Una nuova prima visione si affaccia nell’offerta, ormai vastissima, delle opere audiovisive online. Sulla nuova piattaforma digitale di Wanted Cinema, Wanted Zone in collaborazione con Mymovies, si può vedere infatti il documentario PJ Harvey – A Dog Called Money di Seamus Murphy, che racconta come si fa un disco di PJ Harvey, ma anche cosa succede in alcune periferie del mondo.
Dove trovano l’ispirazione gli artisti? François Truffaut in Effetto notte faceva notare che ogni articolo di giornale è un possibile film, per Godard bastavano una ragazza e una pistola, ma i musicisti, come creano le loro opere?
Seamus Murphy, fotografo e videomaker che ha testimoniato con il suo lavoro ciò che succede in Afghanistan e in altre “zone calde” del mondo, propone a PJ Harvey, cantautrice del Dorset, in Inghilterra, di andare con lui, e trarre ispirazione.
Cosa funziona in PJ Harvey – A Dog Called Money
Il documentario è un viaggio ipnotico che percorre due strade parallele: la descrizione di una realtà distrutta, o in ricostruzione, in cicatrizzazione, come quella del Kosovo o dell’Afghanistan. Oppure quella più preoccupante, caratterizzata da una decadente normalità, fatta di bambini che devono evitare le pallottole in un sobborgo di Washington, Stati Uniti d’America.
L’occhio di Murphy testimonia la distruzione e la vita, di cui la musica è un elemento importante. PJ raccoglie testimonianze, suoni e ispirazione da questi luoghi a prima vista disperati, e crea, in un bunker creato apposta nel Dorset, dei poemi cantati, che assomigliano a una Spoon River, per fortuna di esseri ancora viventi.
Perché non guardare PJ Harvey – A Dog Called Money
Per quanto brilli di una forza creativa che genera anche invidia, non approfondisce mai i luoghi che testimonia. La star del film è poco più che una turista nei territori che visita, manca un interesse verso il come e il perché delle situazioni che vediamo.
PJ Harvey – A Dog Called Money è disponibile a noleggio sulla piattaforma di Wanted Zone di Wanted Cinema.