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Racconti di Cinema – Lo sbirro, il boss e la bionda di John McNaughton con Robert De Niro, Bill Murray e Uma Thurman

Ebbene, oggi recensiamo uno dei film più ingiustamente sottovalutati, potremmo dire, dell’attoriale filmografia di Robert De Niro. Ovvero, Lo sbirro, il boss e la bionda. Presentato con forte insuccesso addirittura alla 46ª edizione del Festival di Cannes. Ove, per l’appunto, fu ingenerosamente malaccolto e subissato perlopiù da fischi. In Italia, il film fu distribuito quasi in concomitanza con la sua suddetta première in Costa Azzurra, per l’esattezza il 28 Maggio del 1993.

Fu un sonoro flop al botteghino. Racimolando infatti pochi soldi in termini d’incassi.

Oggi invece, a dispetto dell’assai tiepida accoglienza di pubblico e Critica dell’epoca, Lo sbirro, il boss e la bionda è stato ampiamente rivalutato. Poiché, rivisto col senno di poi, giudicandolo scevri dai fallaci condizionamenti distorsivi e ingrati di quel momento confusionario che furono i primi anni dei nineties, dovuti soprattutto al fatto che, nei riguardi di tale pellicola, le aspettative furono piuttosto alte, ammettiamolo, dato che Lo sbirro, il boss e la bionda rappresentò la seconda regia di John McNaughton, autore del magnifico ma al contempo controverso Henry – Pioggia di sangue (odiatissimo, peraltro, da Nanni Moretti di Caro diario nell’oramai celeberrima, sarcastica scena in cui inveì crudelmente acido contro il “povero” Carlo Mazzacurati), non è affatto male. Prendendo per l’appunto in prestito una tipica espressione arguta e al contempo faceta di natura spiritosamente e forse farsescamente morettiana.

Anche su metacritic.com, oggi come oggi, Lo sbirro, il boss e la bionda può vantare una lusinghiera e nient’affatto disdicevole media recensoria del 71% di pareri molto positivi.

Scritto dal grande Richard Price (Seduzione pericolosa, La notte e la città, The Night Of, Clockers, Ransom e chi più ne ha più ne metta), in originale, Lo sbirro, il boss e la bionda s’intitola Mad Dog and Glory ed è una godibilissima commedia brillante dalle originali e suggestive sfumature crimenoir di pregiata scuola registica della compatta durata di un’ora e trentasette minuti appassionanti.

Trama:

Wayne Dobie (De Niro) è un pigro e un po’ addormentato poliziotto newyorchese bonariamente rinominato dai colleghi, anzi, tristemente e allo stesso tempo simpaticamente blandito con l’appellativo di Mad Dog, ovvero cane pazzo. Scherzoso nomignolo affibbiatogli ironicamente per stigmatizzare e rimarcare, in maniera sinceramente, affettuosamente non tanto carina, la sua patologica tristezza da pasticcione uomo assai imbranato, in particolar modo, col gentil sesso.

Wayne è, sì, fortemente stimato nel corpo di polizia ma, per via della sua eccessiva, caratteriale docilità e, a causa dei suoi modi esageratamente cortesi al limite del servilismo più ridicolmente imbarazzante, s’attira addosso molti scherzetti di dubbio gusto. Rifilatigli con altrui incontenibile ilarità smodata e, onestamente, un po’ malvagia.

Wayne è un uomo taciturno e solitario e, durante un giro di perlustrazione notturno, in una drogheria, salva Frank Milo, un boss mafioso (Bill Murray) che si esibisce grottescamente come standup comedian per un pubblico d’idioti, avventori di bettole malfamate, dalle grinfie d’un pericoloso malvivente, sventandogli la rapina e uccidendolo, con miracolosa tempestività, a sangue freddo.

Sentendosi in debito di riconoscenza per avergli salvato la vita, Frank “dona” a Wayne, per una settimana, la sua bionda preferita, la conturbante e attraente, sebbene leggermente sfigata cronica, cameriera e barista Glory (Uma Thurman). Una donna strampalata, sexy ma sfortunata, a suo modo, quasi quanto i due maschili protagonisti di questa storia elegantemente stimolante e raffinatamente, delicatamente congegnata.

Wayne e Glory sorprendentemente s’innamorano l’uno dell’altro.

Scatenando pian piano l’inarrestabile gelosia di Frank che, a questo punto, allibito e ferito nell’onore, da buon picciotto orgogliosamente testardo, rinnega l’amicizia precedentemente concessa felicemente a Wayne, sfidandolo a suon di pugni in un finale col botto ed esplosivamente esilarante.

Musicato da Elmer Bernstein, co-prodotto da Martin Scorsese e ottimamente fotografato da Robby Müller, Lo sbirro, il boss e la bionda è una pochade intrisa di notevole dark humor tagliente.

Diciamo che è, per l’appunto, apparentemente una commedia leggera con suadenti tinte da “giallo” degli equivoci dietro cui si maschera, a sua volta, un divertentissimo thriller dalle venature morbidamente avvolgenti e forse più seducenti della bellezza sconvolgente della Thurman. Qui davvero magnetica e stupenda.

De Niro e la Thurman, durante le riprese, svilupparono una dolcissima liaison. Ben esplicitata, fra l’altro, veramente poco nascosta, in una scena di sesso del film a bollentissima temperatura erotica dai contorni decisamente piccanti ed inevitabilmente eccitanti.

Qualche malizioso sostenne che la turbolenta, vigorosa sex scene fra loro due a letto non fosse stata assolutamente simulata.

Il film, difatti, negli USA fu R RATED per il linguaggio “spinto” e per l’appena succitata scena contenente una scalmanata nudità grondante entusiasmante, coinvolgente sexuality alquanto svergognata.

E questo è quanto…

About Stefano Falotico

Scrittore di numerosissimi romanzi di narrativa, poesia e saggistica, è un cinefilo che non si fa mancare nulla alla sua fame per il Cinema, scrutatore soprattutto a raggi x delle migliori news provenienti da Hollywood e dintorni.

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