Nel gennaio 2016 il The New York Times pubblica un articolo di Nathaniel Rich, dal titolo “The Lawyer Who Became DuPont’s Worst Nightmare”. Circa un anno dopo, Mark Ruffalo propone il progetto di un film ispirato all’articolo di Rich al regista Todd Haynes: il 20 febbraio 2020 Cattive Acque esce anche nei cinema italiani.
Nel 1998 Robert Bilott (Mark Ruffalo) è appena diventato socio dello studio legale di difesa aziendale Taft Stettius & Hollister di Cincinnati, che rappresenta solo compagnie chimiche. Robert conduce una vita tutto sommato tranquilla, ha fatto carriera, è sposato con Sarah (Anne Hataway) e sta per diventare padre, finché un giorno non gli si presenta in studio un uomo, Wilbur Tennant (Bill Camp), un allevatore di Parkersburg (Virginia), dove Robert passava le estati da bambino a casa della nonna.
Tennant è convinto che i rifiuti dell’impianto industriale della Washington Works, di proprietà del colosso industriale DuPont, stiano fortemente inquinando le acque ed i terreni di Parkersburg causando la perdita di tutto il suo bestiame e facendo ammalare la gente. Quella che era iniziata come una causa legale “chirurgica” si trasforma in un’impresa titanica sconvolgente, con effetti sulla vita privata dei protagonisti, sull’opinione pubblica allargandosi a macchia d’olio a livello globale, mettendo in discussione la sicurezza delle persone, aprendo un dibattito su chi sia realmente a vegliare su di loro, facendo vacillare la grandezza dell’America e del sogno americano.
Cosa funziona in Cattive Acque
Cattive Acque di Todd Haynes (Carol) è un legal thriller, ma anche un film di denuncia, un’occasione per trasmettere alle persone il peso della minaccia alla salute pubblica, che questa minaccia è reale e come essa sia messa in atto. Cattive Acque è costruito su una serie di complessità stratificate per cui sembra quasi impossibile che possa sostenere il peso dell’enorme mole di informazioni tecniche, legali, sulla salute ambientale, a descrivere il processo che un caso legale subisce, la sua costruzione, la ricerca, il percorso a livello federale e statale fondendo il tutto con la storia personale di un uomo “normale”, le cui idee vengono completamente ribaltate dalle sue scoperte, e che si trova ad affrontare rischi psichici, emotivi e quasi mortali per portare avanti la sua ricerca per la verità.
Perché non guardare Cattive Acque
E’ una storia altamente intricata e angosciante, raccontata senza troppi fronzoli e giri di parole, che non può essere vista senza una buona dose di concentrazione. Le tematiche trattate sono sconvolgenti perciò chi non è disposto ad ascoltare o ha paura della riflessione derivante da ciò che Cattive Acque denuncia, non ha davanti il film giusto.
Cattive Acque è al cinema dal 20 febbraio con Eagle Pictures.