Documentario semplice ma esauriente su un autore dimenticato del nostro cinema di genere: Spaghetti alla Martino ripercorre la carriera di uno tra i registi più versatili del cinema italiano
Excursus sulla carriera di Sergio Martino, che ha cavalcato l’onda del cinema di genere italiano nel suo periodo d’oro: autore di titoli cult, snobbato dalla critica dell’epoca ma amato dal pubblico, non solo nazionale. Regista estremamente prolifico, ha diretto, tra i tanti, “Lo strano vizio della signora Wardh”, “Milano trema: la polizia vuole giustizia”, “L’allenatore nel pallone” e “Tutti i colori del buio”.
Cosa funziona in Spaghetti alla Martino
Viaggio all’interno di Sergio Martino: un documentario spiccio che cerca di toccare i punti salienti della carriera di un regista ancora oggi troppo poco conosciuto. Ma anche un film che parla di un’epoca, quella d’oro del nostro cinema di genere, delle sue stravaganze e del suo coraggio, della sua creatività e del suo lascito. Martino, insieme a pochissimi altri, ne è stato il pioniere.
Perché non guardare Spaghetti alla Martino
Un documentario molto spiccio, appunto. Che non fosse necessario uno scavo più completo e approfondito? Spaghetti alla Martino scalda il cuore dei fan del regista, ma non dice nulla dell’uomo, omettendo tutto quanto sta al di fuori del cinema in senso stretto. Una scelta consapevole che ne fa un film piccolo e semplice: chi si accontenta gode.
Il semplice fatto di aver dedicato un documentario alla persona di Sergio Martino (che, nella memoria collettiva, occupa un posto in secondo piano rispetto a tanti altri colleghi a lui contemporanei) è degno di lode. È facile che Spaghetti alla Martino susciti il solo interesse di chi conosce e ama il suo cinema, ma non è del tutto impossibile che l’ignaro possa incuriosirsi e appassionarsi alle sue opere a seguito della visione di questo documentario. Che è un sentito omaggio e al contempo un gustoso ripasso.