X-Men: Dark Phoenix è il miglior saluto possibile che i mutanti della FOX potevano darci, prima di vederli in futuro probabilmente del tutto diversi sotto l’ala protettiva della Disney. Dark, serioso e con una colonna sonora straordinaria, una saga ricca di contenuti interessanti che ci mancherà tantissimo
Ultimo capitolo della saga degli X-Men, con protagonisti le versioni “giovani” dei mutanti che abbiamo conosciuto per la prima volta al cinema nel 2000 per la regia Bryan Singer, è ambientato nel 1992 ovvero 9 anni dopo le vicende di “Apocalisse”.
La squadra di giovani mutanti guidata dal professor Charles Xavier (James McAvoy) cerca disperatamente di apparire migliore agli occhi delle autorità politiche e della popolazione mondiale per non essere più ghettizzata, se non perseguitata. Le cose sembrano andare molto bene finché non si presenta una missione apparentemente complicata: salvare degli astronauti da un’eruzione solare. Per portarla a termine, Charles, decide di utilizzare il potere latente della giovane Jean Grey (Sophie Turner). Intuizione che si rivela azzeccata anche se Jean viene colpita in pieno da quella enorme energia, ora la Fenice non sarà più solo latente…
Cosa funziona in X-Men: Dark Phoenix
Possiamo considerare il 2019 come il grande anno degli addii per i Nerd… Grandi saghe cinematografiche e televisive hanno scritto o scriveranno a breve la parola fine… anche solo fino a un certo punto. Avengers: Endgame è da considerarsi la fine meno fine di tutte perché già prima dell’uscita del film sono stati annunciati almeno due nuovi progetti del franchise, The Big Bang Theory ha ancora Young Sheldon, il Trono di Spade molto probabilmente riceverà i suoi prequel e spin-off mentre l’universo di Star Wars sarà sicuramente spremuto a più non posso per molto tempo dalla Disney… ma questi X-Men no, loro non torneranno più, almeno non come li abbiamo conosciuti e ammirati.
X-Men: Dark Phoenix è l’ultimo lungometraggio targato Marvel nato da una FOX indipendente, quindi era logico, ancor prima degli annunci finali, che questo sarebbe stato l’ultimo film della saga, in attesa che la Casa di Topolino prenda i suoi personaggi per renderli il più possibile “economicamente corretti”. Ultimo e travagliato capitolo che doveva uscire addirittura nel 2018, e invece la distribuzione è stata più di una volta posticipata, ufficialmente per dei reshoot. Una motivazione ci ha fatto almeno un po’ rabbrividire, se si pensa al risultato finale di Justice League, solo per citarne uno. Chissà se ci sarà in futuro una possibile versione del film con delle scene inedite o director’s cut.
Cosa poteva essere e invece è stato? Noi lo abbiamo visto in anteprima, e quello che abbiamo visionato ci basta e avanza. Più che il volo della Fenice, l’ultimo Dark Phoenix è un bellissimo canto del cigno. Centoquattordici minuti di vero cinecomic, ricchi non solo di azione ed effetti speciali ma anche di violenza, tensione, elementi filosofici, sociopolitici e soprattutto serietà, il tutto condito con le bellissime musiche di Hans Zimmer in sottofondo. Opera prima alla regia per Simon Kinberg dopo tanta esperienza presso la scuola dei mutanti come sceneggiatore e produttore. X-Men: Dark Phoenix sembra per alcuni aspetti un cinecomic di Zack Snyder, in cui l’ironia è ridotta al minimo, anzi, è limitata al solo personaggio di Quicksilver nella primissima parte del film.
Un’esperienza che mancava da troppo tempo, stare quasi due ore a vedere un film di supereroi senza sentire di continuo i colleghi ridere per un’ironia adatta al massimo per gli adolescenti. Il pubblico purtroppo è talmente assuefatto da questo peggior difetto dei cinecomic Disney da trovare un minimo di umorismo anche nella risposta di Magneto (“Me lo dicono in tanti”) ai suoi avversari (“Non voglio combattere con te”), quando quei siparietti dovrebbero trasmettere tutt’altra emozione rispetto all’ilarità.
Proprio per questo supponiamo che ben pochi dei colleghi hanno apprezzato e apprezzeranno questo ultimo X-Men, mentre andranno ad elogiare l’ennesimo nuovo cinecomic Disney, in cui ci sono battutine ogni 3×2. Per questo a maggior ragione va ringraziata la FOX di aver tenuto duro fino all’ultimo, senza rinunciare al suo stile più dark e maturo, in cambio della prospettiva di possibili guadagni facili al botteghino.
Perché non guardare X-Men: Dark Phoenix
L’unica critica che si può fare a questa conclusione non soltanto di una saga, ma della pluralità di intrattenimento degli X-Men, è che questa parte prequel soffre un po’ il carisma dei protagonisti della trilogia originale. Per quanto James McAvoy sia un grande attore non regge il confronto con una leggenda vivente come Patrick Stewart, e discorso simile si può fare con Nicholas Hoult/Kelsey Grammer. Ian McKellen, fortunatamente, ha avuto un più che degno erede con Michael Fassbender nei panni di Magneto. Sul piano degli effetti speciali nonostante l’ottima qualità generale degli stessi, e che ho personalmente apprezzato, bisogna segnalare il caro effetto plasticoso marchio di fabbrica della saga e di molte produzioni recenti della stessa Fox.
Visto che adesso sono di proprietà di Bob Iger, speriamo che nessuno del vecchio cast (in particolare Hugh Jackman) decida di tornare ad interpretare questi personaggi, rovinando così la bellissima immagine che hanno creato nel corso di 19 anni. Per quanto la Disney è capace di produrre blockbuster convincenti come Avengers: Endgame, se i Simpson ci hanno insegnato che Topolino e Superman sono troppo diversi ci sarà un motivo…
X-Men: Dark Phoenix è al cinema dal 6 giugno con 20th Century Fox Italia