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Ron – Un amico fuori programma: l’amicizia nata per un difetto – Recensione

Ron – Un amico fuori programma: Il primo film d’animazione dei 20th Century Studios, presentato in Italia in occasione della sedicesima Festa del Cinema di Roma grazie ad Alice nella città, analizza il problema del troppo utilizzo della tecnologia e dei social media.

Chi è il migliore amico di ogni bambino? Emiglio? Un cagnolino? Il suo compagno di banco? No, un B-Bot, il nuovo robot tutto social e super intelligente in grado di connettersi alla rete Bubble, così da essere collegato a tutti i social network preferiti dalle nuove generazioni.

Sembra proprio il prodotto del secolo e ogni giovane nel mondo ne ha uno! Tutti tranne Barney, un adolescente delle medie molto timido ed insicuro, tanto da non riuscire mai a godersi la ricreazione e con l’arrivo dei B-Bot la situazione peggiora, perché essendo l’unico a non averlo è ancora più invisibile agli occhi dei suoi coetanei che si accorgono di lui solo per prenderlo in giro per tale mancanza.

L’imbranato ma premuroso padre vedovo di Barney, e la sua (molto folkloristica) nonna decidono così di comprargliene uno, ma il massimo che riescono a fare è trovarne uno difettoso e abbandonato.

Di nuovo punto e a capo? No, perché questo robot senza internet si rivelerà presto come l’amico più adatto a Barney, essendo pure lui diverso ed imbranato rispetto ai suoi simili. Nascerà così Ron, un amico senza programma, ma un amico vero.

Cosa funziona in Ron – Un amico fuori programma

La storia della pericolosa dipendenza dalla tecnologia, già auspicata da Einstein decenni addietro, è già stata più volte trattata negli ultimi anni sul grande e piccolo schermo ma evidentemente non è ancora abbastanza, perché più andiamo avanti e più ci avviciniamo a questi scenari, sperando di non arrivare davvero a situazioni come quella di “Io, Robot“, solo per citarne uno.

I social sono utili e anche molto belli ma viverci in simbiosi è decisamente sbagliato, perché se ci limitano anche i rapporti diretti dobbiamo davvero porci delle domande, così come dobbiamo ricordarci che è importante essere sé stessi, ragionare con la propria testa e non voler per forza apparire come ci dicono gli altri.

Ron, non potendosi collegare alla rete Bubble, è come un uccellino con l’imprinting e il suo genitore è Barney. Imparerà ad amare ciò che ama lui, e per questo Barney tornerà di nuovo felice nel vivere e giocare con qualcuno.

Una felicità che viene spesso ostacolata perché poco fruttuosa dal punto di vista del marketing, così ecco che il principale antagonista è Andrew Morris della Bubble, un personaggio che sembra rappresentare il lato oscuro di imprenditori come Steve Jobs (e la somiglianza fisica è notevole).

In questa avventura, tra empatie e commozioni, non mancheranno le risate. Abbiamo una capra nel ruolo dell’animale da compagnia alternativo e combattivo, un cliché molto usato di recente (basta guardare Baby Boss 2 – Affari di famiglia“) ma il personaggio secondario più degno di nota è sicuramente la nonna di Barney, che con il suo accento stereotipato slavo e i suoi riferimenti alla vita dura sotto il blocco Sovietico regalerà più di una risata spontanea allo spettatore.

Il doppiaggio di Ron – Un amico fuori programma

Presentato in anteprima italiana a Roma, grazie ad Alice della Città in occasione della sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, all’evento stampa/pubblico presso l’Auditorium Coinciliazione sono state invitate alcune voci italiane di questo film, tra cui incredibilmente anche un professionista come Luca Tesei, che è salito sul palco insieme agli altri talent.

Il ragazzo che ci ha fatto emozionare grazie a Miguel in Coco e ad Alberto in Luca conferma il suo grande talento su Barney, affiancato da Lillo, il Ron italiano. Il celebre comico sostituisce un mito come Zach Galifianakis nella nostra versione, una scelta di marketing che non premia il suo doppiatore storico, ossia Roberto Stocchi, ma al tempo stesso bisogna dire che Lillo come talent non è affatto male, e infatti la sua interpretazione non sfigura affatto, mentre non si può dire lo stesso di Miguel Gobbo Diaz, quasi del tutto inadatto su Marc, il rivoluzionario ideatore dei B-Bot.

Una scelta che non premia affatto il talento ma solo il marketing e, decisamente, l’attuale momento politico americano che, come già visto e sentito in “Soul“, sta avendo ripercussioni sulla libertà e qualità interpretativa anche nel nostro Paese.

Perché non guardare Ron – Un amico fuori programma

Dal punto di vista grafico questo film, opera prima di Jean-Philippe Vine (animatore sia della Pixar che della Aardman Animations) insieme a Sarah Smith (al secondo lungometraggio animato dopo “Il figlio di Babbo Natale“) e Octavio E. Rodriguez (un altro esperto animatore della Disney) non è molto originale.

Ron ricorda molto EVe di “WALL-E“, mentre come personalità è molto simile a Baymax di “Big Hero 6“. Il tema del controllo, anche pericoloso, da parte di robot collegati alla rete era forte anche ne “I Mitchell contro le macchine“, ma la totale assuefazione dai social presente in questo film ricorda molto di più la puntata di Futurama L’attacco di un’app. Insomma, se non è un problema questa sorta di copia e incolla vi godrete alla grande Ron – Un amico fuori programma, e lo stesso vale se vi piace vedere citati o meno gli innumerevoli brand Disney in un film della FOX, come i Classici o i Marvel Studios.

Il film è al cinema dal 21 ottobre con Disney e 20th Century Studios

Regia: Jean-Philippe Vine, Sarah Smith, Octavio E. Rodriguez Con: Pasquale Petrolo, Zach Galifianakis, Ed Helms, Olivia Colman, Rob Delaney, Thomas Barbusca, Jack Dylan Grazer, Bentley Kalu, Jean-Philippe Vine, Justice Smith, Ricardo Hurtado, Marcus Scribner, Krupa Pattani, John MacMillan, Megan Maczko, Ruby Wax, David Menkin, Iara Nemirovsky, Liam Payne, Flula Borg, David Burrows, Youssef Kerkour, Phil LaMarr, Iain McKee, Jadon Sand, ViviAnn Yee Anno: 2021 Durata: 106 min. Paese: USA Distribuzione: Walt Disney

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