Balto e Togo – La leggenda: Continua il racconto della leggendaria corsa del siero del 1925 con un film che nonostante il ritardo di uscita nel nostro paese, tratta molti dei temi presenti del famoso film di Disney+.
Mai come nell’ultimo periodo i lungometraggi hanno riaperto il dibattito su Balto e Togo e la loro importanza nella corsa del siero del 1925, nonostante l’Iditarod Trail Sled Dog Race rievochi quell’impresa sin dal 1973, e la statua a New York, anche se raffigura Balto, ha una targa che ricorda tutti i cani che coraggiosamente portarono l’antitossina a Nome.
Merito soprattutto di “Togo – Una grande amicizia”, esclusiva Disney+ dal 20 dicembre 2019, ma prima di lui era già stato presentato il 27 febbraio di quell’anno al Durango Film Festival, e poi distribuito al cinema negli Stati Uniti, dal successivo 25 ottobre, “The Great Alaskan Race”, che in Italia arriverà sul grande schermo a partire dal 3 settembre 2020 grazie a Notorious Pictures con il titolo “Balto e Togo – La leggenda”.
Quando a Nome, nell’inverno del 1925, una bambina Inuit muore di difterite, il dottor Curtis Welch (Treat Williams) non può evitare la pandemia perché l’unica antitossina che possiede è scaduta. C’è bisogno di un rifornimento da parte di una grande città dell’Alaska, ma Nome è isolata completamente, con il porto ghiacciato e una tempesta artica che imperversa sulla regione, impedendo agli aeroplani di decollare. L’unica speranza è riposta nei coraggiosi musher e i loro intrepidi cani da slitta.
Così il 27 febbraio comincia la Grande corsa della misericordia, 20 uomini e 150 cani dovranno percorrere 674 miglia, e il tratto più difficile toccherà a Leonhard Seppala (Brian Presley) e al suo anziano ma determinato capo muta, il Siberian Husky Togo.
Cosa funziona in Balto e Togo – La leggenda
Balto viene citato solo due volte, e appare in una sola inquadratura. Prima dei titoli di coda, è mostrata la scritta “Questo film è dedicato agli eroi dimenticati della storia”. Insomma, quest’opera prima di Brian Presley, regista e sceneggiatore oltre che attore protagonista, è veramente polemica nei confronti di Balto e del meraviglioso film d’animazione del 1995?
Davvero poco alla fine, perché questi 83’ ruotano soprattutto intorno al dramma della pandemia: i tanti bambini in fin di vita, il lavoro senza sosta del dottor Welch e di Costance (Brea Bee) per salvarne il più possibile, e le regole da rispettare in situazioni come questa (restate a casa per non diffondere il contagio) che in questo attuale momento storico ci suonano purtroppo molto familiari.
I cani da slitta sono stati eroici, ma anche grazie ai loro musher, che li hanno guidati, soccorsi, e riscaldati quando c’è n’era bisogno (mentre nel film d’animazione l’umano incaricato dei medicinali sviene quasi subito, lasciando tutto “in zampa” ai cani).
Passerete dunque un’ora e venti con gli occhi lucidi per tutto questo, anche se conoscete almeno da un quarto di secolo il lieto finale, per questo e tanto altro, come le struggenti riprese nella neve, una colonna sonora perennemente drammatica, e la radiocronaca di Harry Davenport (Nolan North).
Voluto o meno, almeno un rimando al capolavoro diretto da Simon Wells e prodotto da Steven Spielberg, c’è: un lupo bianco interroga il protagonista su sé stesso, nonché il desiderio da parte del co-proprietario di una linea aerea di sostituire le slitte dei cani con gli aeroplani ricorda la trama di Balto – Sulle ali dell’avventura, il terzo film della saga.
Le emozioni continuano grazie al nostro doppiaggio, diretto da un bravissimo Davide Capone presso gli studi di Reel One, con una squadra davvero valida composta dal fonico di doppiaggio Alessandro Coppini, il fonico di mix Paolo Baglio, l’adattamento dei dialoghi di Massimiliano Perrella e l’assistente al doppiaggio Fabio Greco.
Dario Oppido (Raoul negli ultimi film di Ken il guerriero) è il protagonista Seppala, il dottor Welch è Massimo De Ambrosis (Owen Wilson), il sindaco di Nome è Daniele Valenti (Leonardo delle tartarughe Ninja), il radiocronista Davenport è Edoardo Nordio (Joe Swanson nei Griffin), Cinzia Villari (Melisandre nel Trono di Spade) è Constance, Pierluigi Astore (Slado in “Teen Titans”) è il governatore dell’Alaska, Enrico Di Troia (Quagmire nei Griffin) è lo sciamano Inuit, mentre la piccola figlia di Seppala Sigrid ha la voce di Leda Di Pofi.
Perché non guardare Balto e Togo – La leggenda
Questo film comincia con l’avvertimento “basato su una storia vera”, perché le differenze ci sono, anche se alla fine insignificanti, ma vogliamo segnalarle per i pignoli dell’accuratezza storica.
Non è facilissimo risalire alle informazioni anagrafiche di Leonhard Seppala, ma da quello che abbiamo trovato Constance è stata moglie e madre di Sigrid (interpretata dalla bravissima Emma Presley, figlia proprio del protagonista), mentre in “Balto e Togo – La leggenda” la piccola nasce dall’unione tra Seppala e una donna Inuit, Kiana (Talliah Agdeppa), morta poco dopo il parto.
Cambiamento necessario a rendere più poetica e ambientalista la storia, inserendo maggiormente nel cuore di Seppala le leggende Inuit, tra cui gli spiriti dell’orso e del lupo.
Durante la corsa, quando Seppala e Togo arrivano stremati al punto di scambio, lasciano l’antitossina a Balto, che porterà a termine la missione. Ma nella realtà fu solo il terzultimo della corsa, Gunnar Kaasen e Balto ricevettero la cassa da Charlie Olson e i cani guidati dall’Alaskan malamute Bluff.
Balto e Togo – La leggenda è al cinema dal 3 settembre con Notorious Pictures.