Nomadland: Si prenota agli Oscar 2021 questo piccolo gioiello indipendente interpretato in modo magistrale e prodotto da Frances McDormand. Un inno alla vita e alla capacità di guardare avanti anche quando non si ha più nulla. Sbarcato a Lido di Venezia come l’ultimo dei film in concorso (last but not the least), un film che ha sedotto e commosso sia il pubblico che la giuria presieduta da Cate Blanchett. Già trionfatore agli ultimi Golde Globe come miglior film drammatico e miglior regista. Prossimamente al cinema, salvo disponibilità delle sale, e dal 30 aprile su Star all’interno di Disney+.
Nomadland racconta le vicende di Fern (Frances McDormand), che dopo la morte del marito e lo spopolamento, a causa della grande recessione, della città nella quale lavorava e viveva da tanti anni, decide di intraprendere un viaggio in solitaria a bordo del suo van, l’unico tetto che gli resta (Fern stessa dice di essere una “senza casa” e non una “senza tetto”).
In questo viaggio conoscerà persone nella sua stessa situazione economica, povere ma felici, anche se è di fatto una donna sempre sola, che rifiuta di approfondire le relazioni con gli altri e sembra voler approfondire solo la cura con la quale tratta il suo van, la sua casa.
Fern è l’esempio di una America che non molla, che va oltre i suoi traumi e i suoi drammi, e Nomadland è un film dedicato alla stessa protagonista, che è il fulcro di tutte le vicende che gli accadono intorno. Realistico, commovente, semplice ed emozionante. Da vedere.
Cosa funziona in Nomadland
La McDormand ruba la scena e si prende tutta la responsabilità del buon risultato finale sulle spalle. Il personaggio di Fern ci guida e ci coinvolge: noi siamo tutti Fern per 108 minuti, e questa è la chiave vincente di un film che non è di certo perfetto, non è sicuramente un capolavoro, ma è un film che riesce a scaldarti il cuore.
Commuove facilmente, facendo leva sui punti chiave che strapperebbero una lacrima a chiunque. Tuttavia possiamo perdonare alla Zhao questa tecnica, poiché a volte non bisogna pensare troppo ma solamente lasciarsi catturare dalle sensazioni.
Nomadland per l’appunto ci cattura e ci trascina in un viaggio dove la musica di Ludovico Einaudi è il secondo grande punto di forza del film. Risulta molto difficile immaginare come, dopo un film così intimo e indipendente, il prossimo lavoro di Chloé Zhao sarà “The Eternals” targato Marvel. Anche in Nomadland troviamo una citazione di questo aspetto, quando Fern passa davanti a un cinema e vediamo i poster del film “Avengers”. Tutto perdonabile.
Perché non guardare Nomadland
Sicuramente il film della Zhao non introduce nulla di nuovo sulla scena cinematografica attuale.
Poteva essere un film più coraggioso, trattando un tema come la grande recessione in modo più moderno e intrigante, invece sceglie di prendere una via intima e personale, raccontando le vicende della protagonista quasi come se fosse una soggettiva.
E così la regista si lascia andare a piani sequenza, riprese di albe, tramonti e paesaggi americani, che non possono non piacere e ci fanno quasi sentire in colpa nell’andare a trovare i punti deboli.
Non avendo personalmente visto gli altri film in concorso a Venezia 77, posso solamente affermare che probabilmente la giuria ha scelto Nomadland anche perché unico film hollywoodiano in competizione quest’anno, sperando di lasciare il segno e far andare la gente al cinema in un momento dove abbiamo bisogno di film come di aria da respirare.
AGGIORNAMENTO: Il film ha vinto il Premio Oscar come Miglior film, Miglior regia e Miglior Attrice protagonista.
Presentato l’11 settembre 2020 alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Nomadland, sarà dal 29 aprile nelle sale italiane e il 30 aprile su Star all’interno di Disney+