Corpus Christi – Presentato alle Giornate degli Autori del 76 Festival del Cinema di Venezia e successivamente candidato agli Oscar come miglior film straniero (battuto dal coreano Parasite), non è solo un film ben fatto da un regista (quasi) esordiente, ma un percorso interiore di analisi e di riflessione su una nazione e su un popolo pieno di contraddizioni e ipocrisie.
Ispirato a fatti realmente accaduti, il film narra la storia di Daniel, giovane pregiudicato in carcere che viene mandato in un piccolo paesino della provincia polacca a lavorare in una segheria. Una volta giunto al paese, fermatosi in chiesa per una preghiera, viene scambiato per prete in seguito a un susseguirsi di strane coincidenze.
Date le pessime condizioni di salute del vecchio parroco cittadino, Daniel viene chiamato presto a sostituirlo per messe, confessioni e altro. La cittadina è stata da poco colpita da una tragedia: un incidente stradale dove sono morti sei ragazzi e un uomo, apparentemente ubriaco al volante e causa dell’incidente.

Il paese è rimasto ferito dall’accaduto e i familiari delle vittime nutrono un profondo sentimento di rabbia e vendetta nei confronti della moglie dell’uomo che ha provocato lo scontro in auto.
In questa cornice, Daniel troverà un terreno molto fertile per diventare velocemente un faro per gli abitanti della cittadina e, dopo una iniziale difficoltà nella pratica delle cerimonie religiose alle quali il galeotto non è abituato, quasi tutti i cittadini lo adoreranno e lo apprezzeranno. Tuttavia non appena Daniel proverà a uscire dagli schemi e a proporre dottrine che mirano al perdono e alla possibilità di redimersi, si scontrerà con l’ipocrisia e le contraddizioni della stessa gente che prima lo trattava come un Dio.

Cosa funziona in Corpus Christi
Il film ha una forte marcatura religiosa, tuttavia riesce a trattare questi temi senza moralismi e buonismi ridondanti, sviluppando la trama con grande coraggio e innovazione. Tutto questo partendo dal profilo del protagonista Daniel, interpretato in maniera magistrale dal giovane Bartosz Bielenia: viene dipinto fin da subito senza sconti per quello che originariamente è, ossia un delinquente.
La regia intelligente di Jan Komasa alterna sguardi angelici di Daniel sul sagrato della chiesa a scene in cui lo vediamo ballare a ritmo di musica techno con gli occhi indemoniati in seguito all’assunzione di droga.
Sesso, droga e cattolicesimo in un mix irresistibile. In un paese come la Polonia, in cui si vedono gli effetti estremisti del credo esasperato e retrogrado, un film come Corpus Christi ci fa capire che non bisogna far prevalere il sonno della ragione sul buon senso e che non dobbiamo confondere la religione col fanatismo. Degna di nota è la fotografia di Piotr Sobocinski Jr.

Perché non guardare Corpus Christi
Il film presenta numerosi pregi e pochi difetti: unico punto di demerito è il passaggio della sceneggiatura in cui Daniel arriva in paese e viene scambiato come prete: passaggio troppo veloce e quasi non credibile, nonostante il film sia tratto da una storia realmente accaduta.
Corpus Christ doveva uscire al cinema lo scorso 29 ottobre con Wanted Cinema, tuttavia l’uscita è stata posticipata a causa del dpcm del 24 ottobre 2020.