Confezione di lusso, cast di prim’ordine: “Vivarium” aveva tutte le carte in regola per uscire anche da noi in sala, invece è ancora inedito in Italia a causa della pandemia da Covid19. Un peccato, perché è uno dei film più interessanti del 2019.
Una giovane coppia alla ricerca di una nuova casa si imbatte nello strambo personaggio di Martin, agente immobiliare che li conduce nel nuovo complesso residenziale “Yonder”. Da qui i due, abbandonati dall’uomo, non riusciranno più a uscire, rimanendo intrappolati in una sinistra realtà.

Cosa funziona in Vivarium
Grottesca e agghiacciante critica al consumismo dove tutto è metafora (la sequenza del nido di uccelli sui titoli di testa parla chiaro) e allegoria feroce, “Vivarium” lavora, con sguardo lucido e nichilista, su un immaginario sociale e cinematografico (viene in mente “The Truman Show”). Non un horror, ma un cupo e sardonico dramma dell’esistenza, angosciante e senza speranza.

Perché non guardare Vivarium
“Vivarium” è un film da guardare a mente sveglia e cervello acceso, un trip da vivere con la giusta predisposizione. Che non deve convergere in un’eccessiva ansia da simbolismo: chi lo affronta con questa lente di ingrandimento rischia di perdere di vista il quadro complessivo. Ad ogni modo non per tutti, profondamente straniante nel suo instradarsi in un genere (l’horror, probabilmente) per poi divergervi totalmente.
Scegliete una vita, scegliete un lavoro, una carriera, una casa, una televisione, un mutuo a interessi fissi, una prima casa. Scegliete cose, consumate e consumate ancora. Vi ricordate “Trainspotting”?

La nota citazione, qui sintetizzata, è alla base del senso di “Vivarium”: una critica ai ruoli che la società impone e dai quali non puoi sfuggire, perché altrimenti chi alimenta l’ingranaggio? Chi muove il motore del mercato e dell’economia? Sei tu, piccolo consumatore omologato e conformista tuo malgrado. Tu che vivi aspettando di morire (il significato del pozzo e di ciò che Tom vi trova dentro), consumandoti giorno dopo giorno.
C’è questo e c’è altro in “Vivarium”, un film destinato, tra una decina d’anni, a diventare un cult maiuscolo dei nostri tempi.
Il film sarà distribuito in sala prossimamente da Notorious Pictures.
Ma no, qui hanno fornito alla coppia tutto senza alcun esborso, cibo insapore, prigionia assoluta senza via d’uscita, non comprano nulla, hanno sempre i soliti abiti, devono accudire un figlio che non è loro, che in pochi mesi diventa un bimbo di sette anni, e promettono alla fine, la libertà, che infatti giungerà con la morte.
Dietro vi è qualcosa di maligno, senza sentimenti ed emozioni, che osserva il loro comportamento. Invece di cercare in loro stessi, cercano fuori o sottoterra, dove è tutto finto, uguale, prefabbricato, e ovviamente non trovano nulla, solo morte. In fondo la nostra vita se trascorsa tra distrazioni e vita esterna finisce allo stesso modo, è indubbiamente più movimentata, ma il finale non cambia.
Il bambino al quale non è stato insegnato l’amore, sarà senza cuore, e sostituirà l’uomo? che ha teso la trappola alla coppia con la quale ha convissuto, seppellendo tutti senza emozione.
Certo quei segnali strani alla televisione, quel libro, fanno pensare che sia un crudele esperimento alieno, con programmi ben precisi, ipnosi e segnali subliminali.
La liberazione non è altro che la morte, anche per il fanciullo che in breve tempo si trasforma in un adulto senza alcun sentimento. Quelle villette tutte uguali all’infinito, un inferno moderno e colorato, dove sono collocati un lui e una lei, che non riescono più a ritrovare l’uscita, proprio come il labirinto in cui è immerso l’uomo, che a differenza è travestito da oasi, divertimenti, e distrazioni, ma anche da altri terribili e crudeli inferni.
La via d’uscita è in noi, non certo fuori, qualsiasi sia la situazione.
Diciamo che il film inquieta parecchio, ci sono varie possibilità interpretative, appunto anche quella di entità senza cuore che amano osservare l’uomo in tutto il suo terrore, nella sua disfatta, ma solo fino alla sua morte, dopo sarà comunque libero al di là di ogni credo.