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Racconti di Cinema – Last Vegas di Jon Turteltaub con Michael Douglas, Robert De Niro, Morgan Freeman e Kevin Kline

Oggi, recensiamo un film che, solamente a distanza di qualche anno dalla sua distribuzione nelle sale, da noi avvenuta il 23 Gennaio del 2014, pare essere scomparso dalla memoria pressoché di tutti. Cioè, è stato dimenticato nel giro di nemmeno una decade.

Stiamo parlando di Last Vegas per la regia del veterano Jon Turteltaub (Phenomenon, Il mistero dei templari) che, per l’occasione, grazie alla produzione della CBS, è riuscito straordinariamente ad assoldare per il suo film, sceneggiato da Dan Fogelman (La canzone della vita – Danny Collins), un quartetto d’assi di premi Oscar d’eccezione. Quattro attori irripetibili che non hanno certamente bisogno di presentazioni, ovvero Michael Douglas (Wall Street), Robert De Niro (Toro scatenato), Morgan Freeman (Million Dollar Baby) e Kevin Kline (Un pesce di nome Wanda).

Riuniti tutti assieme appassionatamente per tale Last Vegas, commedia scanzonata e dolceamara della durata di un’ora e quarantacinque minuti, forse involontariamente riciclata da Una notte da leoni di Todd Phillips. Sì, The Hangover in versione senile da pensionati arzilli interpretati da attori non più in giovanissima età che, in maniera meta-cinematografica, scambiandosi piacevolmente il gioco con compiaciuta, lodevole autoironia, strizzano l’occhio alle loro navigate, dorate carriere stellari, sorridendo loro stessi, in maniera spassosamente dissacrante e nostalgicamente mai davvero patetica, sul loro inesorabile viale del tramonto da leggende viventi della Settima Arte.

Questa infatti è la trama di Last Vegas:

Billy Gherson (Douglas) è un ricco nababbo leggermente anziano, annoiato e in piena crisi esistenziale. Aggravatasi, peraltro, in seguito alla morte di un suo caro amico.

Proprio durante i funerali di quest’ultimo, chiede alla sua compagna, la quale potrebbe essere benissimo sua figlia, vista l’enorme differenza anagrafica che li separa, di sposarlo.

Lei accetta, incredulamente emozionata.

Dunque, Billy non attende un solo attimo in più, decidendo di organizzare immediatamente il matrimonio nella città del vizio per antonomasia, la rutilante e scoppiettante Las Vegas. Patria lussuosa dei capricci e delle insane voglie più insanabili da filibustieri e lupi di mare del maschilismo godereccio, in stile Porky’s – Questi pazzi pazzi porcelloni!, fuori tempo massimo.

Billy invita i suoi inseparabili tre vecchi amici di tutta una vita per celebrare fastosamente il suo addio al celibato. Vale a dire, Paddy Connors (De Niro), il più restio e scettico nei confronti di questa sciocca rimpatriata goliardica, Archie Clayton (Freeman), il quale invece, malgrado gli acciacchi, si dimostra fin da subito il più scatenato per fare presto baldoria in compagnia, e Sam Harris (Kline).

A Las Vegas ne succederanno delle belle fra equivoci, scherzacci alla Amici miei e soprattutto un colpo di scena inaspettato. Infatti, Billy assiste per puro caso allo spettacolo canoro di una matura, attraente intrattenitrice di night club, l’affascinante e ancora sexy Diana Boyle (Mary Steenburgen), milf single. Rimanendone estasiato e all’istante folgorato. Dunque, dapprima pericolosamente infatuato e pian piano irreversibilmente, passionalmente innamorato…

E forse non tutto andrà secondo i suoi calcolati piani.

Last Vegas non è un granché, se vogliamo essere sinceri. E, come giustamente sostiene il dizionario dei film Morandini, non riferendosi soltanto alla trama, bensì furbescamente e metaforicamente ammiccando al sotto-testo autobiografico degli attori coinvolti: ognuno si porta appresso il peso di una vita intera, qualche rancore e qualche nodo irrisolto, e non tutto fila liscio in quella che avrebbe dovuto essere un’indimenticabile rentrée.

L’attoriale quartetto d’archi formato da Douglas, De Niro, Freeman e Kline vale comunque il prezzo del biglietto e, pur non essendo Last Vegas un film nient’affatto memorabile, i nostri fuoriclasse e mostri sacri non “steccano” una sola battuta e molti dei dialoghi scritti da Fogelman, sebbene siano rivolti soprattutto a un target, diciamo, non di primo pelo, risultano ficcanti e non banali in molti punti.

Ma è il manico, come si suol dire, a mancare. Cioè una regia ferma e coesa poiché Turteltaub è un mediocre artigiano del Cinema e spesso dirige sciattamente Last Vegas.

Last Vegas, nonostante l’inizio incalzante e brillante, malgrado forse volesse essere, nei suoi nobili ma non mantenuti propositi, perfino una bella e malinconica riflessione sul tempo perduto, perde subito quota, trasformandosi in un semplice filmetto di cassetta scacciapensieri senza troppe pretese. Facilmente archiviabile. Sprecando dunque un cast pazzesco a favore, purtroppo, dell’intrattenimento più bolso e superficiale.

About Stefano Falotico

Scrittore di numerosissimi romanzi di narrativa, poesia e saggistica, è un cinefilo che non si fa mancare nulla alla sua fame per il Cinema, scrutatore soprattutto a raggi x delle migliori news provenienti da Hollywood e dintorni.

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