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La Terra dei Figli – Recensione del film tratto dalla graphic novel di Gipi

La Terra dei Figli: Arriva al cinema il film di Claudio Cupellini, ambientato in un futuro distopico ma non impossibile, in cui l’umanità deve ripartire da zero.

La fine della civiltà è arrivata, e un padre e suo figlio, un ragazzino di quattordici anni, sono tra i pochi superstiti: la loro esistenza, su una palafitta in riva a un lago, è ridotta a lotta per la sopravvivenza. Non c’è più società, ogni incontro con gli altri uomini è pericoloso. In questo
mondo regredito, il padre affida a un quaderno i propri pensieri, ma quelle parole per suo figlio sono segni indecifrabili, non sa leggere.
Alla morte del padre, il ragazzo decide di intraprendere un viaggio verso l’ignoto alla ricerca di qualcuno che possa svelargli il senso di quelle pagine misteriose.

Claudio Cupellini adatta per lo schermo una graphic novel di Gipi. Il film apocalittico viene accompagnato dalla colonna sonora di Francesco Motta e tutto si sviluppa in un’ambientazione lagunare, che si adatta bene alla sensazione di fine del mondo.

Cosa funziona in La Terra dei Figli

Il protagonista del film non ha nome, è Figlio. Non si è mai posto il problema finché non incontra qualcuno che ha un’esperienza diversa dalla sua e un nome ce l’ha. Da quel momento e forse anche da qualche scena prima, il mondo di Figlio si apre, verso qualcosa che non conosce.

Il film di Cupellini ha due livelli di lettura: è un film post-apocalittico, sul genere di “The Road” o “Light of my life“, in cui una coppia, in questo caso formata da padre e figlio, si trova ad affrontare la devastazione esteriore del mondo ma deve anche re-intepretare il proprio rapporto familiare, il sistema che lega l’uno all’altro. E’ quindi, usando un’altra chiave di lettura, un film che parla di rapporti, di psicologia, di identità.

Figlio ci viene presentato come un animale selvaggio, con una morale inesistente. E’ puro istinto, soprattutto di sopravvivenza, ma nella storia del film cambierà, andando alla ricerca della sua identità. Anche gli altri sopravvissuti che incontra nella sua strada sono alla ricerca di loro stessi, o si aggrappano alla nuova realtà che si sono creati e che difendono a costo della vita. C’è anche chi, come il personaggio di Valeria Golino, è diventato cieco, forse proprio per non vedere la nuova realtà, per non accettarla.

Perché non guardare La Terra dei Figli

Il film di Cupellini è un esperimento molto coraggioso di film distopico realizzato con nessun intervento pesante di CGI.

La laguna da sola con le sue nebbie crea un l’idea di un luogo abbandonato dalla civiltà. Aiutano anche i ruderi di ex fabbriche, che probabilmente si trovano naturalmente nelle vicinanze della laguna. Un’accurata scelta scenografica, un’ottima fotografia e suono in presa diretta, accompagnano il lento viaggio verso l’ignoto di Figlio.

La storia però arriva al suo culmine quando ormai sta finendo. Il momento più intenso e complicato, con una bella interpretazione di Valerio Mastandrea, avviene nel finale di film. E’ giustamente posizionato in questo punto, ma lascia un po’ sbilanciato il resto come intensità.

La Terra dei Figli è in sala dal 1 luglio con 01 Distribution

Regia: Claudio Cupellini Con: Léon de La Vallée, Paolo Pierobon, Maria Roveran, Valeria Golino, Valerio Mastandrea Paese: Italia Durata: 121 minuti Distribuzione: 01 Distribution

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