offertaci da Netflix. Truccato da cervo in maniera eccelsa, e doppiato da noi da un meraviglioso Valeriano Corini, ha per prima cosa un aspetto docile e amorevole, decisamente diverso dallo stile di disegno di Jeff Lemire, ben poco realistico e anche un pochino disturbante. E c’è la sensazione che il meglio su di lui deve ancora venire, soprattutto l’esprimere il suo vero potenziale come ponte spirituale tra animali ed umani.
Altro cambiamento rispetto all’opera originale è il personaggio di Tommy Jepperd. Nel fumetto un ex-giocatore di hockey dei Minnesota Wildcats, bianco e dall’aspetto e dalle espressioni decisamente criminose, nella serie TV è invece un ex campione di Football Afroamericano. Gigantesco, ma dall’aspetto bonario se lo scruti con attenzione, e con la voce di Alessandro Rossi non puoi non rivedere in lui l’indimenticabile Michael Clarke Duncan.
Il Doppiaggio italiano di Sweet Tooth è sugli scusi e vanta altri nomi eccellenti. Come il leggendario Gino La Monica, che con la sua profonda e speranzosa voce narrante ci accompagna ad ogni puntata (mentre in originale è di James Brolin).
Franco Mannella è un perfetto Dr. Aditya Singh (Adeel Akhtar), un medico che cerca in tutti i modi di fermare l’afflizione senza però cedere a comportamenti disumani, mentre la sua inseparabile moglie Rani (Aliza Vellani) ha la voce di Letizia Scifoni.
Lucrezia Marricchi dimostra ancora una volta di essere una delle migliori doppiatrici della sua generazione con un superbo doppiaggio su Bear, mentre Chiara Gioncardi è davvero camaleontica su un personaggio come quello di Aimee Eden (Dania Ramirez).
Grande lavoro di Simone D’Andrea sul padre di Gus, e ultimo, ma solo perché è il leader degli Ultimi Uomini… Loris Loddi. Maestoso ed inquietante sul Generale Steven Abbot (Neil Sandilands).
La prima stagione di Sweet Tooth è disponibile dal 4 giugno in esclusiva su Netflix.