Vox Lux: Dopo la presentazione alla 75 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, la seconda prova di Brady Corbet, regista del sorprendente The Childhood of a Leader – L’infanzia di un capo, è ancora priva di distribuzione italica. Protagonisti della pellicola: una splendida Natalie Portman e Jude Law, Stacy Martin, Christopher Abbott, Raffey Cassidy e Willem Dafoe.
Storia dell’ascesa di Celeste (Raffey Cassidy da adolescente, Natalie Portman da adulta) da studentessa ad acclamata pop star mondiale. Una vita e una carriera che si intrecciano con alcune tra le più gravi tragedie del nuovo millennio.
Cosa funziona in Vox Lux
Contrariamente a quanto la trama non possa far pensare, è tutto fuorché un biophic standard. Anzi, nella propria suddivisione in tre atti si scosta dal blando formato agiografico di tanti film odierni e vola altissimo fin dallo spiazzante incipit per raccontare “un ritratto del ventunesimo secolo” (come cita il sottotitolo). Script folgorante adagiato su un tappeto estetico magnetico, con una Natalie Portman fenomenale spalleggiata da un cast da applausi.
Perché non guardare Vox Lux
Può contrariare chi è abituato agli schemi, alle impostazioni classiche, alla biografia onnicomprensiva, nella quale per forza bisogna raccontare tutto e non c’è spazio per allusioni rivelatrici, digressioni estatiche e slanci visivo-linguistici come in quest’opera unica e rara.
Brady Corbet (The Childhood of a Leader – L’infanzia di un capo) firma uno straordinario film sul rapporto tra società e spettacolo, tra realtà ed etica mediatica, che utilizza filtri e strumenti della nostra epoca (squarci pop-onirici in videoclip) per metterne in mostra l’anima plastica quanto il lato oscuro. Con un’ambiguità aleggiante che lascia spiazzati e una seminale e stratificata riflessione sull’arte della performance. Chapeau!