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Racconti di Cinema – Motel di David Grovic con John Cusack e Robert De Niro

Oggi, per il nostro consueto appuntamento dei Racconti di Cinema, vogliamo brevemente parlarvi d’un film praticamente sconosciuto, peraltro passato quasi del tutto sotto silenzio, ovvero Motel (The Bag Man), esordio alla macchina da presa di David Grovic. Qui anche in veste di sceneggiatore, co-adiuvato da Paul Conway nell’adattare una storia scritta dall’attore James Russo.

Motel è un film che fu sonoramente stroncato dalla Critica, tant’è che, su metacritic.com, conserva a tutt’oggi la poco onorevole media recensoria di un bassissimo 28%. Venne distribuito limitatissimamente in Italia il 25 Febbraio del 2015.

Trama:

un boss mafioso dal look alquanto bizzarro e pacchiano, di nome Dragna (Robert De Niro), vuole testare la fedeltà d’uno dei suoi uomini, Jack (John Cusack).

Al quale affida un compito all’apparenza molto semplice. Ovvero, recarsi in un motel sperduto, semi-abbandonato e fatiscente, immerso ai piedi d’un bosco contornato da una lugubre, fangosa palude, aspettando qui il suo arrivo.

In tale luogo spettrale e maleodorante, in tale segreta magione solitaria, putrida e orrida, bazzicata solamente da tipi assai poco raccomandabili, Jack, alloggiando nella mal arredata stanza numero 13, dovrà custodire una borsa dal contenuto misterioso. Senza azzardarsi, per alcuna ragione, ad aprirla prima dell’arrivo di Dragna.

Nell’albergo, Jack incontrerà l’appariscente bellissima femme fatale Rivka (Rebecca Da Costa). Una donna conturbante dal fascino irresistibile, sfuggita per miracolo a un pericoloso killer che si aggira temibilmente nei dintorni.

Jack e Rivka, dopo le prime, comprensibili titubanze, s’innamoreranno subitaneamente e uniranno le forze, seppure spesso maldestramente e in maniera grottescamente rocambolesca, per resistere ai continui assalti di tutta una serie di malevoli personaggi armati fino ai denti.

Sino al deus ex machina rivelatore e il finale prodigiosamente inaspettato che non vi riveleremo.

Motel si avvale di due nomi importanti della cinematografia mondiale, Robert De Niro e John Cusack, è impreziosito dalla venustà assolutamente notevole della Da Costa, qui nel suo primissimo ruolo cinematografico dopo un passato d’apprezzata, fenomenale modella, ed è arricchito da una galleria di caratteristi di tutto rispetto come Crispin Glover (Ritorno al futuro) e Dominic Purcell (Killer Elite).

Ovviamente, stiamo parlando di un film presto dimenticabile che però, malgrado sia passato, come detto, inosservato e sia stato ampiamente snobbato da chiunque, lungo i suoi centootto minuti di durata, grazie al talento di De Niro, alla puntuale simpatia e professionalità d’un ineccepibile John Cusack, in virtù dell’ipnotica, ammaliante fotogenia dell’incantevole De Costa, per merito della sua fotografia volutamente sporca e al contempo vividamente chiaroscurale e fluorescente, traslucida e seducente, grazie a molte pugnaci atmosfere perfino lynchiane e in virtù di varie inquadrature azzeccate e, potremmo dire, esotericamente streganti l’occhio dello spettatore, riesce a lasciarsi gustare senza pretese.

About Stefano Falotico

Scrittore di numerosissimi romanzi di narrativa, poesia e saggistica, è un cinefilo che non si fa mancare nulla alla sua fame per il Cinema, scrutatore soprattutto a raggi x delle migliori news provenienti da Hollywood e dintorni.

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