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Racconti di Cinema – Le avventure di Rocky e Bullwinkle di Des McAnuff con Robert De Niro, Piper Perabo e Rene Russo

Recensiamo, oggi, Le avventure di Rocky e Bullwinkle di Des McAnuff (La cugina BetteThe Tempest), live action, misconosciuto ai più, della breve durata di un’ora e trentadue minuti, uscito negli Stati Uniti nel 2000 e da noi invece a luglio dell’anno successivo.

Avente, fra i protagonisti principali, il grande e immarcescibile Bob De Niro.

Ebbene, quasi in concomitanza con l’annuncio ufficiale, rilasciato dalle maggiori testate giornalistiche, inerenti le news provenienti dal mondo hollywodiano, secondo cui la commedia per famiglie War with Grandpa di Tim Hill, neanche a dirlo, con Robert De Niro, dopo l’inevitabile débâcle della sua originaria casa di distribuzione, la Dimension Films (succursale della deceduta e fallita Weinstein Company per via, ovviamente, dello scandalo sessuale che ha coinvolto in prima persona l’ex tycoon disgraziato a cui era intestata), verrà prossimamente distribuita dalla 101 Studios (da noi, con ogni probabilità, la suddetta pellicola invece uscirà col titolo Nonno, questa volta è guerra! e, a occuparsi della distribuzione nelle nostre sale, sarà la Notorious Pictures), vertiamo la nostra attenzione, per l’appunto, sulla pellicola per famiglie, qui da noi presa in questione, col mirabolante e indimenticabile, osiamo dire insuperabile interprete di Taxi Driver. Ancora una volta pronto a darci prova del suo pazzesco camaleontismo recitativo e della sua irrefrenabile gigioneria rinomata. In questo frangente, però, leggermente esagerata e incontenibile, fastidiosamente.

Invero, Le avventure di Rocky e Bullwinkle risulta uno di quei film così strampalati, forse malriusciti e grottescamente insulsi per cui ci pare impossibile che il mitico Bob non soltanto l’abbia interpretato, bensì sia stato lui stesso a patrocinarlo tramite la sua Tribeca Productions, inseguendo addirittura il sogno, da lui covato e perseguito testardamente per anni e “sfortunatamente” avveratosi, di finanziarlo quasi totalmente a livello monetario.

Potrà apparirvi strano ma, a quanto pare, De Niro è stato un incallito fan dell’omonima, animata serie televisiva, basata sui personaggi creati da Jay Ward. Inoltre, ci rende ancora più perplessi sapere che il writer a cui fu affidata, senz’altro su commissione, la sceneggiatura di tale incomprensibile trasposizione assai particolare e di certo non efficace, altri non fu che il premio Oscar Kenneth Lonergan (Manchester by the Sea).

Probabilmente, dopo il successo di Terapia e pallottole, scritto dallo stesso Lonergan, quest’ultimo fu pagato da De Niro profumatamente. Convinto, come appena sopra dettovi, che Le avventure di Rocky e Bullwinkle sarebbe divenuto un instant classic e un fruttuoso campione d’incassi invincibile.

Invece, le critiche ricevute furono impietose e, a fronte di un budget di spese di produzione piuttosto alto, vale a dire 75 milioni di dollari, il film non incassò neppure la metà dei soldi della cifra generosamente e poco giudiziosamente investita. Insomma, fu un colossale flop epocale. Come si suol dire, un buco nell’acqua fenomenale (siamo naturalmente ironici).

Trama:

Rocky (uno scoiattolo volante di colore blu) e Bullwinkle (un alce un po’ lento/a, soprattutto a livello cognitivo) sono caduti in depressione dopo che il programma televisivo a loro intitolato, disgraziatamente, è stato cancellato arbitrariamente. Non fanno più audience, il mondo è cambiato e non ne vuole più sapere infatti di due animaletti che, per quanto simpatici, non attraggono il gusto che va per la maggiore presso una società oramai lobotomizzata dalla cinica tv spazzatura. A trentacinque anni di distanza dalla loro eliminazione, potremmo dire, dalla scena e dallo loro ultima messa in onda sui piccoli schermi statunitensi, Rocky e Bullwinkle vengono contattati nientepopodimeno che dall’FBI che li ingaggia affinché, di congiunte forze, provino a destituire colui che, con un golpe, ha assunto criminosamente e dittatorialmente il potere dei mezzi d’informazione.

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Cioè, il temibile Fearless Leader (De Niro), coadiuvato nella sua sabotatrice missione pericolosa dai suoi fidi bracci destri. Diciamo, tonti scudieri. Sicuramente poco insostituibili e affidabili, però inseparabili e assai ruffiani, Natasha Fatale (Rene Russo) e Boris Badenov (Jason Alexander).

Due pazzi quasi quanto Fearless Leader. Più che altro, tragicamente ridicoli forse alla pari delle tristemente esilaranti manie di grandezza di Fearless, un sobillatore distruttivo. In particolar modo per sé stesso. Viste le figuracce mondiali a cui va incontro con inconsapevole idiozia direttamente proporzionale alla sua stolta follia.

In un cast eterogeneo in cui riluce la bellezza di Piper Perabo (Le ragazze del Coyote Ugly) e ove compaiono anche i cammei di James Rebhorn, Janeane Garofalo, Randy Quaid, Whoopi Goldberg, Billy Crystal, John Goodman e chi più ne ha più ne metta, spesso la noia regna sovrana, la computer graphics e il connubio fra persone reali e animazione non è rivoluzionario, a differenza dei tempi d’oro di Chi ha incastrato Roger Rabbit, e le battute girano a vuoto, nefastamente.

Così che Le avventure di Rocky e Bullwinkle diviene un ibrido inconsistente che non prende da nessuna parte.

Apparendoci come uno sconclusionato prodotto non adatto a nessuno. Respinto dagli adulti poiché troppo puerile per quanto, nelle intenzioni, il film voglia essere perfino sottilmente citazionistico, ovvero una critica non banale, bensì intellettuale, colta e sofisticata sulla forza distorsiva dei massa media. Men che meno, Le avventure di Rocky e Bullwinkle poteva e può essere gradito dai bambini a cui le troppe citazioni e i rimandi meta-cinematografici appaiono inspiegabili e, di certo, non adatti alla loro età.

Detto ciò, Le avventure di Rocky e Bullwinkle ha un unico motivo d’interesse. La presenza, per l’appunto, di De Niro nei panni del villain che, a un certo punto, auto-parodia la celeberrima, antologica scena del famoso You’ talkin’ to me? del sopra citato capolavoro scorsesiano da lui incarnato nello storico suo Travis Bickle a tutt’oggi impagabile e iconicamente insuperato.

About Stefano Falotico

Scrittore di numerosissimi romanzi di narrativa, poesia e saggistica, è un cinefilo che non si fa mancare nulla alla sua fame per il Cinema, scrutatore soprattutto a raggi x delle migliori news provenienti da Hollywood e dintorni.

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