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Antebellum – La guerra civile americana per un horror sociale – Recensione

Antebellum: Un film che gioca sui cambi di registro e di location: appassionante e travolgente, ma solo se non si pretende che le vicende siano plausibili e se si sta al gioco senza chiedersi troppi perché. La guerra civile americana è il mezzo, mentre il #metoo e il #blacklivesmatter sono il fine in questo horror sociale firmato dalla coppia Gerard Bush e Christopher Renz.

Il film inizia con un piano sequenza nei campi del New Orleans durante la guerra civile americana, e il ricordo va subito a “12 anni schiavo” o a “Django Unchained” (il set è lo stesso del film di Tarantino). La fotografia molto calda e la colonna sonora incalzante ci fanno immergere nella storia catturando fin dalle prime immagini la nostra attenzione.

La protagonista del film si chiama Eden (Janelle Monàe), una schiava vittima di violenze e di soprusi che cerca di fuggire dal campo assieme agli altri schiavi suoi compagni. Senza fare spoiler e lasciando allo spettatore il piacere della sorpresa, a metà film un notevole cambio di registro  ci presenta un’altra donna però ai giorni nostri, ossia Veronica Henley, autrice di best-seller e sociologa impegnata sul tema razziale, sempre interpretata dalla Monàe. Il personaggio di Eden e quello di Veronica sono strettamente collegati e solo alla fine del film lo spettatore comprenderà questo legame.

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Cosa funziona in Antebellum

Il film è coinvolgente, grazie alla musica inquietante e grazie alla scelta azzeccata degli attori. I personaggi di Jena Malone e di Gabourey Sidibe sono quelli che spiccano maggiormente per bravura recitativa. Il senso di mistero che avvolge la seconda parte della storia contribuisce ad alimentare la curiosità dello spettatore e si arriva fino alla fine coinvolti nella trama e con la voglia di sapere cosa sta realmente accadendo.

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Perché non guardare Antebellum

Nonostante gli indubbi aspetti di merito, il film non si può considerare pienamente riuscito. Lo spettatore anche meno esigente, per quanto coinvolto nella trama, dovrà lasciar passare molti aspetti di incredulità e privi di ogni logica plausibile e credibile pur di stare al gioco di Bush e Renz, i quali purtroppo non sono Christopher Nolan e Antebellum non è di certo “Tenet” per farsi perdonare certe mancanze nei dettagli.

Se Nolan, con un argomento certo mille volte più complicato e intricato, è riuscito a malapena a sfiorare il mondo del “tutto torna”, Bush e Renz con un tema molto più trattabile e semplice riescono a fare acqua non da tutte, ma da molte parti. Tutto questo senza l’azione e il ritmo che, nel caso di “Tenet”, ci hanno fatto perdonare i molti buchi di sceneggiatura, compensati da una visione cinematografica di assoluto impatto e di notevole importanza (che solo la sala cinematografica poteva rendere così bene).

Tutto questo non per affermare che da registi esordienti o quasi ci si dovesse aspettare un capolavoro e nemmeno per fare paragoni tra un film indipendente e un colosso dell’industria come Nolan, bensì per dire che per concedersi certi giochi di trama bisogna poterselo permettere e, diversamente, sarebbe meglio abbassare l’asticella e realizzare un film più coerente e comprensibile. Si può dire che non è un brutto film, ma non definirlo un bel film.

In questo periodo buio per il cinema, in attesa di tempi migliori, Antebellum può essere una piacevole visione home video durante le feste di Natale che vedranno le sale cinematografiche chiuse. Disponibile su Amazon Prime Video dal 14 dicembre.

Regia: Gerard Bush, Christopher Renz Con: Jena Malone, Kiersey Clemons, Janelle Monáe, Jack Huston, Eric Lange, Gabourey Sidibe, Lily Cowles, Robert Aramayo, Caroline Cole, Lyle Brocato Anno: 2020 Durata: 105 min. Paese: USA Distribuzione: Eagle Pictures 

About Valerio Ambrogi

Mi chiamo Valerio Ambrogi e sono nato il 02/12/1991 in provincia di Reggio Emilia. Fin dalle scuole elementari ho sempre nutrito una grande ed apparentemente inspiegabile passione per la settima arte. Questa passione è maturata negli anni, passando da quella che era in principio una assidua visione di film alla volontà di “sporcarsi le mani” in prima persona e realizzarne alcuni. Nel 2014 ho deciso infatti, assieme ad altri compagni di Università, di fondare una associazione culturale il cui obiettivo è realizzare lungometraggi e cortometraggi indipendenti. Ad oggi tale associazione vanta un lungometraggio di genere thriller e due cortometraggi di genere horror alla cui lavorazione ho preso parte in veste di produttore e aiuto-regia.

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